Consiglio Provinciale, no al rimborso delle spese legali per Detomas e De Godenz
Il ladino aveva chiesto i rimborsi di viaggio sia alla provincia che alla Regione, ma era stato un «errore». Il fiemmese invece è stato assolto dalla Corte dei Conti dall’accusa di incompatibilità. Ma non avranno il rimborso per gli avvocati
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TRENTO. Niente rimborsi delle spese legali. L'ufficio di presidenza del consiglio provinciale, guidato dal presidente Walter Kaswalder, ha detto no sia alla richiesta del consigliere provinciale Pietro De Godenz (Upt), che sperava di rientrare di circa 29.000 euro, che alla richiesta dell'ex consigliere ladino Beppe Detomas (Ual), il quale aveva presentato un conto di 22.000 euro per pagare l'onorario del suo avvocato. Le due vicende sono molto diverse, ma la conclusione dei vertici del consiglio provinciale, suffragata dai pareri tecnici dei legali interni e dell'Avvocatura dello Stato, è stata la stessa in entrambi i casi: non verrà sborsato un euro né per l'uno né per l'altro.
Il procurador del Comun general de Fascia, Beppe Detomas, che nella scorsa legislatura era consigliere provinciale e assessore regionale alle minoranze linguistiche, era finito in un'inchiesta su presunti rimborsi gonfiati per spese di viaggio, che aveva portato l'anno scorso a una richiesta di rinvio a giudizio per gli ex consiglieri Tiziano Mellarini, Giacomo Bezzi e Walter Viola. Furono invece subito archiviate le posizioni di Detomas, Mauro Gilmozzi e Ugo Rossi.
A febbraio di quest'anno Detomas ha presentato istanza all'ufficio di presidenza del consiglio provinciale chiedendo il rimborso delle spese legali sostenute per la sua difesa in fase di indagini preliminari per circa 22.000 euro a fronte - per altro - di una somma di 600 euro di rimborsi di spese di viaggio finita sotto la lente della Guardia di finanza, che alla fine non aveva rilevato alcuna irregolarità. Di fatto dagli incartamenti emergeva che l'ex assessore aveva chiesto due volte uno stesso rimborso - al consiglio regionale e a quello provinciale - ma poi la segretaria ha dichiarato che si è trattato di un errore da parte sua e l'inchiesta è stata dunque archiviata.
L'istanza è stata respinta all'unanimità perché «non è riscontrabile il presupposto della connessione funzionale con l'adempimento del mandato o delle funzioni consiliari» ed inoltre «emerge, in base a una necessaria valutazione ex ante, una situazione di conflitto con gli interessi dell'amministrazione». L'ufficio di presidenza ha negato però anche il rimborso delle spese legali richiesto da Pietro De Godenz per la sua difesa nel procedimento davanti alla Corte dei Conti, che in entrambi i gradi di giudizio gli ha dato ragione.
A De Godenz veniva contestato che, nonostante si fosse dimesso dal Cda della società Incremento Turistico Alpe di Pampeago, sarebbe rimasto di fatto ai comandi della stessa, una condizione di incompatibilità con la carica di consigliere provinciale/regionale, per cui gli veniva chiesto di restituire le indennità percepite nella passata legislatura (oltre 572.000 euro).
Chiusa questa vicenda, De Godenz ha chiesto al consiglio provinciale il rimborso delle spese legali (29mila) sostenute per difendersi, dopo aver già ottenuto la condanna del consiglio regionale a pagargli 20mila euro di spese di giudizio. Ma l'Avvocatura dello Stato ha dato parere negativo e l'ufficio di presidenza ha quindi deliberato di non accogliere l'istanza con i voti di Mara Dalzocchio (Lega), Michele Dallapiccola (Patt) e Filippo Degasperi (Onda civica) e il voto contrario del presidente Walter Kaswalder.