Basta cani legati alla catena: passa in commissione la legge di Cia (che si arrabbia con la Segnana)
Dietro al provvedimento, il mal di pancia fra Fratelli d’Italia e Lega, l’assessore ha presentato un testo fotocopia e ha cercato di intestarsi il merito: «Con tutti i problemi della sanità, come fa a trovare il tempo di occuparsi anche di questo?»
TRENTO. «Basta con l'ignobile usanza di tenere il proprio cane alla catena». Claudio Cia, capogruppo di Fratelli d'Italia in consiglio provinciale, esulta dopo il via libera da parte della quarta commissione al suo disegno di legge, approvato con il voto favorevole della maggioranza e l'astensione dei consiglieri Demagri (Patt) e Zeni (Pd) e ora pronto per approdare in consiglio provinciale, dove non dovrebbe avere grossi problemi a passare e diventare legge.
Vero che in realtà già la legge provinciale sugli animali di affezione del 2012 prevede questo divieto, ma si tratta di una norma ambigua e sostanzialmente inefficace, anche perché non prevede sanzioni per i trasgressori, che invece in questo caso ci sono e arrivano a multe fino a 800 euro.
Unica deroga, raccomandata in audizione dal veterinario provinciale Vittorio Dorigoni, verrà probabilmente introdotta per i cani da guardiania delle greggi che per motivi logistici devono essere custoditi in questo modo.
La soddisfazione di Cia per questa iniziativa è però un po' attenuata dal fastidio di dover condividere questa legge con l'assessora provinciale alle politiche sanitarie Stefania Segnana. Qualche settimana dopo aver depositato il disegno di legge infatti il consigliere ha visto comparire una proposta fotocopia presentata dall'assessora leghista, la quale avrebbe poi addirittura tentato di intestarsi la legge chiedendo al capogruppo di Fratelli d'Italia di ritirare il proprio testo.
«Con tutti i problemi che deve affrontare con la sanità trentina mi stupisce che Segnana abbia tempo per occuparsi di queste cose» commenta Cia, lasciando per un attimo da parte la diplomazia che nel comunicato stampa gli aveva fatto apprezzare la disponibilità della giunta provinciale ad accorpare le due proposte in un testo unico.
Del resto i distinguo e i colpi bassi tra Lega e Fratelli d'Italia all'interno della maggioranza provinciale non sono una novità. Solo pochi giorni fa Alessia Ambrosi, ex leghista passata a Fratelli d'Italia, aveva giudicato modesti i risultati ottenuti dal Carroccio in sede romana sulle concessioni idroelettriche. E la stessa Ambrosi aveva ancora il dente avvelenato per il mancato sostegno della Lega alla sua proposta di interventi per agevolare il turismo in Trentino da parte dei disabili.
Nulla di nuovo sotto il sole insomma, in un centrodestra che ha cambiato fisionomia in corso di legislatura. Fratelli d'Italia, che non aveva ottenuto seggi nel 2018, conta ora su tre consiglieri e nonostante non sieda in giunta è nei numeri potenzialmente indispensabile per il mantenimento della maggioranza in capo a Fugatti, tantopiù dopo che anche Ivano Job ha abbandonato il Carroccio accomodandosi nel gruppo misto e ritenendosi libero da vincoli.
Ma il presidente - lamentava giusto un mese fa il commissario del partito della Meloni per il Trentino Alessandro Urzì - non ha ancora trovato il tempo per un incontro e un confronto.
Da allora non è cambiato molto. «Non siamo alle stesse condizioni perché noi abbiamo deciso di lavorare e andare avanti per la nostra strada seguendo il nostro progetto in vista delle prossime elezioni provinciali» spiega Urzì.
«Ovviamente - aggiunge il commissario di Fratelli d'Italia - per noi il progetto va inteso sempre all'interno del centrodestra e dell'attuale coalizione. Stiamo lavorando, siamo chiari, determinati precisi e puntuali sul nostro modo di vedere le cose e non intendiamo metterlo in discussione. Certo sarebbe interessantissimo un confronto con il presidente Fugatti, sempre che abbia il tempo di confrontarsi con noi, ma fintanto che non accadrà non intendiamo rinunciare alle proposte che riteniamo ragionevoli, ovviamente sempre all'interno del programma condiviso nel 2018».Proposte come quella di Cia, che dice di avere semplicemente raccolto e rilanciato le istanze di tanta gente incontrata nella sua instancabile presenza ai gazebi. Un contatto con gli elettori a cui il consigliere assicura di non voler rinunciare ma di voler invece valorizzare. Anche per questo ha voluto sottolineare la progenitura della sua proposta.