Capannoni e lottizzazioni, Acli Terra preoccupata: «Non diventiamo una brutta copia del Veneto»
L’associazione rilancia l’opzione «consumo zero» ed elenca una lunga serie di casi, dall’area per Vasco alla lottizzazione di Spini, ma anche i 30 ettari che la Provincia vuole espropriare per il raddoppio della Valsugana a Ospedaletto
TRENTO. «La consideriamo una delle priorità e delle emergenze più problematiche riguardanti l'economia trentina: lo spreco di superficie agricola primaria». Acli Terra del Trentino prende posizione sulla questione del consumo di suolo di cui si è occupato anche nei giorni scorsi l'Adige a proposito del via libera dato dalla giunta provinciale allo svincolo urbanistico di oltre 5 ettari a Spini, oggi coltivati a vigneto, per fare spazio a nuovi capannoni industriali.
Acli Terra fa riferimento anche i rapporti dell'Osservatorio del paesaggio che confermano: in Trentino, il consumo di suolo non si ferma.«Il quadro che abbiamo di fronte» afferma Matteo Trentinaglia, presidente di Acli Terra «sollecita le istituzioni, le forze sociali e produttive ad una profonda riflessione sul futuro alimentare ed energetico sia a livello nazionale che europeo. La guerra in Ucraina, con l'innesco della crisi e delle speculazioni sul grano e l'energia, è solo l'ultimo esempio che chiama in causa la necessità di una revisione profonda delle nostre strategie economiche al fine di valorizzare, per quanto possibile, le fonti energetiche alternative e, dal punto di vista del settore primario e del modello alimentare, le produzioni nazionali e regionali in particolare. Temi quali la sovranità alimentare e la lotta al consumo di suolo diventano pertanto strategici nell'orizzonte di una comunità che voglia dirsi responsabile ed attenta alla preparazione di un futuro migliore per le giovani generazioni».
È necessaria, per Acli Terra, una riparametrazione fra utilizzo dei suoli e lo sviluppo occupazionale. «Per ogni ettaro sacrificato per attività industriali o artigianali vengono prodotti oggi solamente 20 posti di lavoro mentre agli inizi degli anni '60 in Trentino se ne producevano 70-80. «Appare chiaro pertanto» dice Trentinaglia «che il sacrificio di territorio per creare nuova occupazione appare oggi un'illusione tanto più se consideriamo strategiche le indicazioni dell'Unione europea che pone l'obiettivo del "consumo zero di territorio" entro il 2050».
Il presidente di Acli Terra "fotografa" la situazione trentina: «L'inarrestabile trend legato al consumo di suolo ha ristretto al 13% del totale la superficie dei fondovalle ancora libera da insediamenti, il 10% della quale riservata all'agricoltura.
Nonostante questo si assiste al continuo assalto al territorio agricolo come nel caso del 27 ettari sacrificati a San Vincenzo, a Trento Sud, per il concerto di Vasco Rossi e gli oltre 5 ettari di vigneto che lasceranno il posto a capannoni a Spini di Gardolo, tanto per citare gli ultimi casi in ordine di tempo».
Ad allarmare Acli Terra sono le previsioni dei Prg approvati dai comuni trentini relative a posibili, nuovi insediamenti: indicano un ulteriore sacrificio di terreni agricoli che supera i 4.000 ettari. «Di fronte a questi dati e a queste previsioni non serve essere dei futurologi e degli economisti per capire che il Trentino sta tagliando il ramo sul quale si trova seduto» osserva Trentinaglia «La nostra proposta è pertanto quella di invertire questa tendenza collocando il tema ambientale nel cuore della visione e delle strategie del futuro di questa terra sull'esempio della provincia autonoma di Bolzano.
Per questi motivi le Acli Terra rilanciano la battaglia per il "consumo zero" di territorio al fine di ribadire la centralità dell'agricoltura e delle filiere locali in favore della sovranità alimentare della nostra comunità».
Sulla stessa lunghezza d'onda anche il vicepresidente nazionale di Acli Terra, Flavio Sandri, produttore biologico della Bassa Valsugana, il quale ricorda la battaglia del sindacato aclista contro il ventilato progetto della giunta provinciale di Trento relativo al raddoppio della Statale 47 da Castelnuovo a Grigno, che prevede il sacrifico di circa 30 ettari di campagna in un ambiente fra i più belli e frequentati, grazie alla pista ciclabile, di quel territorio. «Il Trentino» afferma Flavio Sandri «non può diventare la brutta copia del Veneto con un paesaggio costellato da case e capannoni senza un ordine e una prospettiva di sostenibilità come invece è stato attuato nei paesi nordici. La strada da percorrere - ribadisce Sandri - è pertanto quella della salvaguardia dei territori agricoli primari e della riconversione e riutilizzo del patrimonio edilizio e produttivo esistente».Il recupero del costruito e delle aree dismesse non è però l'unico fronte di intervento di una politica attenta all'ambiente e alla vera competitività dei territori.
Le Acli Terra hanno infatti sollecitato anche programmi di sviluppo che puntano al recupero dei territori incolti e abbandonati negli ultimi decenni. Un esempio è il Progetto Leader del Trentino orientale grazie alla Misura 19 del Piano di Sviluppo Rurale. Lo ricorda Ezio Dandrea, segretario provinciale di Acli Terra: «Nei territori di pertinenza del Gal (Gruppo di azione locale) che spaziano dal Primiero alla Valsugana fino agli Altipiani Cimbri sono stati recuperati e messi a coltura 56 ettari di terreni abbandonati mentre altrettanti sono stati recuperati per "emulazione" grazie ad interventi di privati con fondi propri».
Un paesaggio gradevole e libero dal cemento, per Acli Terra, è anche un sistema più forte e competitivo a riprova che la bellezza del paesaggio può e deve rappresentare un punto di forza da spendere sul mercato turistico dell'accoglienza e nel marketing di territorio.