Opere del Pnrr, idroelettrico e A22: incertezza su tre asset strategici del territorio
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TRENTO. La situazione di crisi che accompagna l'avvio del Fugatti bis avviene mentre il Trentino ha aperto le partite più importanti con il governo di Roma. Riguardano gli asset strategici per lo sviluppo del territorio. Asset che danno, dovrebbe dare, sostanza alla tanto conclamata "Autonomia". Per ciascun asset domina l'incertezza: per i fondi del Pnrr; per il futuro delle concessioni delle grandi derivazioni idroelettriche; per la nuova concessione di A22. E il tutto avviene con un governo "amico" a Roma.
Il Pnrr più che dimezzato. Per il Pnrr, Fugatti & C. hanno con orgoglio rivendicato di avere portato a casa 1,68 miliardi di euro. In realtà, fin dall'inizio il grosso era rappresentato dalla Missione 3 "Infrastrutture per una mobilità sostenibile", cioè dal bypass ferroviario di Trento nell'ambito del potenziamento del Corridoio del Brennero: 930 milioni di euro per un'opera di valenza internazionale che bypassa (è un'opera statale ed il committente è Rfi) le istituzioni locali. Nel "nuovo" Pnrr che il governo Meloni ed il ministro Fitto hanno contrattato con la Commissione europea, i 930 milioni sono spariti.
Pnrr trentino ridotto a 750 milioni. Salvo altre soprese. E quindi si è entrati nel regno incerto della fonte alternativa di finanziamento dell'opera e dei tempi di realizzazione. Ragione per cui il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, oltre che dichiarazioni, come quelli del ministro Salvini in campagna elettorale («Il bypass non uscirà mai dal Pnrr»), chiede ora impegni formali, vincolanti.
Ieri, il Mit (ministero delle infrastrutture) ha provato a rassicurare: «Tutte le infrastrutture previste dal Pnrr verranno realizzate». E per la circonvallazione di Trento «il finanziamento sarà garantito nel contratto di programma tra Mit e Rfi. Si tratta di una sostituzione di fonti di risorse resa necessaria anche in virtù dell'azione sull'opera da parte della magistratura il cui esito - ancora incerto - potrebbe pregiudicare il completamento dei lavori entro il 2026». Si attende, ora, di vedere il nuovo contratto con Rfi.
L'incognita idroelettrica. Con lettera del 17 novembre scorso, i presidenti delle Regioni Lombardia, Veneto, Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Umbria e delle Province autonome di Trento e Bolzano hanno chiesto al governo Meloni di disporre una nuova procedura di riassegnazione delle concessioni di grande derivazione, invocando le necessità dei territori, l'adeguata valorizzazione degli asset pubblici, una procedura più veloce, il rafforzamento dell'autonomia energetica nazionale e la promozione di energia da fonti rinnovabili. Nella sostanza una riassegnazione ai gestori uscenti per almeno vent'anni, a fronte di «proposte tecnico-economiche e finanziarie».
Un riaffido, alternativo alla proroga, per il quale il governo non è però riuscito ad ottenere il via libera dal Bruxelles. Tant'è che Decreto Energia appena approvato dal Consiglio dei ministri, non lo prevede. Sulle 17 concessioni in scadenza (13 di Hydro Dolomiti Energia, 3 di Primiero Energia, 1 di Dolomiti Edison Energia) il quadro resta quindi incerto. La scadenza dovrebbe essere a fine 2024. La Provincia di Trento, con la legge 16 del 2022, ha allineato il termine ultimo al 2029, quando scadono le concessioni nazionali Enel. Ma il governo ha impugnato la norma su cui la Corte Costituzionale si pronuncerà in primavera.
E Autobrennero "paga". Per la nuova concessione di A22, Autostrada del Brennero spa attende la scadenza del 30 novembre, domani, entro cui dovrebbe essere autorizzata la messa in gara della proposta di partenariato pubblico-privato. Il termine è ordinatorio, non perentorio. E quindi si confida nell'ennesima proroga. Il quadro resta incerto. Il primo parere, quello dell'Art, l'Autorità di regolazione dei trasporti, non è ancora arrivato. I dubbi riguardano anche l'inserimento nel Pef (piano economico finanziario) da 7,25 miliardi, dei tratti autostradali a sud, la Cispadana e la Campogalliano-Sassuolo.
Di certo c'è che Autobrennero, entro il 15 dicembre, dovrà versare la terza rata del Fondo Ferrovia. In totale, a fine anno, tra Fondo Ferrovia ed extraprofitti, avrà versato allo Stato 370 milioni di euro, intaccando il proprio patrimonio. Senza avere certezze sulla nuova concessione cinquantennale.