La corsa dei trentini in aiuto dei profughi ucraini: già raccolti 20 camion di aiuti, partito anche un tir verso le aree di crisi
Ora servono soprattutto farmaci, generi alimentari e prodotti per l'igiene. La raccolta di beni di prima necessità è coordinata alla Bolghera dall'associazione culturale degli ucraini Rasom che opera alla chiesa di Sant'Antonio
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TRENTO. Un mondo. Una città dentro la città. Un luogo di solidarietà, di empatia, di pace.
In Bolghera, a fianco della chiesa di Sant'Antonio, si trova tutto questo.
Si trovano gli ucraini che sudano per aiutare la loro gente.
E si trovano i trentini, dalla studentessa al pensionato, dal medico all'alpino, dal volontario di un'associazione a chi «mi sentivo in dovere di fare qualcosa», che sudano per aiutare quella gente.
La generosità è commovente: sono state raccolte 130 tonnellate di merci, pari a venti camion.
Gli attori di quella che viene definita la macchina della solidarietà sono tre: i trentini, singoli cittadini o gruppi e associazioni, che hanno risposto in massa all'appello e portano farmaci, vestiti, cibo, acqua, passeggini e giocattoli.
Poi ci sono gli ucraini dell'Associazione Rasom, che insieme a tanti volontari trentini hanno allestito un improvvisato ma efficiente centro di raccolta e smistamento: dalle prime ore della mattina fino a tarda notte (giovedì gli ultimi se ne sono andati dopo la mezzanotte) prendono le donazioni, le inscatolano, le sigillano e organizzano le spedizioni, con già 19 tra camion e furgoni stracolmi (circa 100 tonnellate tra cibo, vestiti e farmaci) partiti nei giorni scorsi.
E ieri sera è stato riempito addirittura un tir da 30 tonnellate.
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