In aula per le mozzarelle di Singapore: consulenza non pagata, ma il casaro ottiene il compenso di 4.400 euro
A rivolgersi al giudice è stato un esperto di prodotti lattiero caseari a cui una coppia di imprenditori proveniente da fuori regione aveva chiesto assistenza per intraprendere una nuova attività casearia all'estero
TRENTO. Le mozzarelle destinate a Singapore sono state al centro di una causa di lavoro discussa in tribunale a Trento. A rivolgersi al giudice è stato un esperto di prodotti lattiero caseari a cui una coppia di imprenditori proveniente da fuori regione aveva chiesto assistenza per intraprendere una nuova attività casearia all'estero. La consulenza da parte dell'esperto trentino si è protratta per oltre dieci mesi per complessive 90 ore lavorative. Non è facile infatti trovare il giusto impasto per prodotti che devono essere congelati e poi spediti dall'altra parte del mondo. Per quel lavoro non sarebbe mai stato pagato, mentre gli era stata regolarmente versata la somma di 6mila euro, come da contratto, per la trasferta all'estero per la messa in funzione ed il collaudo dei macchinari per l'avvio della produzione.
L'uomo ha dunque chiesto 9mila euro come compenso per l'attività precedente alla stipula del contratto. Domanda che la coppia di imprenditori non ha accettato in quanto, sostiene la loro difesa, il consulente avrebbe svolto attività lavorativa solo in favore e per conto di un'altra società che avrebbe provveduto alla retribuzione: dunque fra loro ed il consulente non sarebbe intercorso alcun rapporto contrattuale.
Diversa la valutazione del giudice: all'esperto di formaggio sono state riconosciute 60 ore di lavoro di consulenza per un importo di 4.400 euro che sarà la coppia a versare. Testimoni hanno confermato che nel corso del 2018 il consulente era stato contattato dai due imprenditori che gli avevano chiesto un parere in merito alla scelta del prodotto caseario più adatto e alle modalità di lavorazione che sarebbero potute andar bene in uno stabilimento all'estero. L'esperto trentino aveva testato due lotti di cagliata, ma i risultati non erano stati soddisfacenti. Si era dunque rivolto d una ditta affinché realizzasse il prodotto adatto.
A mettere in contatto il consulente trentino con la coppia, che si era presentata per conto di una società americana, era stato il responsabile di un'altra azienda a cui gli imprenditori si erano rivolti per realizzare un impianto per la produzione di mozzarelle. La coppia stava cercando un esperto che li guidasse nella preparazione del prodotto e il consulente, dopo aver testato e bocciato le cagliate che gli imprenditori gli avevano fornito, si era impegnato per trovare lui stesso una soluzione. Produrre formaggio per l'esportazione non è semplice. In questo caso, con destinazione Singapore, la cagliata doveva essere surgelata per essere poi portata all'estero.
Dopo numerose prove è stato messo a punto un prodotto idoneo. Non è stato semplice, dunque, trovare la cagliata giusta, basti pensare che erano state realizzate due produzioni, con il consulente che si era recato più volte nell'azienda che produce caglio per controllare la qualità della produzione, il grado di acidità e la filatura. E poi aveva lui stesso effettuato i test di valutazione della qualità della realizzazione finale, test che richiedono la lavorazione da 50 a 100 chili di cagliata.
«È necessario che ci sia uno studio da parte del casaro» ha confermato un testimone in aula. Individuato il prodotto questo viene congelato per essere spedito, perché semilavorato. Se il contratto, andato a buon fine, era stato stipulato da altra società, per la giudice Giuliana Segna il consulente ha comunque il diritto di ottenere un compenso per la precedente attività di studio svolta. Attività che consisteva nella lavorazione delle cagliate portate dagli imprenditori e rilevate inadatte, e successivamente nell'analisi più approfondita delle cagliate della società: solo questa parte del lavoro era stata quantificata da un teste in 30 ore.
La giudice ha dunque ritenuto congruo che l'attività complessiva abbia richiesto 60 ore di lavoro, pari a circa 8 giorni con 8 ore di lavoro giornaliero. Come da contratto del settore sono stati calcolati 550 euro al giorno, riconoscendo al consulente un importo pari a 4.400 euro oltre ad interessi legali. La coppia di imprenditori dovrà versare la somma al trentino e farsi carico del pagamento di due terzi delle spese di lite, pari a 1.700 euro.