Chiuse le nuove indagini sulla sparatoria in cui furono uccisi il carabiniere D'Alfonso e la br trentina Mara Cagol
La procura di Torino ha riaperto il caso dopo l'esposto del figlio del militare che perse la vita nel tragico episodio alla Cascina Spiotta (Alessandria), il 5 giugno 1975, in occasione della liberazione di Vittorino Vallarino Gancia, imprenditore vinicolo che era stato rapito il giorno precedente
LA STORIA Clamorosa svolta nelle indagini: riaperto il caso di Mara Cagol
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TORINO. La procura di Torino ha chiuso un'indagine incentrata sulla sparatoria fra carabinieri e brigatisti rossi alla Cascina Spiotta, nell'Alessandrino, dove il 5 giugno 1975 furono uccisi un appuntato dell'Arma, il 44enne Giovanni D'Alfonso, e la brigatista trentina Mara Cagol, moglie di Renato Curcio.
Gli indagati, a vario titolo, sono quattro ex esponenti delle Brigate rosse: i capi storici Renato Curcio e Marino Moretti e i militanti Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada.
Lo scontro a fuoco avvenne In occasione della liberazione di Vittorino Vallarino Gancia, imprenditore vinicolo che era stato rapito il giorno precedente. Il fascicolo è stato aperto dopo un esposto con cui il figlio di D'Alfonso invitò la procura a indagare sulla presenza, durante la sparatoria, di un brigatista che non era mai stato individuato. I sospetti degli inquirenti si sono poi indirizzati verso Azzolini.
Lo scontro a fuoco avvenne durante l’operazione di liberazione di Vittorio Vallarino Gancia, l’imprenditore del vino che era stato sequestrato dalle Brigate Rosse.
Le indagini hanno puntato a chiarire se Azzolini, già a capo della colonna milanese delle Br e poi dissociato, sia “l'uomo misterioso, la cui identità è stata coperta per quasi cinquant'anni”, coinvolto nella tragica sparatoria, accusa dalla quale era stato già prosciolto.
Gli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma potrebbero dare un nome a chi, ormai quasi cinquant'anni fa, partecipò a quello che è passato alla storia come il primo sequestro di persona a scopo di autofinanziamento operato dalle Brigate rosse.
L'attività investigativa fa seguito agli accertamenti scientifici cui sono stati sottoposti, con le più moderne tecniche, i reperti sequestrati all'epoca della sparatoria. Nel corso degli anni si sono fatte varie ipotesi sulla identità del brigatista che riuscì a fuggire.