Ora anche papa Francesco ha il suo Vaia Cube, l'incontro in Vaticano
Ecco come è andata nel racconto di Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, i fondatori della startup trentina che tre anni fa hanno deciso di unire le forze e dare un senso a quei 42 milioni di alberi abbattuti in dall'uragano una notte creando la mini cassa acustica con il legno certificato
PINÈ Piantati 700 alberi dall'Asuc con la startup trentina Vaia Cube
L'IDEA Casse acustiche dagli alberi caduti con la tempesta Vaia
TRENTO. Da qualche giorno anche Papa Francesco ha il suo Vaia Cube, l’amplificatore audio per smartphone realizzato con il legno degli alberi abbattuti durante la tempesta Vaia. Emozionati e orgogliosi Federico Stefani, Paolo Milan e Giuseppe Addamo, i giovani fondatori della startup trentina Vaia, che tre anni fa hanno deciso di unire le forze e dare un senso a quei 42 milioni di alberi abbattuti in una notte creando qualcosa di nuovo, di utile e di bello.
E così, il piccolo cubo di legno trentino certificato, con il suo design eloquente e originale, ha destato la curiosità del Pontefice.
Ma ad apprezzarlo sono state anche altre personalità di spicco: il 2 giugno scorso, infatti, Vaia Cube è stato consegnato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e più di recente – in occasione del Global Social Business Summit a Torino – al Nobel per la Pace Muhammad Yunus.
Traguardi importanti per la startup Vaia, che si è distinta da subito per il modo di fare impresa attento all’ambiente: una parte dei ricavi è, infatti, destinata alla ricostituzione dell’ecosistema esistente prima della disastrosa tempesta del 2018. Dal 2020 ha piantato ben settantamila alberi in tutto il Triveneto e a Roma. E non intende fermarsi, come spiega Federico Stefani.
Il 14 novembre avete incontrato Papa Francesco: come avete avuto questa occasione?
Eravamo a Roma su invito della Focsiv, la federazione di organismi di volontariato internazionale di ispirazione cristiana, che festeggiava i 50 anni. Eravamo stati chiamati per portare la nostra testimonianza di impresa che propone un modello alternativo, per cui produrre non significa depauperare l’ecosistema ma ripristinare le risorse del territorio. In quell’occasione, abbiamo incontrato Ricardo Rao, attivista brasiliano per l’ambiente e i diritti umani, e gli abbiamo donato il Vaia Cube. Secondo i programmi, tutto doveva finire lì.
E invece?
I dirigenti della Focsiv sono rimasti colpiti dal Vaia Cube, lo hanno trovato in linea con i valori cristiani: rispetto per il creato, rispetto per l’essere umano e la capacità di creare valore per il bene comune. “Dovete portarne uno al Santo Padre!”, dicevano. Quel giorno loro avevano un’udienza privata con il Pontefice, sono riusciti ad ottenere il permesso per far entrare anche me. Così, poco prima della fine dell’udienza, sono stato a tu per tu con Papa Francesco per un minuto.
Cosa vi siete detti tu e il Pontefice?
Sarò sincero: di quei sessanta secondi ho un totale black out. Solo quando il Vaticano ci ha inviato le foto che ritraggono il mio incontro con lui, ho realizzato davvero. È stata un’emozione indescrivibile. Lui è un uomo brillante, carismatico. In precedenza, durante l’udienza ha parlato dell’importanza del volontariato, che significa andare verso l’altro, mettersi in gioco. Parole in cui anche noi ci ritroviamo perfettamente.
Cosa rappresenta per voi questo incontro?
Forse esagero, ma penso che Papa Francesco sia l’unico vero leader del mondo di oggi, l’unico che non teme di prendere posizione netta sulle questioni più importanti: dall’ambiente ai diritti sociali. Ecco, poter dire che anche il nostro prodotto è simbolo di rispetto per l’ambiente e per le persone ci emoziona e ci riempie di orgoglio. Questi riconoscimenti ci ripagano dei sacrifici fatti e confermano che siamo sulla giusta strada.
In tema di ambiente, tuttavia, mancano azioni globali incisive: pensiamo ai risultati della Cop27, il vertice sui cambiamenti climatici da poco concluso.
Puntualmente, quando una Cop si conclude, si parla di fallimento e delusione. Ma, mi chiedo, di cosa ci meravigliamo? Non siamo in grado di metterci d’accordo nemmeno sulle questioni all’apparenza più banali e scontate. In un quadro come questo, la crisi climatica non verrà mai risolta.
Voi però proponete un modello di impresa che invece è attenta alla sostenibilità.
Di più, la sostenibilità è il cuore del nostro fare impresa. E siamo orgogliosi di essere un’azienda portatrice di valori sani. Facciamo in modo che ciò che creiamo non impatti e sottragga valore all’ambiente e alla comunità, ma ne aggiunga. In questo senso va operata una rivoluzione di pensiero: dobbiamo smettere di considerare la sostenibilità come un accessorio, ma ritenere normale e pretendere che sostenibilità e impresa siano le due facce della stessa medaglia.
Non solo ambiente, ma anche cultura: in questi giorni una vostra nuova iniziativa sostiene il Fai, il Fondo per l’ambiente italiano. Di che si tratta?
È un’iniziativa pensata per il Black Friday, ma nello spirito di Vaia: pensiamo che le persone non abbiano bisogno di cose, ma di identità e di esperienze, di incontri con l’altro e di bellezza. Per ogni due prodotti Vaia acquistati sul nostro sito ci sono due biglietti omaggio validi un anno per visitare uno dei 54 siti del Fai in tutta Italia. L’occasione non si esaurisce col Black Friday, ma prosegue fino a fine anno. E per noi non è una novità: nel 2020 avevamo sostenuto in maniera analoga Arte Sella, l’anno scorso le librerie indipendenti.
A quali nuovi progetti state lavorando?
Da un paio di mesi abbiamo lanciato il nuovo Vaia Focus, un amplificatore visivo che ingrandisce lo schermo dello smartphone. La struttura è prodotta col legname di Vaia, mentre la custodia con gli scarti del telo geotessile usato dalla startup Glac-Up sul ghiacciaio Presena. Con Vaia Focus sosteniamo Summit Foundation, iniziativa tesa a ridurre l’impatto delle attività umane nell’arco alpino, e Ice Memory, progetto internazionale finanziato dal Cnr e dall’Università Ca’ Foscari. Sono arrivati poi i Vaia Joy colorati e abbiamo da poco iniziato a lavorare in Puglia: vogliamo recuperare il legno degli olivi uccisi dalla Xylella per realizzare manufatti innovativi. Per il prossimo anno abbiamo in cantiere nuove collaborazioni di alto livello con partner europei e continueremo con le piantumazioni: siamo la realtà che ha piantato più alberi sulle Dolomiti, ma il merito di questo va in primis alle tante persone e aziende che hanno creduto in noi.