Fugatti: "Il 25 aprile patrimonio di chiunque si riconosca nella nostra Costituzione"
Il presidente della Provincia autonoma di Trento ha esordito così a Palazzo Geremia a Trento dove si è svolta la cerimonia dedicata a questa importante giornata. Ha anche annunciato la prossima costituzione di un tavolo per l'ottantesimo della Liberazione. Il suo discorso
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TRENTO. "Il 25 aprile non può essere patrimonio di una parte perché appartiene a tutti coloro che si riconoscono nella nostra Costituzione, dal singolo cittadino fino alle più alte cariche istituzionali". Il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, ha esordito così a Palazzo Geremia a Trento dove si è svolta la cerimonia dedicata alla Festa della Liberazione. Fugatti ha anche annunciato la prossima costituzione di un tavolo per l'ottantesimo della Liberazione.
Il suo discorso
Oggi festeggiamo il 25 aprile: il giorno della liberazione dal fascismo e dal nazismo. Una data del nostro calendario che non deve e non può essere patrimonio di una parte perché la Festa della Liberazione appartiene a tutti coloro che si riconoscono nei valori della Costituzione, dal singolo cittadino alle più alte cariche istituzionali. Proprio rileggendo la nostra Carta costituzionale è possibile ritrovare le ragioni della Resistenza, le motivazioni e le aspirazioni di quelle donne e di quegli uomini che in tempi difficilissimi decisero di lottare per la libertà e per la democrazia.
In particolare oggi siamo chiamati a ribadire la nostra riconoscenza nei confronti di coloro che furono protagonisti di quella lotta. La lotta contro un nemico spietato. Lo stesso nemico che in Italia ha voluto e applicato le leggi che hanno chiuso il Parlamento, azzittito con il carcere e con il confino le voci degli oppositori, voluto e attuato una guerra sanguinosa a fianco della Germania hitleriana.
Quella lotta unì forze, culture e sensibilità diverse e quella unione ebbe la massima espressione e sintesi nel nella nostra Costituzione. Oggi è importante, al di là delle diverse appartenenze di partito e di schieramento, ritrovare quella unità sulle questioni e sui valori di fondo. A maggior ragione in un momento così drammatico per l’Europa e per gli equilibri mondiali: per reagire uniti ad una guerra di aggressione voluta dalla Russia di Putin ai danni dell’Ucraina, del suo popolo, della sua integrità.
Riconoscere e sostenere il diritto del popolo ucraino a vivere in sicurezza, costruire il più rapidamente possibile le condizioni per fermare le armi e per avviare una soluzione al conflitto che porti alla pace e al rispetto delle libertà: in questa prospettiva noi oggi possiamo guardare al 25 aprile non solo come ad una data storica fondamentale, ma ad una lezione che ci orienti e ci ispiri.
Nei giorni della Liberazione il popolo italiano accolse con entusiasmo la sconfitta del nazi-fascismo e la fine della guerra. Vi era un sentimento popolare diffuso contro la dittatura e la guerra, a favore della democrazia e della pace, ma sappiamo anche che gli anni dell’immediato dopoguerra furono anni difficili, anni di fame e di miseria. In quel periodo la maggioranza della popolazione trentina invocò a gran voce il riconoscimento dell’autonomia. Furono gli anni dell’ASAR, del grande movimento autonomista che chiedeva con forza un cambiamento profondo nell’organizzazione dello Stato italiano e la fine del soffocante e aggressivo centralismo nazionalista che aveva caratterizzato il ventennio fascista.
Fu in quel momento, anche grazie alla figura di Alcide De Gasperi, che venero trovate le soluzioni per riconoscere e garantire la nostra autonomia speciale. Dobbiamo ricordare che questa nostra autonomia, che nel tempo è andata mutando e crescendo, è stato un formidabile strumento per costruire le condizioni per la cooperazione tra gruppi linguistici, la loro convivenza, il loro avvenire di sviluppo e di benessere. E’ stata la nostra autonomia (approvata dall’Assemblea costituente), un modo per disinnescare i conflitti propri di una regione di confine, conflitti nati dagli effetti devastanti degli opposti nazionalismi. Anche per queste ragioni festeggiamo il 25 aprile, sapendo che che il nostro assetto autonomistico è anche il frutto dell’esito di quella lotta.
Dobbiamo ricordare proprio in questa giornata il sacrificio di tante donne e tanti uomini, a partire dalle migliaia di internati militari nei campi tedeschi, da figure come quella di Giannantonio Manci, capo della Resistenza trentina, di sacerdoti come don Narciso Sordo che trovò la morte nel campo di Gusen-Mauthausen e al quale, proprio nell’aprile dell’anno scorso, ebbi modo di rendere omaggio recandomi nel memoriale sorto nel luogo del forno crematorio del lager nazista.
Anche per queste ragioni pensiamo sia fondamentale promuovere una solida conoscenza storica su quello che avvenuto negli anni del fascismo, della guerra e dell’occupazione nazista. Una conoscenza storica che permetta di promuovere un’educazione alla cittadinanza fondata sull’adesione ai valori e alle idealità della nostra Costituzione. E’ questo un impegno rivolto prevalentemente alle nuove generazioni, al mondo delle scuole, ma non dobbiamo dimenticare che tale conoscenza deve essere garantire a tutta la popolazione, a tutte le generazioni che compongono le nostre comunità.
Nelle prossime settimane costituiremo, a livello provinciale, un Comitato per l’Ottantesimo della Resistenza e della Liberazione. Vorremmo che in questo Comitato venissero rappresentate le principali istituzioni, il mondo della scuola, gli enti museali e di ricerca così come le associazioni della resistenza, quelle combattentistiche e d’arma, ed in modo particolare vorremmo coinvolgere l’associazione delle vittime civili di guerra dando appuntamento, proprio per il 2 settembre di quest’anno, ad un momento solenne di ricordo delle vittime del bombardamento che colpì la città di Trento nel 1943.
Crediamo nella memoria, nell’utilità della conoscenza della storia e del passato. Ma vogliamo guardare anche al presente e alle sfide che abbiamo difronte affinchè non si ripetano gli errori e gli orrori del passato. Per poter rafforzare le basi del nostro vivere civile, coltivando la cultura dei diritti e dei doveri, riconoscendoci nei valori universali di libertà e di democrazia.