Aumento delle rette nelle Rsa, Fenalt: "Ma non risolverà i problemi: qui non si vuole programmare, ma solo tamponare”
Nelle case di riposo, da gennaio, ogni ospite pagherà da 60 a 90 euro in più al mese. «Ma a cosa servono tutti questi soldi in più se non troviamo personale?»
RSA Retta alberghiera ritoccata fino a 90 euro in più al mese
L'UPIPA Le case di riposo sono al collasso
LA CONSULTA Occorre cambiare rotta, ma subito
TRENTO. L’aumento delle rette a carico degli ospiti delle Rsa, concesso dalla giunta provinciale? Un palliativo, che non risolverà i problemi strutturali del sistema. “Sono decisioni dettate solo da una logica emergenziale – osserva Roberto Moser, vice segretario generale Fenalt – che da tempo si è sostituita ad un ragionamento di ampio respiro sul futuro delle case di risposo”.
Le Apsp trentine applicheranno dal 2024 un aumento delle rette, variabile fra i 60 e i 90 euro al mese, per far fronte ai bilanci in rosso e per sopperire alla mancata disponibilità del governo provinciale di farsi carico di maggiori contributi.
“È con molto stupore – osserva Roberto Moser, vice segretario Fenalt e da decenni sindacalista all’interno delle case di riposo trentine - che leggiamo del via libera da parte della Giunta Fugatti e dell’Assessore provinciale alla sanità, Tonina, all’aumento dei costi per gli ospiti delle RSA per quel che riguarda la parte alberghiera, non sanitaria. La scelta è perfettamente in linea con la strategia che UPIPA sta portando avanti da anni”.
Secondo Fenalt l’incremento delle rette è una decisione conseguente alla logica emergenziale con cui da tempo si affronta il tema delle RSA, un mondo che oggi reclama un approccio di più ampio respiro, un profondo cambiamento gestionale e di visione.
In primis quello che Moser lamenta è il mancato coinvolgimento nel del sindacato, cioè mondo dei lavoratori, anello fondamentale della catena dell’assistenza. “A forza di non ascoltare il sindacato continuerà a succedere quello che è successo nel mese di dicembre: una ventina di OSS, iscritti alla Fenalt, sono passati dal mondo delle case di riposo all’Apss di Trento. Se va avanti così, non ci resterà che mettere tutto in mano ai privati. E’ questo che vogliamo? Perché invece non proviamo a metterci dalla parte degli ospiti? A fronte di un aumento dei costi non sarebbe lecito chiedere maggiori servizi, più personale in assistenza?”
Da anni Fenalt sostiene la necessità di calibrare le rette sulla base delle disponibilità finanziarie dei pazienti: “Perché non si è mai considerato di valutare la retta in base alle entrate degli ospiti per non mettere in difficoltà chi ha pensioni troppo basse, che è spesso anche chi ha più bisogno di assistenza?”
Ma il vero dilemma è quello finanziario: “Le RSA del Trentino – argomenta Moser - hanno dovuto affrontare la crisi economica legata alla diminuzione degli ospiti provocata dalla pandemia. Ma il pubblico è corso prontamente in soccorso, pagando i posti letto liberi come fossero occupati. Dunque, considerati anche i vantaggi che le case di riposo hanno nel campo delle utenze (il 70% del consumo di energia è gratis), da dove derivano gli attuali ammanchi di bilancio? Forse da una gestione non ottimale? Da scarse sinergie? Perché certe RSA, magari più virtuose, sono in attivo ed altre in passivo? Non sarebbe il caso di adottare una regia unica che si ispiri alle gestioni migliori?”.
Il rischio per Fenalt è che si sia agito in fretta per cercare di chiudere il recinto a buoi ormai scappati: “Ricordo – continua Moser - che nelle RSA trentine soggiornano circa 4.500 ospiti. Se l’aumento fosse di 1 euro al giorno, avremmo 1.650.000 euro in più. Se questo fosse di 2 euro al giorno, parleremmo di 3.000.000 di euro ed oltre in più. Per quale vantaggio? Per sentirci dire che non ci sono operatori sufficienti a garantire un'assistenza adeguata agli ospiti? Gli operatori si trovano con strategie di valorizzazione e di retention del personale. E qui ci vorrebbe una politica disposta a discutere seriamente di contratti, che finora non si è vista”.
Secondo Feanlt quella di questi giorni è stata un’occasione persa per mettere tutti intorno ad un tavolo ed aprire una discussione seria sul tema.
“Siamo convinti – conclude Moser - che solo dopo un confronto con tutte le parti coinvolte sarebbe potuta scaturire una decisione meditata ed articolata in grado di portare un miglioramento agli ospiti, ai dipendenti e non solo alle casse delle RSA. Come Fenalt abbiamo chiesto un incontro all’Assessore per illustrare il nostro punto di vista su una crisi che per ora non vede vie d’uscita se non quella di una privatizzazione generale del sistema, come in altre regioni. Ma non è quello che vogliamo per il nostro Trentino che al mondo del sociale e a quello dell’assistenza ha sempre guardato con un sano principio solidaristico, vanto della nostra Autonomia. Attendiamo ancora una risposta”.