Tragedia di Caldes, territorio unito. I sindaci della zona in linea con la giunta Fugatti: “Il numero di orsi va ridotto”
Nell’incontro con gli amministratori locali, Fugatti ha ribadito quanto ripetuto subito dopo la morte del runner: “La presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come”
SONDAGGIO I lupi e gli orsi problematici vanno abbattuti?
CALDES. Gli amministratori locali della Val di Sole sono uniti: il numero degli orsi che frequentano le montagne del Trentino va fortemente ridotto. I sindaci hanno condiviso la linea assunta dalla Giunta provinciale, dopo la morte del giovane runner nei boschi di Caldes, nel corso dell’incontro di questa mattina, 8 aprile, ospitata nella sede della Comunità Val di Sole con il presidente Maurizio Fugatti, il vice e assessore all’ambiente Mario Tonina e il dirigente generale del Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna Raffaele De Col con i dirigenti dei Servizi foreste e faunistico, Giovanni Giovannini e Sergio Tonolli.
“I cittadini chiedono risposte concrete, che le autorità sono chiamate a dare” hanno detto i sindaci, con il testa il primo cittadino di Caldes Antonio Maini e il presidente della Comunità Val di Sole Lorenzo Cicolini. Il presidente Fugatti ha illustrato le misure previste: con ordinanza contenibile e urgente è stata stabilito l’abbattimento dell’orso che ha causato la morte del 26enne di Caldes, alla quale seguiranno altre ordinanze per la rimozione dei tre esemplari problematici MJ5, JJ4 e M62.
Gli orsi da abbattere sono dunque potenzialmente 4, qualora dalle indagini genetiche a cura della Fondazione Edmund Mach emergesse che il plantigrado che ha aggredito il runner non sia già classificato come pericoloso. Intanto prosegue il presidio intensivo da parte del Corpo forestale trentino del fronte compreso tra Mostizzolo e la Val Meledrio: il personale effettua anche una attività di informazione verso le persone intendono usufruire della rete stradale e sentieristica.
“Fin dall’inizio di questa tragedia abbiamo trovato una grande unaità del territorio e dei suoi rappresentanti, che con senso di responsabilità istituzionale hanno dimostrato la volontà di affrontare congiuntamente la questione in merito alle soluzioni operative” ha spiegato il presidente Fugatti al termine dell’incontro.
Il vicepresidente Tonina ha evidenziato come “dobbiamo distinguerci per razionalità e responsabilità rispetto alle esigenze della popolazione. L’Amministrazione dimostra in questo modo la giusta fermezza di fronte alla presenza di animali problematici: il progetto così com’è, oggi non sta più in piedi e va rivisto in maniera radicale”.
Il come lo ha spiegato il presidente della Provincia: “La presenza di oltre un centinaio di esemplari sul territorio Trentino non è sostenibile. Dobbiamo riportare la popolazione a circa 50 unità. Non importa come” ha detto Fugatti.
Lo studio di fattibilità del Progetto Life Ursus per la reintroduzione negli orsi in Trentino tra il 1999 e il 2002, curato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica, aveva accertato l’idoneità ambientale per ospitare una popolazione vitale di plantigradi (40-60 orsi), che costituiva l’obiettivo finale del progetto.
L’areale doveva andare ben oltre i confini del Trentino, mentre la maggior parte del centinaio di esemplari attualmente presente in Trentino si sposta all’interno di un’area ampia circa 1.500 chilometri quadrati (pari a un quarto dell’intero territorio provinciale) e fortemente antropizzata.