Fabbriche e cantieri, timori per i lavoratori. La Uil pensa ad una cassa integrazione ad hoc
Sono 4 i livelli di rischio legati al caldo sul lavoro: l'1 ha bisogno solo di attenzione, il 2 di estrema attenzione. Ma il livello 2 e 3 sono catalogati come pericoloso e estremamente pericoloso, che aumentano il rischio di colpo di calore
ALLERTA Protezione Civile: 35 gradi fino lunedì
TRENTO. Per quasi tutti, le temperature di questi giorni sono faticose. E sono argomento di ininterrotta discussione al bar. Per chi può continuare le proprie faccende con il sollievo del condizionatore, che pur calmierato dall'economia di guerra garantisce i 27 gradi, il clima africano è poco più di questo: un po' di fatica e tante chiacchiere.
Ma c'è anche chi il caldo lo vive come una minaccia vera. Sono i lavoratori obbligati a condizioni di impiego che sono estenuanti, quando non pericolose. In queste ore è la Fim Cisl che lancia l'allarme, annunciando una nuova campagna di monitoraggio nelle fabbriche trentine. Ma la preoccupazione è alta anche per un altro settore, esposto forse persino di più: l'edilizia.
E il segretario regionale della Feneal Uil Matteo Salvetti invita ad una riflessione per l'oggi - «serve subito il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza territoriale» - e per il futuro - «ragioniamo di cassa integrazione estiva».L'allarme fabbriche. Il mondo del manifatturiero sa che le tragedie possono accadere. Il caso di Carmine Minichino - l'operaio ucciso da ipertermia maligna mentre lavorava nel reparto presse dell'impresa roveretana Marangoni pneumatici - risale a 7 anni fa, ma è un ricordo che brucia ancora. C'è un prima e un dopo.
«Abbiamo martellato, anche i lavoratori - spiega Michele Guarda, Fiom Cgil - all'epoca le ondate di calore erano una novità, avevano trovato impreparate le fabbriche. Ora alcuni si sono adeguati: Ninz, Dana, Zf, mariani, hanno installato impianti di riscaldamento. Metalsistem ha dei raffrescatori. Ma le realtà più piccole fanno fatica. Per noi è una battaglia quotidiana. Ma ormai i lavoratori sanno che devono pretendere pause e acqua». Il problema sono le lavorazioni in cui il rischio non si riesce a ridurre: «Pensiamo a chi lavora con la verniciatura, a contatto con i forni - prosegue Guarda - lì l'unica cosa che puoi fare è avere pause ogni mezz'ora e pretendere fornitura di acqua e sali minerali, da consumare in un locale rinfrescato. Anche qui, in alcune aziende non c'è problema, in altre è una battaglia quotidiana».
Battaglia quantificabile, per altro. E a farlo è, da tempo, la Fim Cisl, che non a caso ieri ha reso noto l'avvio di una nuova campagna di monitoraggio. «Questa e la prossima settimana si preannunciano giornate di grande sofferenza in molte fabbriche trentine» osserva il segretario provinciale Paolo Cagol, che già a maggio aveva consegnato ai delegati stazioni igrometriche per rilevare temperature e umidità sulla postazione di lavoro: «Sollecitiamo le aziende e le relative associazioni di rappresentanza, oltre che i nostri delegati sindacali e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, alla massima sensibilità e collaborazione durante questa fase d'emergenza».
Sono 4 i livelli di rischio legati al caldo sul lavoro: l'1 ha bisogno solo di attenzione, il 2 di estrema attenzione. Ma il livello 2 e 3 sono catalogati come pericoloso e estremamente pericoloso, che aumentano il rischio di colpo di calore: «In questi casi le normali azioni di prevenzione - conclude Cagol - non sono sufficienti ed è necessario intervenire adottando misure di protezioni aggiuntive, evitando l'esercizio fisico e, se necessario, sospendendo le lavorazioni».
Edilizia: presente e prospettive. Fuori dalle fabbriche è sui cantieri che si rischia di più. Anche perché quelli all'aperto hanno, oltre al problema delle temperature, quello dell'irraggiamento diretto, che in caso di colpo di calore è il più pericoloso. In questo settore l'aggravante è il fatto che i controlli sono meno stringenti, anche se presenti.
«Il problema immediato è garantire le condizioni di lavoro e con Cgil e Cisl credo sia necessario ormai chiedere una convocazione urgente del tavolo per la sicurezza - osserva Matteo Salvetti (Feneal Uil) - E questo al momento dipende molto dal datore di lavoro, se fa rispettare pause e garantisce acqua a sufficienza. Certo i cantieri sono diversi: chi si occupa di bitumazione avrebbe a nostro parere diritto ad un'indennità maggiore, proprio per il disagio legato ai mesi estivi». Ma per quanto riguarda l'edilizia, osserva Salvetti, ci sono anche problemi di prospettiva.
Uno legato al nuovo contratto: «Noi chiediamo l'istituzione del delegato territoriale dei lavoratori per la sicurezza, così da coprire anche le aziende piccole, che non riescono ad avere un Rsl, le aziende si oppongono dicendo che è sufficiente Centrofor, l'ente bilaterale». E poi c'è il futuro: «Con le estati sempre più calde, dobbiamo io credo iniziare ad interrogarci. Ad oggi abbiamo la cassa integrazione per l'inverno. Ma se il clima cambia in questo modo, ha senso prevedere la cassa per l'estate, quando ci sono ondate di calore».