L’allarme degli artigiani: “Su 300 colloqui solamente tre assunzioni. Manca tanta manodopera”
Il presidente Marco Segatta: “In questo momento il settore in cui c'è maggiore necessità è quello del trasporto, sia merci che persone. Poi c'è la filiera delle costruzioni con l' impiantistica e la lavorazione del legno. Servono persone formate. Noi stiamo cercando di lavorare tantissimo con la scuola per far capire le opportunità che può dare il settore dell'artigianato ma non è facile”
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TRENTO. «Su 300 candidati che si sono presentati per i colloqui con una cinquantina di aziende durante i 5 career day organizzati sul territorio tra novembre e dicembre solo 3 hanno firmato un contratto. Evidentemente c'è un cortocircuito pesante tra domanda e offerta di lavoro». Sembrerebbe paradossale, ma per gli artigiani trentini appena usciti da una pandemia e piombati nel mezzo di una crisi energetica e di rincari dei prezzi il problema più impellente è quello del reperimento di manodopera.
«È così» conferma il presidente Marco Segatta snocciolando i risultati dell'ultimo tentativo fatto dalla sua associazione per trovare addetti da inserire nelle aziendine trentine. «In tutti i campi non si trovano collaboratori. Men che meno che abbiano le competenze che servono alle nostre imprese. In quella ricerca sono state contattate 300 persone ma i risultati non sono stati entusiasmanti: solo 3 contratti di lavoro».
Che tipo di figure cercate?
«In questo momento il settore in cui c'è maggiore necessità è quello del trasporto, sia merci che persone. Poi c'è la filiera delle costruzioni con l' impiantistica e la lavorazione del legno. Servono persone formate. Noi stiamo cercando di lavorare tantissimo con la scuola per far capire le opportunità che può dare il settore dell'artigianato ma non è facile».
Vediamo il lato positivo: significa che lavoro ce n'è, o no?
«Sento aziende che dicono che hanno già buona parte dell'anno coperta. Vedo una certa serenità da questo punto di vista. Ovvio che se da noi il turismo continua a tirare va bene per tutti, a partire dalle nostre piccole imprese di manutenzioni per proseguire con l'indotto. Non vorrei però cantare vittoria in anticipo, perché il livello di incertezza resta elevato».
Facciamo allora un salto indietro: che valutazioni dà sull'anno appena concluso?
«Possiamo dire che è stato positivo nonostante le preoccupazioni relative al caro energia, al caro materiali e al contesto internazionale».
Più o meno delle previsioni?
«Dal punto di vista del fatturato meglio delle previsioni, specialmente per quanto riguarda il comparto edilizia. Dal punto di vista degli utili non si possoni dare giudizi finché non avremo i bilanci finali. Di sicuro con l'aumento dei costi il guadagno non andrà di pari passo con i ricavi. I margini certamente si sono ridotti, ma viste le premesse non è andata male».
Come si presenta il 2023?
«Il sentiment è abbastanza positivo. Come detto, sento da parte degli artigiani che il lavoro c'è anche se restano le incognite. A partire dal superbonus, che è stato il traino della ripresa. Con tutte le modifiche fatte in corso d'opera dal governo per ovviare a chi si era comportato disonestamente, si è finito per mettere in difficoltà le nostre aziende, in modo particolare per quanto riguarda la cessione del credito».
Aziende a corto di liquidità?
«Abbiamo fatto un sondaggio da cui emerge che i crediti bloccati dalle banche sono circa 20 milioni. Ora per gli istituti si apre la possibilità di cedere il credito ad aziende clienti capienti. Speriamo serva per dare ossigeno ai nostri piccoli artigiani. Ci sono nostre aziende che rischiano molto. Qualcuna anche di chiudere».
Lo shock energetico è stato riassorbito?
«Riteniamo che, anche su nostra iniziativa, l'operazione di Confidi per offrire mutui veloci fino a 25mila euro sarà un bell'aiuto, che si affianca al protocollo con la Provincia. Per quanto riguarda il caro materiali la situazione si è un po' stabilizzata. Cosa sarà in futuro dipende dalla domanda e dall'offerta: se calerà la richiesta, una riduzione dei prezzi ci sarà».
Già da quest'anno si dovrebbero vedere gli effetti della"messa a terra" del Pnrr: può essere un'opportunità anche per il mondo artigiano?
«Ovvio che il Piano impatta sulle grandi opere e sulle grandi aziende, però riteniamo che ci sarà un certo indotto anche per noi. Per le nostre imprese artigiane le opportunità più interessanti dovrebbero arrivare dal bando sulla riqualificazione dei borghi. L'importante è non rimanere ingolfati nei tempi lunghi della burocrazia».
Ad ottobre si vota: cosa chiedete alla politica provinciale?
«Fatti concreti a supporto delle piccole imprese e con attenzione ai territori più svantaggiati, distanti dal centro ma che danno la possibilità di mantenere vivi i paesi più lontani. Quindi non incentivi con burocrazia troppo spinta, o solo se a fronte di investimenti molto elevati. Ricordiamo che le piccole imprese sono oltre il 90 per cento di quelle iscritte alla Camera di commercio».