Maestro di sci morto a 40 anni, tutti assolti: erano imputati l'ex primario e l'infermiera del 118
A presentare la querela il fratello di Federico Costantino: contestava un ritardo di una ventina di minuti nell’arrivo dell’elisoccorso. L’accusa per i sanitari era di omicidio colposo
TRENTO. Assolti. È terminata - per il primo grado - davanti al giudice per l'udienza preliminare la causa sulla morte di Federico Costantino. Maestro di sci e cuoco di Canazei, il 40enne era rimasto gravemente ferito in un incidente sugli sci il 9 gennaio in val Contrin e il suo cuore aveva smesso di battere una settimana dopo, nel reparto di rianimazione del Santa Chiara.
La procura aveva avviato degli accertamenti dopo la denuncia che era stata presentata dal fratello del maestro di sci. Denuncia nella quale si ipotizzava un grave ritardo nell'arrivo dei soccorsi: circa 20 minuti di troppo. 20 minuti che sarebbero costati la vita dell' uomo, padre di due figli. Nel febbraio dello scorso anno c'era stata una richiesta di archiviazione sempre da parte della procura sulla quale era stata però accolta l'opposizione proposta sempre dagli avvocati della famiglia Costantini.
E quindi si era andati avanti con due indagati: l'ex primario di Trentino Emergenza, Paolo Caputo (ora in pensione) e l'infermiera in servizio alla centrale del 118 al momento dell'incidente e che aveva gestito l'emergenza. L'ipotesi accusatoria nei loro confronti era quella di omicidio colposo e c'era anche una possibile richiesta di danni da oltre due milioni di euro. Ma il gup ha decretato l'assoluzione dei due difesi dagli avvocato Marco Stefenelli (il medico) e Roberto Bertuol (l'infermiera) che non avevano chiesto riti alternativi. Si tratta di un "momento" nuovo introdotto dalla legge Cartabia che va a governare l'udienza preliminare cosiddetta "secca", ossia quella in cui non si innestano riti alternativi e il gup è chiamato a decidere se rinviare a giudizio l'imputato oppure emettere una sentenza in suo favore. In questo caso in favore dei due imputati.
Di fatto il giudice pronuncia sentenza di non luogo a procedere anche quando gli elementi acquisiti non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna. A favore di medico e infermiera, erano state portate delle perizie che hanno dimostrato che non c'è stato un nesso causale fra la gestione dell'intervento di soccorso e il decesso del 40enne che, come detto, è avvenuto una settimana dopo il ricovero.
Un decesso che sarebbe quindi causato dai traumi che aveva riportato nella caduta. Il punto al centro della causa riguardava la scelta dell'elisoccorso mandato sul target. La centrale operativa di Trento aveva chiesto l'intervento del mezzo provinciale mentre la famiglia Costantini sosteneva che se fosse stato richiesto il decollo dell'Aiut Alpin, l'equipe sarebbe arrivata prima.
«Quello che per la famiglia di Federico è importante - spiega l'avvocato Luca Pontalti, parte civile - è che quello che è successo a lui non succeda più, a nessuno. Dopo la tragedia la Provincia ha previsto la presenza di un mezzo di soccorso via cielo a Cavalese, per le emergenze in pista».
L'incidente mortale il 9 gennaio di due anni fa, Federico Costantino, in base alla ricostruzione di quello che è successo, era andato da solo a fare scialpinismo. Cosa normale per lui, grande appassionato e maestro di sci. Il dramma si consumò quella mattina di gennaio lungo la strada forestale che dal Rifugio Contrin scende verso il parcheggio della funivia Ciampac sopra Canazei. Il maestro di sci cadde su una lastra di ghiaccio andando a sbattere con la testa contro un abete. Due scialpinisti di passaggio assistettero all'incidente.
Le condizioni del povero Federico Costantino, sulle prime cosciente, apparvero subito molto gravi. Alle 11 e 37 venne allertata la centrale operativa del 118 a cui vennero precisate le coordinate del luogo dove si trovava l'infortunato. Dalla centrale è partita la richiesta di intervento per l'elisoccorso provinciale che era in quel momento a passo Lavazè per un altro intervento.