Il miracolo dei gemellini trentini Gabriel e Kevin: nati prematuri, ora stanno bene, a casa dopo 103 giorni di incubatrice
La mamma e il papà felici: «Ci avevano detto che è come scalare l’Everest, e infatti così è stato». Per uno dei bimbi – pesava solo 520 grammi – anche un intervento al cuore con il chirurgo arrivato da Padova. Ma ora «sono nati un’altra volta»
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TRENTO. Dopo 103 giorni trascorsi nel reparto di neonatologia del Santa Chiara, parte dei quali in terapia intensiva, Gabriel e Kevin sono finalmente a casa.
Una grande gioia per i genitori, Martina Bottamedi (nella foto con i figli) e Valentino Tomasi, ma anche per tutti gli amici e i parenti che in questi mesi hanno fatto il tifo per loro.
I due gemellini, infatti, sono nati prematuri. Quando la notte del 14 giugno sono venuti al mondo con un parto cesareo la gestazione era di 26 settimane. Uno era lungo appena 31 centimetri e pesava 520 grammi. L'altro era 34 centimetri e di grammi ne pesava 940.
«Sono stati momenti molto difficili perché ho rischiato io e anche loro per settimane erano in pericolo di vita. Inizialmente i medici non potevano assicurarci niente. Venivano monitorati costantemente, ma di ora in ora la situazione poteva mutare.
Oggi (ieri per chi legge) finalmente possiamo tornare a casa tutti insieme. Una gioia immensa», dice Martina che con il compagno vive a Zambana.
«Tutto è iniziato venerdì 11 giugno quando, a poco più di 25 settimane di gestazione, mi si è alzata la pressione. Sono stata ricoverata in ospedale per preeclampsia. Mi hanno tenuta sotto controllo fino a quando, nella notte tra lunedì e martedì, la situazione è precipitata. La pressione è aumentata fortemente, c'è stato un principio di distacco di placenta e così hanno dovuto portarmi in sala operatoria per un cesareo d'urgenza. Per non farmi agitare, e quindi far aumentare ulteriormente la pressione, mi hanno detto che mi portavano in sala per somministrarmi un farmaco ma io sapevo già quello che stava succedendo. Poco dopo mezzanotte è nato Gabriel. Ho potuto sentirlo, ma non vederlo perché già non vedevo più. Poi è nato Kevin. Li hanno portati subito in terapia intensiva. Io ho potuto vederli solo il giorno dopo perché nel frattempo ho avuto un'emorragia e quindi i medici hanno dovuto lavorare per salvare anche me».
Per Martina e Valentino sono stati giorni difficili, di gioia e di ansia. «Mi hanno detto che sarebbe stato come andare sulle montagne russe, come scalare l'Everest, e così è stato. Con bambini così prematuri si fanno tre passi avanti e due indietro. É una continua incertezza, insorgono complicazioni, ci sono stati tanti ostacoli da superare ma fortunatamente loro sono stati forti e alla fine è andato tutto bene», racconta la mamma.
Nella sua mente ci sono ben impresse tutto le tappe di questi mesi trascorsi avanti e indietro dall'ospedale.
«Il primo giorno che li ho visti dopo il parto è stata una grande gioia. Solo in quel momento ho davvero realizzato che ero diventata mamma. Erano piccoli, intubati, ma erano vivi e quello era l'importante. «Per un mese Gabriel e per 21 giorni Kevin hanno respirato grazie all'aiuto delle macchine. Poi finalmente la situazione è migliorata. Sono usciti dall'incubatrice il 21 agosto e anche lì è stata una festa», ricorda Martina.
Non sono mancati i momenti di grande preoccupazione come quando, a 31 settimane, Kevin è stato operato al dotto di Botallo, un'apertura che, nel feto, collega l'arteria polmonare con l'aorta e che subito dopo la nascita si chiude. Nei bambini nati prematuri, però, non sempre questo avviene. «Per la prima volta, per Kevin, il chirurgo è venuto da Padova al S. Chiara per effettuare l'intervento in quanto i sanitari ritenevano troppo rischioso trasferire il bambino».
Giorno dopo giorno i due gemellini sono cresciuti, hanno acquistato le forze e ora Kevin pesa 3.400 grammi e Gabriel 2.900. «Dobbiamo davvero ringraziare tutto il personale del reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale di Trento e l'Associazione amici della neonatologia perché ci hanno supportato e coccolato in questo lunghissimo percorso che vi ha visti crescere sia come persone che come famiglia. Oltre che prendersi cura dei piccoli, si sono presi il tempo di ascoltarci e rassicurarci nei tanti momenti in cui abbiamo avuto paura».
Intanto i nonni e gli zii ieri pomeriggio a Zambana hanno preparato per i piccoli palloncini e fiocchi azzurri. «É come fossero nati una seconda volta».