Il processo / In aula

Caso Sara Pedri, maltrattamenti al Santa Chiara: 5 ore di udienza e poi le lacrime

Sentita una ginecologa che ha ripercorso la quotidianità del lavoro nel reparto un tempo guidato da Saverio Tateo

TRENTO. Cinque ore di udienza e non è finita. La conclusione dell’incidente probatorio nell’indagine sui maltrattamenti sul luogo di lavoro - all’interno del reparto di ginecologia del Santa Chiara - è rinviata a dicembre, quando verrà sentito l’ultimo degli otto testimoni.

Indagati sono l’ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu; ventuno le parti lese, fra cui Sara Pedri, la ginecologa forlivese scomparsa il 4 marzo 2021. E anche ieri, come nelle precedenti tre udienze, lacrime in aula.

La testimone, una ginecologa di esperienza e che era arrivata al Santa Chiara con ottime referenze, all’ultima domanda non ce l’ha fatta a trattenere il dolore nel ripercorrere la difficile quotidianità del lavoro in corsia. Ha ricordato quando, in sala operatoria, la dottoressa Mereu le afferrò la mano e la spostò, e ripercorso le parole scambiate con Sara Pedri quando la incrociò nei turni di guardia.

In merito alla ginecologa scomparsa ha confermato di averla vista entusiasta ad inizio del percorso lavorativo e che poi, con il passare delle settimane, si era spenta, manifestando timori che prima non aveva. L’udienza di ieri è iniziata alle 9 ed è terminata pochi minuti prima delle 14. Avrebbe dovuto essere l’ultima dell’incidente probatorio, ma i tempi si sono allungati rendendo necessario fissare un’altra data per sentire l’ultima testimone. «Mi sarei augurato si potesse concludere oggi l’incidente probatorio, che sono convinto sia stato fino ad ora un passaggio fondamentale per la fase successiva del procedimento – spiega l’avvocato Andrea de Bertolini, difensore della testimone - Dal mio punto di vista anche oggi c’è stata la conferma di una serie di comportamenti di rilevanza penale che sono precipitati su questa professionista».

Presenti in aula gli altri due avvocati delle parti offese, Paolo Demattè e Stefano Daldoss, e gli avvocati della famiglia di Sara Pedri. Il dottor Tateo e la dottoressa Mereu, che hanno sempre respinto le accuse, seduti accanto ai loro legali hanno ascoltato la testimonianza della ginecologa. Il rinvio di due mesi è stato accolto con freddezza dal legale dell’ex primario, l’avvocato Salvatore Scuto. «Un anno e qualche mese per concludere un incidente probatorio chiesto nel settembre 2021 è troppo: è un tempo assolutamente incoerente con questo istituto – spiega il legale del dottor Tateo – ricordo che l’incidente probatorio va fatto quando c’è urgenza di mettere al sicuro una prova orale. Se ci si mette un anno e mezzo forse l’incidente probatorio non era poi così necessario». Dal suo punto di vista, l’avvocato Scuto ha giudicato positivamente l’udienza di ieri: «È stato utile sentire la dottoressa: abbiamo acquisito elementi positivi per la difesa» ha aggiunto.

Sui presunti maltrattamenti a Sara Pedri ha ancora una volta evidenziato che dalle 40.000 pagine di atti depositati (di cui oltre 32mila relativi al cellulare della dottoressa scomparsa) «non emerge alcuna indicazione proveniente dalla dottoressa Pedri, o da altri, circa atteggiamenti intimidatori, vessatori o violenti attribuibili al dottor Tateo e da lei subiti». Da sottolineare che, oltre alla dottoressa scomparsa, ci sono altre venti parti lese, professionisti che in alcuni casi hanno dovuto lasciare Trento a causa del clima insopportabile che si respirava in reparto. Nella richiesta di incidente probatorio avanzata dalle pm Licia Scagliarini e Maria Colpani la parola più utilizzata era “subire”: subire «ingiurie, diffamazioni, denigrazioni personali, percosse, minacce di sanzioni disciplinari, demansionamenti, condotte vessatorie con effetto di umiliazione, sofferenza e annichilimento». A dicembre dovrebbe dunque chiudersi questa fase di formazione anticipata delle prove.

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