Bypass ferroviario, si va avanti sul fronte sud, a Mattarello spuntano i mega-silos del cemento
Niente fondi del Pnrr, ma mentre a nord i sequestri della Procura frenano i lavori, all’imbocco sud le ditte vanno avanti: la preoccupazione dei No-Tav e dei citttadini
TRENTO. Mentre lungo via Brennero il cantiere prosegue a rilento, fra sequestri dei terreni e sequestri delle aree inquinate, a Mattarello i lavori dell’imbocco sud della circonvallazione ferroviaria di Trento accelerano. La novità di oggi: sono stati eretti i grandi silos del cemento, nell’area fra Mattarello e l’Acquaviva che diventerà il «deposito» di migliaia di metri cubi di materiale di scavo delle frese. E il paese è sempre più preoccupato.
Lo dimostra anche la partecipazione: la sala del consiglio circoscrizionale di Mattarello ha ospitato sabato l’assemblea dei comitati “No bypass” riunitisi dopo una settimana ricca di colpi di scena, ad iniziare dall’uscita della circonvallazione ferroviaria dai fondi Pnrr. Un’assemblea in cui non sono mancate le testimonianze personali, anche toccanti, di alcuni residenti.
Franco Tessadri ha insistito sulla necessità di fermare il progetto del quale contesta la pericolosità e le finalità, e la cui realizzazione si prospetta lontana negli anni con la concreta possibilità che rimanga un’incompiuta come la landa desolata di San Vincenzo, ove 20 anni fa si magnificava come opera strategica l’insediamento delle caserme. Ha quindi illustrato l’esposto presentato da Mattarello Attiva contro il progetto di rimodellamento dell’area boscata alle pendici, fragili, della Vigolana di proprietà dell’Azienda Agricola Acquaviva Srl.
Elio Bonfanti ha ricostruito il quadro degli eventi che hanno segnato la progressione «di un disastro ambientale conclamato» dall’inchiesta della procura, che ha indagato il capo del progetto all’esito dei sondaggi dei terreni inquinati di Trento Nord, alla non approvazione del Piano Utilizzo Terre (Put), fondamentale per la collocazione dei materiali di scavo, alla perdita dei finanziamenti del Pnrr con il rischio più che concreto che i lavori del bypass si allunghino ben oltre il 2026 e Trento diventi un cantiere infinito.
Roberto Chiomento ha quindi condiviso due proposte di mobilitazione: un’iniziativa da tenersi mercoledì 13 dicembre davanti a Palazzo Thun e una fiaccolata verso il cantiere di Trento Sud sabato 16, per veicolare il messaggio nell’opinione pubblica, ora forse più consapevole dei disagi che dovrà affrontare, che il bypass è un’opera unitaria e che, come tale, se per motivi i più diversi lo status quo tra sequestri, ricorsi, modifiche, prescrizioni, ritardi, finanziamenti persi e intoppi burocratici non consente di procedere a Trento Nord e i lavori si fermano, non si può procedere nemmeno all’imbocco Sud dove, ora come ora, l’opera va avanti.
Numerosi e variegati nei toni e nei contenuti gli interventi, critici per lo più nei confronti di una classe politica sia in Provincia che in Comune «che versa – è stato detto – in uno stato confusionale».
A Mattarello, mentre tra i Grezzi e l’Acquaviva procede lo scotico del terreno per lo spostamento temporaneo a valle di un tratto di via Nazionale, le preoccupazioni dominanti, oltre che per lo sfregio ambientale e paesaggistico che si sta perpetrando, sono legate ai rischi idrogeologici ai quali l’intera area potrà andare incontro, in particolare la sorgente dell’Acquaviva che alimenta oltre che Trento anche il comune di Besenello e che potrebbe essere compromessa dai lavori di rimodellamento. Le riassumiamo con le parole che Clara Lunardelli dei Grezzi con lucida amarezza ha consegnato venerdì scorso al suo sito: «Già prima di scavare un metro di tunnel, il bypass non sta fermo, muove media, incontri, intelligenze, manifestazioni e, soprattutto, risorse economiche già messe sulla giostra. Che sia questo il significato di grande opera? Una sinfonia caotica dell’agire umano? Con qualcuno che stecca, qualcuno che bara e altri strumentisti che si impegnano, altri che emergono come leader involontari… e nessun vero maestro?».