L'esperto: non tutti gli orsi vanno in letargo in inverno. Lo spray? «Qui da noi non serve, serve informazione»
Filippo Zibordi parlerà di convivenza con i selvatici al Muse: «Gli esemplari confidenti vanno rimossi, ma dobbiamo imparare tutti come comportarci nel bosco ed in montagna»
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TRENTO. Filippo Zibordi è laureato in Scienze Naturali, ha lavorato per 13 anni al Parco Naturale Adamello Brenta nell'ambito del progetto di reintroduzione dell'orso in Trentino oggi si occupa di progetti di salvaguardia di animali di montagna sulle Alpi e nel sud del mondo. Domani alle 18.30 al Muse presenterà il suo nuovo libro, dal titolo «L'uomo e l'orso possono convivere?» (Edizioni Dedalo, 2023).
Un racconto autobiografico di un esperto che ci porta con sé sul campo per riflettere sul riscaldamento climatico, sulle invasioni biologiche e sull'inquinamento, ma soprattutto sul tipo di rapporto che possiamo avere con gli animali selvatici che vivono intorno a noi.
Domenica c'è stato l'inseguimento di una coppia da parte di un orso in val di Sole. La prima domanda è: ma è normale che gli orsi se ne vadano in giro a gennaio? Non dovrebbero essere tutti in letargo in questo periodo dell'anno?Quello degli orsi non è un vero e proprio letargo, ma è definito scientificamente una ibernazione o semiletargo. Quindi vuol dire che c'è un abbassamento delle funzioni metaboliche, come succede per altri animali, ma in maniera meno spinta. Quindi in realtà, a prescindere dai cambiamenti climatici, può capitare che qualche orso non vada in ibernazione oppure che ci sia andato per qualche settimana e poi si sia svegliato. Sicuramente le temperature, piuttosto che la disponibilità di cibo di quest'anno, potrebbero aver influito ma è comunque è una cosa normale. Non tutti gli orsi vanno in ibernazione tutti gli anni.
L'inseguimento di domenica è secondo lei sufficiente per dire che quell'orso è confidente, quindi pericoloso e invocare, come si sta facendo in queste ore, il suo abbattimento?
Io non conosco i dettagli dell'inseguimento, né i comportamenti pregressi di quell'orso. Certamente, seguire intenzionalmente le persone è uno degli atteggiamenti che il Pacobace classifica come tra i più gravi, prevedendo come risposta la cattura per munire l'animale di radiocollare, che in questo caso era già stato messo, oppure la captivazione permanente o l'abbattimento. L'inseguimento non va sempre considerato come un comportamento per cui l'orso è pericoloso, va chiarito, però può essere una fattispecie per la quale prevedere l'abbattimento, soprattutto se il comportamento è reiterato.
Il titolo del suo libro è «L'uomo e l'oso possono convivere?». Quale è la risposta?
La risposta non può essere un sì o un no, ma prelude alla complessità della questione. Il titolo accenna all'orso, ma nel libro parlo anche di altre specie di carnivori alpini, e in senso lato della convivenza con il selvatico, ossia di tutela della biodiversità. Io penso che la coesistenza non solo sia possibile, ma sia ineluttabile: una sfida con cui dobbiamo per forza confrontarci.
Mettendo però in atto una serie di misure e un'informazione adeguata.
Assolutamente. La convivenza non deve essere lasciata solo ai cittadini, ma le istituzioni devono essere una presenza forte nella messa in atto degli strumenti migliori nell'ambito delle attività gestionali, nel promuovere la ricerca scientifica e nell'informazione.
Chi vive e frequenta la montagna chiede che venga autorizzato l'uso dello spray anti-orso. Può essere utile?
L'efficacia di questo strumento è già stata comprovata in America, ma io penso che la soluzione per il contesto alpino e trentino sia altrove, ossia nella gestione degli animali problematici, i cui comportamenti confidenti devono essere bloccati sul nascere, e nell'informazione dei cittadini. Quindi più che uno spray anti-orso credo sia importante togliere gli orsi che vengono riconosciuti come problematici, fattore che riduce drasticamente il rischio, e dando alle persone informazioni su come comportarsi nel bosco.
L'impressione però è che tra ordinanze, ricorsi, sentenze e controricorsi alla fine per eliminare gli orsi problematici debbano intervenire i bracconieri.
Non volendo prendere le parti di nessuno, io voglio ricordare che nel 2017 l'allora presidente della Provincia autonoma di Trento fece un'ordinanza urgente e contingibile, ordinando l'abbattimento di Kj2, orsa ritenuta pericolosa e non altrimenti gestibile in quel momento: ciò ha avuto uno strascico giudiziario, dal quale però il presidente e i suoi tecnici sono usciti assolti. Io sono uno zoologo e quindi non sta a me addentrarmi nelle questioni politiche e ancor meno in quelle giudiziarie, ma quel che so è che quando le istituzioni non danno risposte concrete e tempestive, c'è il rischio che la situazione venga gestita in modo occulto e illegale.