Il ministro Tajani in visita a Trento: "In Italia non c'è pericolo imminente ma gli obiettivi sono sorvegliati"
Il titolare degli esteri, in regione per il tour elettorale, rassicura sui rischi di attentati legati alla escalation violenta fra Palestina e Israele: non c'è da essere allarmati ma neanche da abbassare la guardia sull'eventualità di gesti da parte di fanatici isolati
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TRENTO. "Le nostre forze dell'ordine stanno garantendo la sicurezza di tutti i luoghi di culto dei nostri concittadini di religione ebraica. Non ci sono pericoli imminenti però abbiamo comunque garantito il massimo del controllo per impedire che qualche isolato fanatico possa compiere gesti contro cittadini italiani, quindi tutte le realtà che possono essere un obiettivo sono sorvegliate dalle forze dell'ordine".
Lo ha detto il ministro degli esteri, Antonio Tajani, oggi, durante la sua visita a Bolzano e a Trento, per la campagna elettorale in vista delle elezioni provinciali del 22 ottobre.
Nel capoluogo altoatesino, Tajani ha incontrato anche Elisabetta Rossi Borenstein, presidente della comunità ebraica di Merano.
"Ci sono i rischi inconsulti di qualche matto come è successo ieri a Milano dove una persona si è scagliata contro un agente urlando. Non c'è da essere allarmati ma neanche da abbassare la guardia. Quindi attenzione ma nessuna preoccupazione imminente", ha aggiunto Tajani.
Purtroppo la situazione internazionale è molto complicata e noi ci auguriamo che si possa evitare l'escalation e far sì che il conflitto non si allarghi al Libano o ad altre parti del Medioriente, come vorrebbe Hamas. Ci auguriamo anche che la reazione israeliana non colpisca la popolazione civile. Bisogna lavorare per la pace, l'obiettivo è quello di due popoli e due stati". Così il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, intervenuto a Bolzano per la campagna elettorale delle elezioni provinciali.
"Noi stiamo interloquendo per la risoluzione del conflitto in tutti i Paesi arabi in cui abbiamo rapporti, dalla Giordania all'Egitto, all'Arabia Saudita, il Qatar, il Marocco, l'Algeria e la Tunisia, per cercare di far convincere Hamas a liberare gli ostaggi, cosa che servirebbe ad abbassare la tensione. E soprattutto che non si usi il popolo palestinese come ostaggio di Hamas, perché bisogna distinguere tra palestinesi e organizzazione terroristica di Hamas", ha aggiunto il ministro.