Sulla scena del delitto per l’omicidio di Iob: chiesta una simulazione per valutare luoghi e tempi
Sulle cause di morte del custode forestale Fausto Iob, colpito con almeno 18 colpi alla nuca, aveva fatto chiarezza l'autopsia: il decesso fu per annegamento. Ma sulle modalità con cui la vittima finì nel lago di Santa Giustina dal punto del bosco in cui vennero trovate tracce di sangue ci sono solo ipotesi
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TRENTO. Sulle cause di morte del custode forestale Fausto Iob, colpito con almeno 18 colpi alla nuca, aveva fatto chiarezza l'autopsia: il decesso fu per annegamento. Ma sulle modalità con cui la vittima finì nel lago di Santa Giustina dal punto del bosco in cui vennero trovate tracce di sangue ci sono solo ipotesi. Per questo motivo, per cercare di ricostruire tempi e circostanze, la difesa dell'imputato David Dallago - che si è sempre dichiarato estraneo alle accuse - ha chiesto un esperimento giudiziale, ossia una simulazione dell'omicidio sul luogo in cui sarebbero avvenuti i fatti. Richiesta a cui si è associato uno dei legali delle parti civili, l'avvocato Lorenzo Eccher per il fratello, la sorella e il nipote della vittima.
La Corte d'Assise, presieduta da Claudia Miori, si è riservata. Si è chiusa così l'udienza di ieri del processo per la tragica scomparsa di Fausto Iob, 59 anni, che - come emerso nel corso del dibattimento - non rispose più al telefono dalla tarda mattinata del 3 giugno 2022; il suo corpo venne ritrovato nel pomeriggio di domenica 5 giugno nelle acque del lago di Santa Giustina.
Venerdì scorso sono stati sentiti i testi della difesa, tranne il padre di Dallago assente per motivi di salute (si trova in ospedale) e convocato per la prossima udienza. Cinque le testimonianze, di cui una con molti «non ricordo»: un imprenditore del settore del legno rischia di finire a processo per falsa testimonianza.
Il legname e gli affari. Secondo gli inquirenti il boscaiolo David Dallago avrebbe colpito Fausto Iob perché scoperto a rubare legna. A chiarire in che cosa consistesse l'attività di Dallago è stato Walter Vender, titolare di una ditta attiva nel commercio del legname, con sede a Rumo.
«Facevo affari con lui da un anno. Ho comperato abete già tagliato, mentre io ne vendevo di altro tipo - ha raccontato - Dallago mi aveva chiesto mille quintali, io ho fatto almeno due giri portando 500-600 quintali dai miei cantieri al piazzale di Casez del Comune. Non sapevo che lì c'erano le sorti».
A domanda precisa dell'avvocato Angelica Domenichelli, legale dell'imputato, ha specificato che non svolge attività di trasporto per conto terzi: «Trasporto per conto proprio la legna che prima ho acquistato». Ombre di falsa testimonianza. Incalzato dagli avvocati di parte civile Paolo Mazzoni e Danilo Pezzi (per i figli di Fausto Iob, Davide e Valentino), Vender ha detto: «Portavo legna scarta, legna che non vendevo. Era per cippati o per privati. La portavo sul piazzale di Casez per fare le sorti del Comune. Mi pare». Furono due i trasporti, in due sabati. Ma i suoi «non ricordo» e «mi pare» non sono piaciuti alla pubblico ministero Antonella Nazzaro, che ha chiesto alla Corte di trasmettere la deposizione alla procura per falsa testimonianza. In particolare l'uomo ha detto di non ricordare la telefonata di Dallago delle ore 6.58 del 17 giugno 2022.
«Si ricorda della chiamata e di aver concordato qualcosa con Dallago, nel caso in cui lei fosse stato sentito dai carabinieri?» ha chiesto l'avvocato Pezzi. «No, non ricordo le telefonata. E non mi sono mai accordato con lui sulle cose da dire» ha risposto il teste. La telefonata, intercettata, è agli atti.«Dallago, ragazzo mite».
«L'ho conosciuto in occasione di feste di famiglia. Sono stato al suo matrimonio. Lo conosco come una persona tranquilla, un ragazzo mite, mai arrabbiato»: queste le parole del teste Giorgio Gaiardelli, agricoltore e persona nota in Trentino per essere stato per oltre 20 anni presidente del Consorzio Codipra. Gaiardelli è padre del cognato di Dallago, cognato che vive nella stessa casa dell'imputato e dei suoceri. «È piuttosto chiuso, direi che non è un grande chiacchierone - ha proseguito il teste descrivendo Dallago - Non ho mai saputo di episodi di violenza».
Alla domanda se, secondo lui, l'imputato ora è cambiato fisicamente, ha risposto: «È un po' più magro di come lo ricordo. Ma è sempre stato gracile. Lo vedo più triste, smunto».
Va probabilmente nella direzione di accertare se vi sia stato o meno un forte cambiamento fisico nell'imputato anche la richiesta della Corte di Assise di acquisire presso la casa circondariale la scheda fotosegnaletica e il documento attraverso cui è proceduto alla sua identificazione.
Sono stati sentiti anche due addetti del Crm di Cles, dove Dallago aveva gettato del materiale nei giorni del 3 e 4 giugno 2022, e il boscaiolo che il 6 era stato con lui nel bosco sopra San Romedio per un sopralluogo. «Gli avevo fatto il preventivo per caricare la legna che aveva preparato - ha detto il boscaiolo- Ma la strada era troppo stretta per il mio trattore e ho dovuto girarmi».
La ricostruzione del delitto. L'esperimento giudiziale, mezzo di prova sul quale la Corte d'Assise si è riservata la decisione all'esito dell'istruttoria, consiste nella simulazione dell'omicidio sul posto. C'è una domanda su tutte a cui trovare risposta: come è arrivato Iob - ferito, tramortito, ma ancora vivo - nel lago di Santa Giustina? Non da solo: non ci sono dirupi da cui potrebbe essere o caduto o stato gettato. Per gli inquirenti sarebbe stato trasportato su un mezzo dal cantiere forestale di Banco, dove è stato trovato sangue, fino alla ciclabile vicina al lago. Ma per arrivare all'acqua c'è ancora una valletta ripida da percorrere a piedi.
Sull'auto di Dallago è stato ritrovato il Dna della vittima, ma in tracce miste: sul punto parleranno i consulenti la prossima udienza. L'esperimento giudiziale venne utilizzato nel processo per il duplice omicidio del Calisio del 1994. Se ne è parlato di recente per ricostruire la scomparsa dell'imprenditore bresciano Mario Bozzoli nella fonderia di famiglia.