Not, tra Ianeselli e Fugatti scambi di cortesie e complimenti: «Bene la fine dell'impasse» e «servono più ettari in zona Mas Desert»
La Provincia annuncia l’azzeramento del progetto? Palazzo Thun commenta con favore, e dà già il semaforo verde per i terreni circostanti. A una settimana dalle elezioni, in Trentino si va d’amore e d’accordo
TRENTO. Da una parte il leghista Fugatti, che da presidente della Provincia annuncia l’azzeramento del progetto del NOT ma in conferenza stampa ripete più volte che «non vogliamo per questo accusare chi ci ha preceduto, che ha lavorato secondo le esigenze dei suoi tempi». Dall’altra il sindaco Franco Ianeselli, attore parte in causa per la parte dei vincoli urbanistici, che plaude alla decisione provinciale «che mette fine a un impasse».
A una settimana dal voto delle politiche, in Trentino non si affilano i coltelli, ma sboccia un autunno al latte e miele. Cosa che accede ciclicamente, visto che proprio un anno fa fra Fugatti e Ianeselli venne siglata la “pace del luppolo”, inaugurando l’Oktoberfest trentina a suon di brindisi con i boccali schiumeggianti.
Oggi Fugatti è andato cauto, anzi cautissimo. L’annullamento del progetto NOT, ha ripetuto «non vuole essere una condanna di chi lo aveva fatto» (d’altronde, il dirigente incaricato è sempre lo stesso, sia che regni il centrodestra che il centrosinistra). Solo che sono mutate le esigenze, ad esempio il numero di posti letto di rianimazione che – dopo il Covid – la normativa nazionale torna ad incrementare.
Ianeselli, dal canto suo, sposa in toto la linea Fugatti: «La scelta della Provincia di azzerare la gara precedente e di ricominciare da capo la progettazione nell'area di via al Desert supera una desolante fase di impasse che è durata anche troppo. Quel che ci preme ora è che si faccia tesoro del tempo trascorso: ovvero non solo che si tenga conto di quanto abbiamo imparato dalla pandemia, ma che vengano considerate anche le tante sollecitazioni arrivate dai medici, le sempre più evidenti necessità di sviluppo del settore biomedico e naturalmente la presenza a Trento del polo universitario delle professioni sanitarie».
Se il presidente della Provincia spiega che oltre all’ospedale, al Mas Desert ci va anche la facoltà di medicina, Ianeselli raccoglie il cross: «È chiaro che ora si dovrà ragionare su un'area più grande di quella prevista dal progetto accantonato in via al Desert. Bisognerà dunque recuperare altri ettari e definire in anticipo tutte le funzioni strettamente collegate all'ospedale: la prevenzione, la cura, la medicina territoriale, la formazione, la ricerca, le start up. Infine, il nuovo ospedale deve costituire anche l'occasione di rilancio per una sanità pubblica che, negli ultimi anni - e non solo a causa della pandemia - è apparsa in grande sofferenza con conseguenti ricadute negative sulla cittadinanza».
Visto che – come ha detto Fugatti – attorno all’area ci sono altri terreni di proprietà pubblica (del Comune di Trento e di Patrimonio del Trentino), si potrebbe passare dai 22 ai 27 ettari totali. Ma serve l’ok del Comune, anche per la modifica del PRG. E dalla nota di palazzo Thun, oggi, c’è un ok grande come una casa. Anzi, come un ospedale.