Pensioni, arriva quota 103 con 41 anni di contributi e almeno 62 di età. Verso il taglio degli assegni meno bassi
Per recuperare risorse l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni lavora all'ipotesi di riduzione per le pensioni superiori a quattro (2.097 euro lordi) o cinque (2.621 euro) volte il minimo mensile. Confermate le misure di flessibilità in uscita Opzione donna e Ape sociale
MANOVRA Niente Iva zero su pane e pasta, cancellatelle "mini" cartelle esattoriali
TRENTO. Quota 103 con almeno 62 anni di età e 41 di contributi e una stretta sul recupero dell'inflazione per le pensioni più alte: sono le principali misure in campo previdenziale sul tavolo del consiglio dei ministri dedicato alla manovra, misure che prevedono anche la conferma di Opzione donna e dell'Ape sociale.
Dunque, niente grande riforma per superare la legge Fornero, ma per ora solo provvedimenti di flessibilità in uscita che riguardano una piccola platea di lavoratori.
Un legge strutturale è annunciata per l'anno prossimo, ma anche in quel caso dovrà fare i conti con la situazione finanziaria dello Stato.
Ma torniamo alla manovra varata ieri sera.
Per la flessibilità in uscita dovrebbe essere stanziato nel complesso circa un miliardo mentre i risparmi della stretta sulla perequazione delle pensioni più alte dipenderà dalle soluzioni scelte.
Potrebbe valere circa 1,5 miliardi se si riducesse il recupero dell'inflazione dal 75% al 50% per le pensioni superiori a cinque volte il minimo, cioè a 2.621 euro lordi al mese.
Ma potrebbe anche superare i tre miliardi se si tagliasse al 50% anche la perequazione delle pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo (tra i 2.097 euro e i 2.621). Questo se si decidesse il taglio netto sull'intero assegno. Ma non sono escluse anche soluzioni meno tranchant.
I risparmi sarebbero minori se il taglio si facesse solo per la parte di pensione che eccede i 2.097 euro, in pratica applicando una franchigia per la parte di pensione fino a quattro volte il minimo: si risparmierebbe così 1,45 miliardi.
Una ulteriore limatura ci sarebbe - a 1,41 miliardi - con la stretta che metta una franchigia sull'assegno fino a cinque volte il minimo.
La discussione sulla misura sarà aperta fino alla fine dato che nel caso della soglia più alta sarebbe salvaguardato dal taglio oltre l'84% dei pensionati mentre nel secondo caso solo il 72%. In pratica quindi nel caso della misura limitata ai redditi da pensione superiori ai 2.097 euro al mese resteranno comunque tutelati quasi tre pensionati su quattro ma quelli che saranno colpiti dalla misura avranno una penalizzazione consistente a fronte di una perequazione calcolata dal Mef per il 2023 che al 100% vale il 7,3%.
In caso di taglio dal 90% al 50% del recupero dell'inflazione per le pensioni tra le quattro e le cinque volte il minimo un assegno da 2.400 euro lordi avrebbe un recupero di circa 87 euro invece che di 157 euro con una perdita di 70 euro al mese. La perdita si ridurrebbe a 4,24 euro se si utilizzasse la franchigia. Per un reddito da pensione da 5mila euro (che ora ha una perequazione al 75%) il recupero sarebbe di 182 euro invece che di 273 con una perdita di circa 90 euro (con il taglio su tutta la pensione).
Sul fronte della flessibilità in uscita la nuova legge di Bilancio dovrebbe prevedere l'introduzione di Quota 103 con almeno 62 anni di età e 41 di contributi alla quale dovrebbe affiancarsi una finestra mobile di tre mesi per il lavoro privato e di 6 mesi per i dipendenti pubblici così come è stato previsto per Quota 100.
Le risorse da stanziare per il 2023 dovrebbero essere intorno a 700 milioni per una platea totale di circa 47mila persone. Ma è probabile che le uscite reali si fermino alla metà della platea - meno di 25mila persone quindi - soprattutto se si deciderà per il divieto di cumulo con il lavoro come è stato previsto per Quota 100. In quel caso a fronte di una platea di un milione di persone con i requisiti nel triennio 2019-2021 ne sono uscite circa 380mila. Il divieto di cumulo con il lavoro dovrebbe essere però "ammorbidito" con la possibilità di avere redditi dal lavoro annui per importi fino a 5mila euro (senza la definizione di lavoro occasionale).
La cifra da spendere per questa Quota 103 che sostituirebbe la Quota 102 che si esaurisce a fine 2022 raddoppierebbe nel 2024 con circa 1,4 miliardi di spesa dato che con la finestra mobile le persone riceveranno i primi assegni solo da aprile 2023 (da luglio i pubblici). Per alcuni il pensionamento arriverà anche più avanti nel caso i requisiti si perfezionino nel corso dell'anno.
Le coorti che saranno interessate alla misura sono solo quelle del 1960 e 1961 (quindi 62 e 63 anni) perché quelle più anziane sono già uscite con quota 100 (il 1959 con 62 anni nel 2021) e le più giovani saranno ancora bloccate. Chi infatti avrà nel 2023 64 anni di età e 41 di contributi ne aveva già 62 di età e 39 di contributi nel 2021 e aveva quindi i requisiti per Quota 100.