Aperture domenicali, altre tre sconfitte al Tar per la Provincia: Poli, Orvea e MD ora potrebbero chiedere i danni (milionari)
La delibera Failoni del 2020 era incostituzionale, e adesso i supermercati (ma anche i centri commerciali che hanno fatto ricorso) potranno rivalersi. Tonini: «Quanto ci costerà l’ennesimo errore della giunta?»
TRENTO. Dopo quelle dei centri commerciali, il Tar di Trento ha depositato altre tre sentenze, sfavorevoli alla Provincia, sempre sulla questione delle aperture domenicali negate a negozi e supermercati nella prima fase della pandemia. I ricorsi in questione erano stati presentati da Poli ed Orvea con l’avvocato Flavio Maria Bonazza. Lo stesso legale aveva presentato ricorsi analoghi anche per Mediamarket spa, Shop Center Valsugana e consorzio Cavalli le cui sentenza sono state depositate dal Tar mercoledì.
Accolto anche il ricorso presentato da Md spa con l’avvocato Luciano Salomoni.
Simili le motivazioni: «In definitiva - si legge nella sentenza del Poli - il primo motivo di ricorso - nella parte in cui viene dedotto che l’impugnata delibera di Giunta numero 891 del 2020 è illegittima in quanto attuativa di una norma provinciale che è, a sua volta, costituzionalmente illegittima perché incide sulla materia della tutela della concorrenza, riservata al legislatore statale - è fondato».
Ora i ricorrenti hanno la carte in regola per avanzare contro la Provincia, se lo vogliono, una richiesta di risarcimento dei danni. Richiesta che per ragioni di strategia processuale l’avvocato Bonazza aveva aspettato a fare.
Quando venne presentato il ricorso al Tar nell’estate del 2020 era infatti impossibile quantificare il danno patito dai ricorrenti in seguito alla forzata chiusura dei punti vendita importanti come Trento, Rovereto e Pergine. Questo perché non c’era contezza di quanto tempo sarebbe andato avanti il doppio regime: i comuni ad alta vocazione turistica sempre aperti alla domenica e i comuni ordinari con aperture limitate. Sistema che la Provincia ha interrotto con una delibera del 29 settembre 2020 con la quale - al dichiarato fine di «prevenire ulteriore contenzioso ed evitare disparità di trattamento tra gli esercizi commerciali» - ha disposto «il riconoscimento a tutti gli esercizi commerciali del territorio provinciale, della facoltà di apertura domenicale e festivi».
Le sentenze aprono ora la partita economica, e la polemica politica. Quanto costerà in risarcimenti la legge Failoni sulle chiusure domenicali, dichiarata incostituzionale dalla Consulta, e la delibera attuativa approvata dalla giunta Fugatti, annullata dal Tar di Trento, che decretava la chiusura di tante attività commerciali?
Lo chiede – fra gli altri – il consigliere provinciale del Pd, Giorgio Tonini, che ha depositato una interrogazione a risposta immediata, in vista della seduta del consiglio provinciale del prossimo 8 febbraio.Il consigliere vuole capire se la Provincia abbia quantificato l'onere dei possibili risarcimenti che potrebbero essere richiesti dai commercianti danneggiati «dagli errori della giunta provinciale» e di conseguenza abbia individuato le risorse per coprire quest'eventuale spesa imprevista, «prendendosi così implicitamente atto - scrive Tonini - di quanto fosse improvvida quell'iniziativa legislativa». «Va da sè - conclude il consigliere del Pd - che, in una condizione di normalità, si sarebbero dovute tirare le debite conseguenze politiche, per aver consapevolmente danneggiato sia l'autonomia, come l'economia, del Trentino».
Il consigliere provinciale di Onda Civica, Filippo Degasperi, che invece aveva condiviso la legge voluta dalla giunta leghista sulle chiusure domenicali e bocciata dalla Corte costituzionale, se la prende ora con il centrosinistra: «Il presidente Fugatti ha avuto il coraggio (la legge ha avuto anche il mio voto) di provare a ripristinare la supremazia dell'etica rispetto al mercato. Preso atto che la svendita dei diritti dei lavoratori del governo dei blasonati "professori" non aveva portato ad alcun risultato né dal punto di vista delle assunzioni e nemmeno delle retribuzioni, era e rimane prioritario ridare dignità ai lavoratori e alle famiglie».
E aggiunge: «Il centrosinistra (con il Pd in testa) gioisce per una sconfitta dell'Autonomia e festeggia perché i lavoratori del commercio e le loro esigenze di conciliazione tra lavoro e famiglia sono stati umiliate».
Ma sulla questione i sindacati del commercio ammoniscono: «La vera partita sul modello del commercio trentino si gioca sul piano della qualità del lavoro. Nessun passo avanti è stato fatto sulla contrattazione di secondo livello né sulle misure di conciliazione. C'è uno specifico articolo, il 2, della legge 4/2020 che resta totalmente inapplicato per l'immobilismo della Provincia e l'indisponibilità delle aziende ad affrontare con concretezza il tema».
Mentre arriva una nuova conferma della debolezza giuridica della legge provinciale sulle aperture festive e domenicali dei negozi, i sindacati rilanciano su quella che fin dall'inizio è stata la loro priorità: migliorare le condizioni di lavoro di commessi e addetti alle vendite. «Queste lavoratrici e lavoratori avevano delle attese che sono state profondamente deluse - incalzano i segretari provinciali di Filcams, Fisascat e Uiltucs, Paola Bassetti, Lamberto Avanzo e Walter Largher -. Con la pandemia sono ormai due anni che viene chiesto loro uno sforzo straordinario: gran parte di loro hanno lavorato sempre anche in pieno lockdown, ma senza nulla in cambio. Servono punti certi sull'organizzazione del lavoro, sugli orari, sulla flessibilità, sul rafforzamento delle misure conciliative. Ad oggi però è ancora tutto bloccato».