Grandi carnivori, gli animalisti si rivolgono al Tar per sospendere il decreto di abbattimento di due lupi
L’atto è stato firmato negli scorsi giorni da Fugatti. Per il Wwf, Lncd, Lav e Leal: “I conflitti associati alla presenza del lupo e di altri grandi carnivori non possano essere affrontati solo o prevalentemente attraverso la rimozione o l’abbattimento, come sembra ormai consuetudine della gestione faunistica della Provincia di Trento”
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TRENTO. Un decreto, firmato il 24 luglio dal governatore della Provincia, autorizza la rimozione tramite abbattimento di due esemplari di lupo nella zona di Malga Boldera (Sega di Ala), nel versante trentino dei Monti Lessini. Siamo in presenza del primo caso in Italia. WWF Italia, insieme alle altre associazioni LNDC Animal Protection e LAV, al Tar di Trento, in attesa di conoscere maggiori dettagli e il parere di Ispra, hanno chiesto la sospensione del decreto. La stessa cosa l’ha fatta l'associazione Leal.
L’ordinanza è stata emessa dopo che nei pascoli della zona, negli ultimi due mesi, sono stati predati dai lupi 16 bovini e 2 asini. I lupi sarebbero stati in grado di eludere la presenza di una recinzione elettrificata, presente dal 2018, che perimetra un’area di pascolo estesa per circa 64 ettari.
”La ricostruzione dei fatti – scrive Wwf – riportata nel decreto presenta elementi non chiari: negli ultimi 3 episodi di luglio 2023 sembra essere stato valutato da esperti il corretto funzionamento della recinzione, mentre nei precedenti episodi di predazioni di giugno non si ha notizia di un esame accurato riguardo l’efficace funzionamento della stessa. Nel decreto si cita un parere di ISPRA del 17 luglio 2023, ad oggi non pubblicato sul sito della Provincia, sulla concessione di una deroga che permetta l’abbattimento di due animali del branco gravitante nella zona (ad oggi composto di 3 individui adulti e dalla cucciolata nata nello scorso maggio)”.
Il Wwf Italia esprime le sue forti perplessità sulla richiesta e la concessione delle deroghe per l’abbattimento dei due lupi. La prima considerazione necessaria è sulla natura e sull’efficacia della struttura realizzata per proteggere il bestiame presso Malga Boldera. La prevenzione realizzata utilizzando una rete elettrificata è un sistema sicuro, seppure non infallibile come ogni tecnica messa in atto. “E la mancata verifica della concreta efficacia della recinzione nei primi episodi registrati a giugno potrebbe spiegare la dinamica di come i lupi si siano “abituati” alla presenza di risorse di facile accesso (i bovini al pascolo) davanti una struttura forse non funzionante efficacemente”.
Il WWF Italia ritiene che i conflitti associati alla presenza del lupo e di altri grandi carnivori non possano essere affrontati solo o prevalentemente attraverso la rimozione o l’abbattimento, come sembra ormai consuetudine della gestione faunistica della Provincia di Trento. Il ricorso a deroghe per abbattere è uno strumento che gli Stati membri possono considerare per integrare le altre misure di gestione dei conflitti, ma solo quando tutte le condizioni previste dalla Direttiva Habitat sono soddisfatte.
“Prima di concedere una deroga, le autorità degli Stati membri devono dunque – prosegue così la nota del Wwf – esaminare attentamente tutti i requisiti generali e specifici necessari. Il Wwf, dopo attenta lettura del decreto della PAT, esprime seri dubbi sul rispetto di almeno uno dei tre requisiti fondamentali (l’assenza di un'altra soluzione valida per mitigare i danni all’azienda in questione): il passaggio del decreto in cui si legge che, in seguito dell’abbattimento, “si dovrà produrre una sintetica valutazione dei possibili miglioramenti della prevenzione attivabili nella malga Boldera" è in netto contrasto proprio con i requisiti per la concessione della deroga, che dovrebbe essere considerata e autorizzata solo se nei casi in cui non esistano altre opzioni possibili. Tra i rimedi possibili prima di procedere all’abbattimento si potrebbe considerare, per esempio, la dissuasione tramite proiettili di gomma, soluzione sperimentata con successo nei mesi scorsi proprio su un lupo nel versante veneto della Lessinia, e in questa situazione mai considerata”.
Il Wwf Italia sottolinea anche come in questo caso non siamo davanti a misure urgenti da adottare per la salvaguardia dell’incolumità pubblica, e non siamo in presenza di animali che hanno mostrato comportamenti pericolosi per le persone. Il conflitto economico, condizione ben diversa dalla precedente, dovrebbe condurre a valutazioni per migliorare la sicurezza del bestiame e mitigare il rischio di predazioni prima di considerare la soluzione estrema dell’abbattimento: “Nel decreto inoltre manca qualsiasi riferimento a quali individui saranno abbattuti (adulti o giovani) e non viene spiegata nel dettaglio la scelta del numero di individui da rimuovere. Questo aspetto non è di secondaria importanza. La letteratura scientifica sottolinea infatti come in alcuni casi la rimozione di lupi (in particolare del maschio e/o femmina riproduttori) potrebbe paradossalmente portare a un aumento delle predazioni sul bestiame e dei conflitti, probabilmente a causa della destrutturazione sociale dei nuclei familiari di lupo che ne consegue”.
“Ultima, ma non secondaria considerazione, è quella riguardo il periodo biologico della specie in cui si considera l’abbattimento dei due animali. In estate i branchi di lupo sono infatti impegnati nella crescita della cucciolata. Con la rimozione di due individui adulti (su un totale di tre) si annulla la possibilità di sopravvivenza dei cuccioli (che oggi hanno circa 2 mesi d’età) e quindi dell’intero nucleo familiare. Non considerare questi aspetti sottolinea la superficialità e non proporzionalità del provvedimento”.