Presidio e sciopero alla Furlani Carni, i lavoratori della coop Movitrento chiedono buoni pasto e pause retribuite
Sono tutti stranieri ed assunti tramite la cooperativa interinale: la fabbrica soffre dei contraccolpi del conflitto in Ucraina, attivata la solidarietà negativa. E quando fanno una pausa, gli viene detratta dall'orario
TRENTO. Picchetto del sindacato Cub e dei lavoratori, e sciopero di due ore martedì mattina, allo stabilimento Furlani Carni, dove il personale (praticamente tutti stranieri) non è dipendente della ditta, ma di una cooperativa di lavoro interinale, la Movitrento.
Hanno incrociato le braccia, dicono, perché ci sono problemi sul lavoro che non si risolvono. Nulla di trascendentale, non ci sono licenziamenti in vista. Ma loro lamentano le condizioni di lavoro che, ritengono, non sono adeguate. A farli arrabbiare al punto di scioperare per due ore c'è la gestione dei pasti e delle pause. «Le pause le abbiamo, ce le fanno fare, ma ce le tolgono poi dalla busta paga. E non abbiamo i buoni pasto, che ormai hanno tutti quanti e che chiediamo anche noi». Anche la gestione degli straordinari non li convince: a volte vengono messi a recupero, lamentano, ma senza accordo sindacale.
Durante la mattinata, si è svolto l’incontro sindacale con la Direzione della Movitrento per affrontare le questioni riguardanti la situazione produttiva e le tematiche che da mesi sono sul tavolo contrattuale.
Per cominciare, Movitrento ha confermato il persistere delle difficoltà derivanti da questa situazione di instabilità dovuta al conflitto Russo/Ucraino, che riguardano sia i mercati che la gestione della logistica ed i trasporti.
La crisi ha ripercussioni sui lavoratori: secondo il sindacato nel mesi di aprile si sono fatte complessivamente 200 ore di flessibilità negativa; sono stati confermati 4 lavoratori a tempo indeterminato mentre altri 10 sono stati prorogati fino a luglio 2022.
I lavoratori hanno chiesto poi i buoni mensa, e pause retribuite. La cooperativa ha annunciato di riconoscere un bonus carburante «una tantum» di 40 euro mentre sulle altre questioni è avviato un confronto con la direzione per arrivare ad un accordo che dia risposte concrete sulle pause e sulla mensa.
Il sindacato ha poi chiesto che ai lavoratori venga riconosciuta l’effettiva professionalità con qualifiche adeguate.