Psichiatria, impennata di utenti: «Adolescenti, numeri esplosi». Tutti i dati
In nove anni le visite psichiatriche sono cresciute del 65 per cento e gli utenti sono aumentati del 35%. Claudio Agostini, capo del Dipartimento salute mentale: “Il problema dei giovani è legato alla pandemia, poi c’è il tema delicato dei migranti”
TRENTO. I freddi numeri danno subito l'idea di una crescita. Costante e non certo lenta, se si considera che in nove anni, dal 2003 al 2022, le "prime visite psichiatriche" sono passate da 1.828 a 3.005. Tradotto: +65%. E nello stesso lasso di tempo si è registrato un +35% di utenti. Ma l'aumento, seppur meno ampio, c'è stato ed è significativo anche solo analizzando gli ultimi tre anni: le prime visite sono cresciute del 16% tra il 2020 (anno del Covid, sottolineiamo subito e più avanti capirete il perché) e il 2022, mentre tra il '21 e il '22 la crescita è stata del cinque per cento.
Ad oggi ci sono quindi 8.208 utenti psichiatrici in Trentini. I dati arrivano dall'Istituto di Statistica della Provincia sulla base dei numeri forniti dall'Azienda sanitaria e in particolare dall'Area salute mentale. Il cui Dipartimento è guidato dal dottor Claudio Agostini. Direttore, la domanda è una, ma immaginiamo che la risposta non sia semplice: perché i dati in aumento? C'è una convergenza di più fattori, ma i numeri non mentono e l'aumento c'è. Non indiscriminato, ma evidente. Ed effettivamente è costante, anno dopo anno. Noi siamo alle prese con il post Covid.
L'onda lunga della pandemia si fa sentire. Esatto, ed è esploso il problema degli adolescenti. Questi dati in crescita negli ultimi due o tre anni riguardano proprio la "reazione" dei più giovani al periodo della pandemia. E del lockdown in particolare, immaginiamo? Quella convivenza forzata e coatta nell'ambito della famiglia in un momento nel quale solitamente loro "prendono il volo" ha creato un'impennata di problemi. Riconducibili a qualche tipologia specifica? In realtà no, c'è davvero di tutto, non si fanno mancare nulla. Si va da disturbi della personalità a screzi psicotici, dall'alcolismo all'uso di sostanze fino ai comportamenti antigiuridici.
Torniamo ai dati: la crescita è riconducibile "solo" agli adolescenti? No, parlando in linea generale ci sono altri due filoni. Un primo che riguarda in particolare Trento è legato a disturbi psichiatrici nella popolazione migrante. Un altro elemento è legato alla tendenza dei medici di medicina generale di mandare con maggiore frequenza i pazienti alla salute mentale. E questo ha una chiave di lettura anche positiva, nel senso che il nostro lavoro di de-stigmatizzazione del settore funziona. Fino a qualche decina di anni fa mandare una persona dallo psichiatra era come mandarlo in manicomio. Ora è diverso e quindi c'è stata una crescita di prima visite.
Per quanto riguarda i migranti il legame con la città è legato all'accoglienza non più diffusa sul territorio, mentre le problematiche, immaginiamo, sono legate al drammatico vissuto di queste persone? La maggior parte di queste persone sono fisicamente più sane di noi, perché per affrontare una - diciamo - avventura come il viaggio attraverso il Mediterraneo e le esperienze violente prima della traversata, devono essere appunto sani.
Il problema è che poi possono "saltare" mentalmente. E se curare l'ulcera di un canadese, un italiano o un nigeriano è lo stesso, nel nostro settore è decisamente diverso e più complicato. Il lavoro è quindi aumentato parecchio per tutto il Dipartimento. Sì, e l'impennata di prime visite mal si combina con la difficoltà nel reperire specialisti in psichiatria e infermieri. Il carico lavorativo è cresciuto ma le risorse umane sono meno. E questo rende tutto più faticoso. Paghiamo, come tutti, la cattiva programmazione a livello nazionale e alcuni servizi ne risentono.