Deflusso minimo "sospeso" per dare acqua ai contadini, la rabbia del Comitato: «Totale asservimento agli imperi agricoli industriali»
Per la prima volta nella storia, si concede una deroga al DMV nei corsi d’acqua del Trentino: «e lo stato della fauna ittica viene delegato agli stessi consorzi che hanno la concessione del prelievo»
DELIBERA La deroga concessa dalla giunta
TRENTO. «L'approvazione della delibera di giunta n. 1334 del 22 luglio 2022 è l'apice del più stupefacente asservimento del settore pubblico all'interesse degli imperi agricoli-industriali del nostra provincia».Sono aspri i toni con cui il Comitato permanente per la difesa delle acque del Trentino presenta le sue osservazioni - fortissimamente critiche - alla delibera (qui l’artiicolo) con cui la giunta Fugatti ha accolto la richiesta di deroga al deflusso minimo vitale (Dmv) nei corsi d'acqua avanzata dalla Federazione provinciale dei consorzi irrigui e di miglioramento fondiario, per portare più acqua ai campi, frutteti in primis, in forte sofferenza per la siccità delle ultime settimane.
Il "Comitato acque" chiede che non sia concessa alcuna deroga, e la prima considerazione è riservata alla tempestività con cui, in soli quattro giorni (richiesta formalizzata il 18 luglio, delibera firmata il 22), la giunta si è mossa: «Non è raro pensare che il mondo della politica non sia in grado, quando si presentano situazione di emergenza, di agire con la necessaria tempestività. Eppure quando di mezzo ci sono interessi milionari e vengono mosse le giuste pedine, improvvisamente la arrugginita macchina burocratica si trasforma in una catena di montaggio perfettamente oliata ed efficiente, pronta a sfornare una norma ad hoc che faccia contenti i richiedenti».
In due giorni è arrivato, a dare supporto tecnico alla deroga al Dmv, il parere del Centro trasferimento tecnologico della Fondazione Mach «"in merito ai fabbisogni idrici minimi» per tre colture: fragole fuori terra, meleti e vigneti: «Non è un caso» rileva Tommaso Bonazza, portavoce del "Comitato acque" «siano proprio le tre monocolture afferenti ad un modello di agricoltura industriale non propriamente rispettoso degli equilibri ecologici del nostro territorio. La Fem ci tiene inoltre a cautelarsi anzitempo, evidenziando come "i valori indicati si riferiscono ad elaborazioni semplificate valide solo per questo periodo di eccezionale siccità e non utilizzabili in condizioni di disponibilità idrica"».
A colpire il "Comitato acque" è anche il parere favorevole dei servizi provinciali competenti in materia (acque pubbliche, tutela della fauna ed agricoltura): «Non riusciamo a capacitarci di come questi uffici, che dovrebbero avere come fine ultimo la protezione dell'ambiente, possano avallare una decisione di questa portata distruttiva».
La delibera di deroga firmata dall'assessore Mario Tonina fissa i quantitativi addizionali di acqua che i consorzi irrigui potranno prelevare: «Nessuno cenno» denuncia Bonazza «ad organi di controllo ed eventuali sanzioni: alcuni passaggi sono di pura creatività da ecocidio». Il "Comitato acque" ne cita uno, fissato in delibera: «Il consorzio richiedente è tenuto a verificare costantemente che la predetta attuazione del nuovo rilascio non comporti evidenti problemi ambientali, in particolare per la fauna ittica, nel tratto sotteso. Nel caso in cui il consorzio richiedente dovesse riscontrare l'insorgenza di tali problemi, lo stesso dovrà immediatamente attivarsi per ripristinare il rilascio precedente».
«In tutta onestà» considera il "Comitato acque" «non possiamo pensare che i consorzi irrigui assumeranno ittiologi e biologi per verificare che il surplus di prelievo idrico non vada a gravare sulla funzionalità ecologica dei corsi d'acqua interessati. Questa funzione non può essere delegata a coloro che avanzano la richiesta di uso dell'acqua. Viene riproposto, per l'ennesima volta, il cortocircuito tra controllore e controllato».
C'è, poi, la considerazione di fondo. «Quella che stiamo vivendo» osserva Bonazza «non è un'emergenza, ma una nuova drammatica normalità! Questa è la prima di una lunghissima serie di estati siccitose che ci aspettano. Non possiamo pensare di affrontarle sbandierando la retorica dell'emergenza. Sono più di quarant'anni che conosciamo le conseguenze dei cambiamenti climatici. Tra queste vi è la siccità e le sue devastanti conseguenze. Ebbene, eccoci al dunque. Dove sono le misure di mitigazione e adattamento? Dove sono le pratiche virtuose radicalmente ecologiche? Dove sono le leggi che permetterebbero al Trentino di essere il pioniere di un'agricoltura realmente sostenibile?».
Per il "Comitato acque" la delibera che deroga al Dmv è «il manifesto di un duplice fallimento. Quello della politica provinciale che non ha saputo, in tutti questi anni, indirizzare l'agricoltura del nostro territorio verso un cambio di paradigma quanto mai necessario; quello della carenza di visione dell'agricoltura intensiva e industriale trentina che, rimasta accecata dalla logica del profitto ad ogni costo, troppo spesso ha vessato il nostro territorio con pratiche insostenibili, velenose ed energivore, rendendolo, in alcuni luoghi, un vero e proprio deserto biologico e che ora pretenderebbe di prendersi anche quelle poche gocce d'acqua che rimangono».
L'osservazione finale coglie la "contraddizione" rispetto alla gestione della fauna ittica: «Da un lato, il legislatore ribadisce l'importanza di favorire il mantenimento di habitat, adatti alle specie autoctone, caratterizzati da acque "limpide, fresche (...), bene ossigenate e con corrente sostenuta"; dall'altro, si continua nel depauperamento delle già risicate disponibilità idriche dei nostri corsi d'acqua. Ci sembra fin troppo chiaro» dice il portavoce del "Comitato acque" "il significato di Deflusso minimo vitale».
Conclusione: «Nessuno di noi vuole combattere una guerra per l'acqua. Ci piacerebbe vedere una politica più attenta, dialogante e coraggiosa. È compito del legislatore tenere a bada le mire speculative ed egoistiche sull'acqua, bene comune, e di garantire ai fiumi il loro diritto ad essere tali».