Cooperative sociali, il grido d'allarme: non si trova il personale sanitario, occorre reclutare all'estero
Il settore sconta la concorrenza impari con la sanità pubblica, ed una continua rotazione degli appalti: «un sistema polverizzato dall’incapacità di dare continuità ai servizi»
TRENTO. Le enormi carenze di figure professionali nel settore socio sanitario, assistenziale ed educativo sono state al centro del dibattito nel convegno dedicato alle cooperative sociali.
I dati di bilancio esposti nel convegno parlano di cifre mediamente in crescita: il valore della produzione ha raggiunto i 228 milioni di euro, con un incremento del 12% sul 2020 e 9 milioni in più rispetto anche al 2019. Segnali di ripresa soprattutto rispetto ad un periodo buio dettato dalla pandemia.
Ma le prospettive del settore - si legge in una nota - sono tutt' altro che rosee: sono in aumento i costi gestionali e la marginalità, negli ultimi anni, si è quasi azzerata.
A questi si aggiungono problematiche legate alla carenza di personale - in particolare in ambito socio sanitario - dove al calo demografico si aggiunge la concorrenza contrattuale del settore pubblico.
"Da una parte subiamo le rilevanti differenze tra i nostri contratti e quelli del competitor pubblico, dall'altra fatichiamo a sostenere gli oneri - spiega Italo Monfredini, vice presidente della Federazione delle cooperative. - Se a questo sommiamo l'incertezza data dal principio di rotazione dei bandi pubblici, il risultato è quello di navigare verso la distruzione di un ecosistema, polverizzato dall'incapacità di dare continuità ai servizi".
Per far fronte a questa problematica la federazione - prosegue la nota - è costantemente al lavoro per trovare nuove soluzioni, tra cui la ricerca di personale all'estero, tramite rapporti costanti di cooperazione internazionale, e la volontà di rinnovare il contratto collettivo provinciale delle cooperative sociali.