L’inflazione s’impenna e le indennità dei consiglieri provinciali e regionali anche
La maggioranza Lega-Svp difende la rivalutazione automatica e boccia un disegno di legge dei Verdi. Minoranze trentine e altoatesine perplesse
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TRENTO. Mentre l'inflazione sta galoppando e a marzo è già arrivata al 7%, come ha evidenziato Bankitalia, riducendo drammaticamente il potere d'acquisto degli stipendi dei lavoratori, gli unici che possono continuare a dormire sonni tranquilli, sono i consiglieri provinciali/regionali del Trentino e dell'Alto Adige, che con la norma a firma del presidente Josef Noggler (Svp) e sostenuta dalla Lega, approvata l'estate scorsa, si sono garantiti l'aumento automatico delle loro indennità recuperando l'inflazione.
Dopo aver sbloccato, infatti, gli arretrati - la rivalutazione era stata congelata dal 2014 - hanno incassato subito circa 11.000 euro a testa a cui si è aggiunto uno scatto da gennaio 2022 di circa 230 euro netti al mese, che hanno portato addirittura a sforare il tetto fissato dal governo Monti agli emolumenti per i politici eletti per l'esercizio del mandato (11.100 euro complessivi tra indennità lorda e diaria netta).
Ora, così riporta il sito del consiglio provinciale, i consiglieri ricevono 10.251,16 euro lordi mensili di indennità più 732,23 euro netti al mese di rimborso spese forfettario e massimo 784,53 euro netti per rimborso spese documentate. Il prossimo scatto è previsto all'inizio della prossima legislatura - da gennaio 2024 - e permetterà di recuperare l'inflazione, che in questo anno e mezzo sembra destinata inesorabilmente ad aumentare ancora.
Ma per cercare di mettere uno stop a questo automatismo, che ha il sapore di uno schiaffo ai lavoratori, per i quali non esiste, e che invece si troveranno a fare i conti con un forte impoverimento delle loro entrate, il gruppo regionale dei Verdi, primo firmatario Riccardo Dello Sbarba - insieme ai trentini Lucia Coppola e Paolo Zanella - ha presentato un disegno di legge che punta ad eliminare lo scatto automatico e a introdurre una procedura partecipata, con il coinvolgimento di una consulta dei cittadini e delle parti sociali per l'adeguamento delle indennità dei consiglieri ad inizio legislatura.
«Vi prego di immaginarvi la situazione - ha detto Dello Sbarba in commissione regionale, dove si discuteva del disegno di legge, - in cui consiglieri e consigliere regionali si troveranno nel 2023, all'inizio della nuova legislatura: in quel momento lavoratrici e lavoratori vedranno le proprie buste paga divorate dal caro vita, mentre per gli stipendi dei politici scatterà l'aumento automatico previsto dall'attuale legge regionale. Bisogna eliminare questo privilegio, altrimenti si rischia un'altra ondata di rabbia sociale contro le istituzioni democratiche».
L'accorato appello di Dello Sbarba è andato però a sbattere in commissione contro il no dei consiglieri di maggioranza - Svp, Lega, Forza Italia e Fassa - che hanno bocciato il disegno di legge, che ora comunque i Verdi sono decisi a portare in consiglio regionale, sperando in un "ravvedimento" da parte delle forze politiche decise a difendere i privilegi della politica anche a fronte di una situazione economica e internazionale che si fa sempre più pesante.
A favore del disegno di legge hanno votato - in il Partito democratico, i 5 Stelle, con il trentino Alex Marini, che ha sostenuto fortemente il provvedimento, e il Team K.
«Il nostro disegno di legge - avverte Dello Sbarba - parte dal presupposto, come ha sottolineato il professor Giandomenico Falcon, che sono i consiglieri e le consigliere regionali a doversi assumere la responsabilità di definire la loro indennità ma sentendo i cittadini e le cittadine. Per questo noi proponiamo di eliminare ogni adeguamento automatico Istat delle indennità e poi di introdurre un processo partecipativo ad ogni inizio di legislatura (ogni 5 anni) con una Consulta di cittadini di entrambe le province estratti a sorte - 20 o 40 - che dia un suo parere sulla necessità o meno di adeguare le indennità e che si chieda un parere anche ai sindacati. Alla luce di questi pareri spetterà poi all'ufficio di presidenza del consiglio regionale, sentiti i capigruppo, decidere sulla rivalutazione, che non potrà comunque essere superiore a quanto in media riconosciuto a titolo di recupero dell'inflazione nei contratti dei dipendenti pubblici delle Province di Trento e Bolzano».
I 5 consiglieri del gruppo dei Verdi hanno restituito tutti gli arretrati - circa 11mila euro a testa - e rinunciato anche agli aumenti decisi con la legge di luglio che non hanno votato.