Lucia Coppola: «La Provincia smobilita gli aiuti ai profughi ucraini in Trentino?»
La consigliera provinciale del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra lancia l'allarme: «Qualcosa sembra essersi inceppato con l’emergenza scatenata dalla guerra russo-ucraina, dove massicci e perduranti bombardamenti di strutture civili da parte dell’esercito russo ha provocato un elevato numero di profughi»
ACCOGLIENZA Dopo lo scoppio della guerra iN Trentino 2.500 ucraini
TRENTO. La consigliera provinciale Lucia Coppola del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra lancia l'allarme sul ruolo del Trentino nell'accoglienza di profughi ucraini. L'esponente ecologista premette che da sempre il Trentino è in prima linea in fatto di accoglienza e solidarietà, ma poi osserva: "Qualcosa sembra essersi inceppato con l’emergenza scatenata dalla guerra russo-ucraina, dove massicci e perduranti bombardamenti di strutture civili da parte dell’esercito russo ha provocato un elevato numero di profughi. Profughi – è bene ribadirlo – in fuga dal loro Paese per la guerra, ma fermamente intenzionati a ritornarvi non appena le condizioni lo permetteranno".
Sul tema Coppola ha presentato un'interrogazione.
"Molti profughi giunti in Trentino dal febbraio del 2022 - vi si legge - sono stati ospitati inizialmente presso le famiglie di altri ucraini qui residenti e poi, a poco a poco, ospitati in diverse strutture gestite da cooperative, ma finanziate dalla Provincia. Alcuni di loro – dove si è presentata l’opportunità e superate le difficoltà burocratiche – hanno trovato piccoli lavori, spesso saltuari, per integrare il modesto sussidio statale. Si tratta di lavori assolutamente precari e spesso mal retribuiti.
Mi è stato riferito che sarebbe in corso un tentativo di allontanamento da queste strutture di ricovero di coloro che hanno trovato il lavoro e un minimo di retribuzione. La scusa è che sono in grado di arrangiarsi! Qualcuna è già stata chiusa.
Chiunque conosce la difficoltà di reperire alloggi in affitto da parte di stranieri che non possono garantire guadagni sicuri e quindi di essere in grado di pagare affitti onerosi. Tanto più se la prospettiva di permanenza non è a lungo termine.
Tutto ciò premesso e ripromettendomi di approfondire l’argomento su come funzionano questi luoghi di accoglienza (alcune molto bene, ma altre – come quella di SanVito di Pergine – dove vi sono lamentele perché vi sarebbero ospitati profughi di diverse nazionalità in un luogo lontano dai centri abitati con scarsi collegamenti), interrogo il presidente della Provincia per sapere:
- se corrisponde al vero che qualche struttura di accoglienza è stata chiusa concentrando un numero eccessivo di profughi a S. Vito, dove sono ospitati profughi di diversa provenienza (africani, medio- orientali, pakistani, ecc.) rendendo così difficile la convivenza fra loro per difficoltà oggettive (cultura, lingua, religione e stili di vita molto diversi);
- se corrisponde al vero che la Provincia intenderebbe allontanare da tali strutture chi ha un reddito da lavoro, senza peraltro accertare l’entità del reddito in rapporto alla consistenza del nucleo familiare interessato;
- se alle persone eventualmente allontanate dai centri di accoglienza sono stati offerti alloggi alternativi, magari attingendo ai molti alloggi sfitti di proprietà pubblica;
- quanti fondi ha messo a disposizione finora il Governo nazionale per sostenere i profughi, quanti la Provincia e quanti provengono da donazioni private (enti assistenziali e religiosi, sindacati, industriali, ecc.) e come sono impiegati questi fondi".