"In Brasile uno schiaffo alle istituzioni democratiche, ma il Paese ha saputo reagire"
Parla l'ex missionario trentino Luigi Zadra: "Ora situazione normale ma resta la preoccupazione". Intanto il governo fa sapere che sono 1.500 gli estremisti di destra fermati dopo l'assalto ai palazzi del potere. Ieri decine di migliaia di persone hanno invaso le strade delle principali città per manifestare in difesa della democrazia
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TRENTO. "È stata una sorpresa, per quanto annunciata. Le istituzioni però hanno dimostrato molta unità nell'affrontare la sfida del momento, e la situazione è tornata alla normalità, anche se c'è sempre il sospetto che possa succedere qualcosa".
Così Luigi Zadra, ex missionario comboniano originario di Denno, in Trentino, da 48 anni in Brasile, spiega l'atmosfera che si respira nel Paese dopo l'assalto a Parlamento, governo e Corte suprema, avvenuto domenica sera a Brasilia.
"Resta un danno morale, più che materiale. Quello che è successo domenica è stato uno schiaffo alle istituzioni. E il governo federale, che avrebbe dovuto agire, è stato un po' connivente", continua Zadra, che da 25 anni si trova nello Stato del Paraiba, dove lavora con i "quilombos", discendenti degli africani ridotti in schiavitù. "Loro - conclude - hanno votato in massa Lula, perché vedono in lui un segno di speranza".
Ieri sera il ministro della giustizia brasiliano, Flavio Dino, ha reso noto che finora sono "circa 1.500" le persone arrestate nell'ambito dell'assalto ai palazzi del potere avvenuto domenica a Brasilia da parte dei sostenitori di Bolsonaro.
Dino ha detto che la polizia federale ha già identificato in dieci Stati del Paese persone sospettate di avere legami economici con gli organizzatori del tentato colpo di Stato di domenica a Brasilia e ha affermato che sono già stati emessi mandati di arresto.
I sospettati avrebbero anche finanziato il noleggio di autobus per portare gli estremisti di destra nella capitale. Il ministro ha affermato che la responsabilità riguarda anche coloro che non erano presenti agli assalti: finanziatori e organizzatori.
Decine di migliaia di persone hanno invaso ieri, 9 gennaio, le strade e le piazze delle principali città brasiliane per manifestare a favore della democrazia, in risposta all'assalto al Congresso da parte dei sostenitori dell'ex presidente Jair Bolsonaro. L'affluenza alla manifestazione di San Paolo è stata "impressionante", riporta questa mattina la Bbc: una parte dell'Avenida Paulista, la strada più famosa del Paese, è stata bloccata al traffico mentre la folla cantava e ballava chiedendo giustizia.
Molti manifestanti erano vestiti di rosso, i colori del Partito dei Lavoratori di Lula; altri sventolavano cartelli con scritto 'Nessuna amnistia per i golpisti' e altri ancora cantavano in coro "prigione per Bolsonaro".
"Non sono d'accordo con quello che è successo a Brasília: è stato un incubo. Non sono d'accordo con chi crede che con la democrazia si possa usare il proprio potere per distruggere la democrazia", ha detto alla Bbc Gabriel, che ha fornito solo il suo nome di battesimo. "Voglio dimostrare al mondo e al nostro Paese che, anche se ci sono migliaia di persone che credono che le elezioni non siano state valide, qui in Brasile abbiamo un enorme numero di persone che credono di potersi fidare del nostro governo e della nostra democrazia", ha aggiunto.
"La polarizzazione è un grosso problema: ognuno ha le proprie idee e non credo ci sia molto dialogo tra le due parti", ha commentato un'altra manifestante, Marina Rodrigues Carmona. Ieri mattina, la polizia ha iniziato a smantellare un accampamento di sostenitori di Bolsonaro a Brasília, uno dei tanti che sono stati allestiti fuori dalle caserme dell'esercito in tutto il Paese dopo le elezioni presidenziali.