Compensi al cda A22, Fugatti vota contro l'emendamento proposto da lui
Sconcerto in Consiglio Provinciale, prima il presidente scrive di sua mano il testo che concorda con il PD, poi in aula cambia idea e vota contro. Come mai? «Non parlo». Ma la minoranza incalza: «Sconcertante»
TRENTO. Sull'A22 il presidente della Provincia, Maurizio Fugatti, va in tilt in consiglio provinciale, lasciando tutti di sasso.Ieri pomeriggio nel corso della seduta straordinaria richiesta dalle minoranze per essere informate sulla proposta di parternariato pubblico privato (presentata l'11 maggio scorso dalla società Autobrennero ai fini del rinnovo della concessione) Fugatti prima concorda un emendamento con il Pd, per porre un tetto ai compensi del prossimo Cda di A22, ci mette la firma, lo deposita, ma dopo aver chiesto una sospensione di 10 minuti ci ripensa e vota contro sé stesso, bocciando l'emendamento che porta la sua firma e invitando la sua maggioranza a fare altrettanto.
Nell'incredulità generale - compresi i consiglieri di centrodestra ignari delle ragioni del dietrofront, perché Fugatti non l'ha spiegato a nessuno, - il presidente della Provincia ha bocciato un emendamento a una risoluzione del Pd scritto di suo pugno e proposto alle minoranze, come punto di mediazione sulla questione del limite dei compensi dei vertici di A22 (manager e amministratori), secondo quanto previsto dalla legge Madia del 2016 (tetto individuale di 240.000 euro onnicomprensivo pari al compenso del presidente della Repubblica).
Nell'emendamento Fugatti, come presidente della Provincia, prendeva l'impegno «in qualità di socio, titolare insieme alla Regione di una quota superiore al 10% del capitale (di A22, Ndr.), di proporre all'assemblea della società per il rinnovo delle prossime cariche societarie misure analoghe a quelle previste all'art. 11, comma 6e 10, del decreto legislativo 175/2016 (la legge Madia, Ndr.)» aggiungendo poi di suo pugno «fermo restando il mantenimento di un Cda rappresentativo di tutti gli attuali soci pubblici».
La legge Madia, infatti non solo pone un tetto ai compensi dei vertici delle società controllate, ma riduce a 5 il numero dei componenti del Cda, mentre A22 ha l'esigenza di mantenere i 14 posti per garantire la rappresentanza anche dei cosiddetti "soci pubblici del sud", ovvero quelli sotto Borghetto, punto su cui per altro anche ieri i consiglieri del Pd ci hanno tenuto a precisare di non aver mai sollevato obiezioni. L'emendamento Fugatti è stato dunque firmato subito dalla capogruppo del Pd, Sara Ferrari, e poi dal consigliere Giorgio Tonini, che più di altri si era impuntato in consiglio regionale sulla questione, dopo la presentazione di un emendamento da parte della Lega che rinviava al 2024 l'applicazione della norma su compensi e membri del Cda, che era stata recepita con legge regionale.
Questo emendamento da due mesi è bloccato dall'ostruzionismo delle opposizioni e proprio domani tornerà all'esame del consiglio regionale, mentre ormai il Cda di A22 è in scadenza e ora si rischia che questa norma che stabilisce il rinvio - qualora domani venisse approvata - venga impugnata dal Governo (entro 60 giorni) lasciando dunque sub iudice i 14 nuovi eletti nel Cda di Autobrennero.
Perché ieri Fugatti in consiglio provinciale abbia concordato un emendamento con il Pd - forse per ottenere il via libera domani in consiglio regionale - e poi ci abbia ripensato, non si sa. I maligni hanno subito sospettato che in quei 10 minuti di sospensione abbia sentito i vertici di A22, evidentemente non contenti di un impegno che gli tagliava lo stipendio. Impossibile ottenere una spiegazione dal governatore.
«Non parlo» ha risposto alla precisa domanda della cronista dell'Adige che l'ha inseguito invano al termine della seduta consiliare.
Tonini durissimo ha detto in aula al presidente: «La capriola di Fugatti toglie dal campo la discussione capziosa su A22 partecipata o controllata e Ppp a rischio, e rivela che qualcuno ha fatto i conti e non gli andava bene. Il discorso scende molto, molto, molto in basso. Mi vergogno io per lei». I consiglieri di minoranza Sara Ferrari (Pd), Lucia Coppola (Europa Verde), Filippo Degasperi (Onda), Paola Demagri (Patt), Pietro De Godenz (Upt), Ugo Rossi (Azione), Paolo Zanella (Futura), Alex Marini (M5s) in un comunicato congiunto hanno commentato: «Non possiamo nascondere il nostro sconcerto ed imbarazzo rispetto al comportamento del presidente. Evidentemente qualcuno e qualche altro luogo contano più del Consiglio e del rispetto della legge. Una pagina triste e imbarazzante per le istituzioni dell'autonomia trentina».