I sindacati soddisfatti per l'aumento alle badanti: "Sacrosanto, ma non diventi l’occasione per la crescita del lavoro nero"
Cgil, Cisl e Uil: "Gli aumenti si scaricheranno sui nuclei con familiari non autosufficienti. Indispensabile adeguare l'assegno di cura al costo della vita. In Trentino sono circa 14mila le persone non autosufficienti"
BADANTI Contratto, più soldi: famiglie trentine preoccupate
INFLAZIONE L'Istat, conferma stime novembre, prezzi su dell'11,8%
IL REPORT Sempre più poveri in Trentino: raddoppiati in cinque anni
CARITAS Trentino tra le aree con più alta incidenza di nuovi poveri
DATI In 15 anni triplicate le persone in povertà assoluta
TRENTO. "L’adeguamento delle retribuzioni contrattuali per le badanti rischia di essere l’ennesima batosta che si scarica sui magri bilanci delle famiglie e di alimentare la spirale perversa che spinge alle assunzioni in nero nel settore dell’assistenza. L’aumento è, condivisibile, legittimo e sacrosanto per le lavoratrici e i lavoratori del settore. Ma, di fatto, metterà in molta difficoltà le persone più fragili, quelle che già sopportano non senza fatica il peso della non autosufficienza". Lo dicono i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil ricordando che in Trentino sono circa 14mila le persone non autosufficienti.
"Per questa ragione chiediamo - spiegano i sindacati - un intervento urgente della Provincia che neutralizzi almeno in parte l’incremento di spesa aggiornando al costo della vita tutte le misure del welfare territoriale a partire dall'assegno di cura, per il quale è previsto dalla legge provinciale. Allo stesso tempo va rivisto l'Icef per adeguarlo ai mutamenti del potere d'acquisto. Vanno alzate, infine, le soglie di deduzione delle spese per le badanti per fare in modo che le famiglie continuino a trovare conveniente la stipula di contratti regolari”. Circa l’80 per cento di questi sono persone anziane. A farsi carico dei loro bisogni di cura sono spesso le badanti che già oggi, secondo alcune stime, potrebbero essere occupate in nero in un caso su due".
"Così, con un’inflazione al 12.3 per cento (ultimo dato aggiornato), anche l’adeguamento deliberato fino ad adesso e limitato al solo Assegno Unico, è insufficiente. “Comprendiamo lo sforzo fatto da Piazza Dante, ma serve un’ulteriore passo avanti. Per evitare il tracollo di molte famiglie e il ricorso massiccio a forme di lavoro irregolare è assolutamente necessario che l’adeguamento all’inflazione di tutte le misure di welfare provinciale diventi strutturale – insistono Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Negli anni scorsi insieme ai sindacati dei pensionati abbiamo lavorato per estendere le misure contro la non autosufficienza. Senza risorse adeguate le misure previste dal nostro welfare rischiano di essere sempre meno efficaci”.