Caso ginecologia, spunta una registrazione audio. La testimone: "Un clima intimidatorio, io chiesi il trasferimento"
Deposizione fiume di una dottoressa nella nuova udienza sulla vicenda dell'ex primario del reparto all'ospedale Santa Chiara di Trento, Saverio Tateo
TATEO «Mi hanno descritto come un mostro che non sono»
PROCESSO Due ginecologhe: «Orari impossibili e clima oppressivo in reparto»
LA FAMIGLIA La sorella di Sara Pedri a Cles: «Non smettete di cercarla»
LA PERIZIA «Sono un morto che cammina», depositato lo studio di parte
LA POLEMICA «Sara fragile? È forse un reato? Ma a Catanzaro nessun problema...»
LE RICERCHE Il lago di Santa Giustina viene perlustrato tutte le settimane
TRENTO. «Domani mi aspetto di trovare sul mio tavolo le tue dimissioni...» . È la frase - sibillina e intimidatoria, anche perché ripetuta più volte - che una ginecologa nel 2018 in servizio al Santa Chiara ha attribuito all'ex primario Saverio Tateo.
L'udienza di ieri, con la deposizione fiume della terza testimone sentita con la formula dell'incidente probatorio, si è conclusa con un colpo di scena messo a segno da una delle 21 parti lese sin qui individuate.
La dottoressa, difesa dall'avvocato Andrea de Bertolini, nel corso della sua sofferta (talvolta ha risposto in lacrime) ma lucida ricostruzione dei fatti, ha detto di possedere una registrazione dell'interrogatorio, che a suo giudizio pareva un «tribunale militare», organizzato da Tateo per giudicare chi aveva osato contestare la linea del primario.
Il file con la registrazione audio, fatta con uno smartphone, ora sarà depositato agli atti del procedimento penale che vede indagati per maltrattamento sui luoghi di lavoro Tateo e la sua aiuto Liliana Mereu.
La testimone, che grazie a quella registrazione tenuta sino ad ora in serbo dalla parte civile, è destinata ad avere un ruolo di super-testimone, ieri ha risposto per 7 ore alle domande delle pm Licia Scagliarini e Maria Colpani, poi dei legali delle parti lese Stefano Daldoss, Andrea de Bertolini e Paolo Demattè; e infine dei legali dei due indagati, gli avvocati Salvatore Scuto e Franco Rossi Galante del Foro di Milano.
Nel capo di imputazione provvisorio allegato dalla procura alla richiesta di incidente probatorio si sottolineava che la dottoressa che ha deposto ieri «subiva un clima intimidatorio, con plurime richieste da parte di Tateo di rinunciare all'incarico di responsabile di struttura semplice (ostetricia) e con progressivo ostacolo alla partecipazione ad attività formative, subendo le conseguenze di intimidazione e ingiuria derivanti dall'aver firmato la lettera del 10 ottobre del 2018 presentata al primario per discutere della turnistica, riportandone uno stato di soggezione ed un trauma psicologico diagnosticato dalla sua curante con conseguente decisione di chiedere il trasferimento».
Questo poco edificante quadro d'insieme è stato confermato ieri nella deposizione resa davanti al giudice Enrico Borrelli. La situazione, parliamo di circa quattro anni fa, era già pesante molto tempo prima che in reparto a Trento arrivasse Sara Pedri la cui scomparsa fece deflagrare i precari equilibri interni al reparto.
«C'era malumore per i carichi di lavoro che pesavano su tutto il personale. Un gruppo di sanitari del reparto di Ostetricia e ginecologia raccolse le firme in calce ad una lettera in cui sollecitavano il primario a fare degli aggiustamenti sul fronte della turnistica.
Il documento pare sia andato di traverso all'allora primario Tateo che vide in quella presa di posizione una sorta di "ammutinamento" di una parte del personale. Situazione a cui il dirigente avrebbe risposto con il pugno di ferro per stroncare la "rivolta".
I firmatari - ha raccontato la testimone - vennero convocati uno alla volta davanti al primario. Vidi uscire distrutta e in lacrime una collega. Per questo, per paura, decisi di tenere in tasca un registratore acceso».
Appena la dottoressa mise piede nello studio, il clima si rivelò pesante. La teste ha detto che le persiane erano abbassate, mentre una luce era rivolta verso il medico convocato. Nel locale c'erano Tateo, una dipendente del reparto che verbalizzava (ma gli scritti non risulta siano stati prodotti nel giudizio), e la dottoressa Mereu.
Durante i 50 minuti del colloquio/interrogatorio il primario avrebbe per almeno sei volte chiesto le dimissioni della dottoressa. La teste ha detto di essere uscita devastata dal faccia a faccia con il primario al punto di aver dovuto ricorrere a un supporto psicologico. Questo episodio spinse la ginecologa a chiedere il trasferimento perché il clima per lei e altri era diventato insostenibile.
La dottoressa ha anche confermato quanto aveva raccontato una ex collega nel corso della precedente udienza con incidente probatorio: pare che al mattino l'allora primario Tateo organizzasse dei meeting assai temuti perché in più occasioni il primario prendeva di mira qualche collega svilendolo davanti al resto del gruppo. Tutto ciò - ha detto la teste - senza che ci fossero valide ragioni sanitarie, come confermano le ottime valutazioni date ai medici di Ostetricia e Ginecologia durante il "regno" di Tateo.
Solo qualche accenno è stato fatto al caso di Sara Pedri.
La testimone ha detto di aver conosciuto la giovane collega ma di aver avuto poche occasioni professionali per frequentarla. Aveva però percepito il peggioramento dell'umore della giovane collega arrivata al punto di vivere in stato di insicurezza, giustificandosi anche per cose che non avevano alcun fondamento.