Accoglienza / Lo scontro

Minori riportati da Pergine a Trento, Ianeselli: «Non è una soluzione, ci vogliono servizi»

Il sindaco critica la scelta della Provincia, avvenuta per assecondare le proteste dei residenti in Valsugana: «Siamo arrivati al capolinea della teoria leghista. I migranti sono una questione che va gestita, anche per evitare problemi di ordine pubblico alla comunità. Si tratta di buon senso...»

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TRENTO. Dire che è irritato è un eufemismo. Il sindaco Franco Ianeselli ieri non ha avuto una gran giornata. Sindaco, quando l’ha saputo? «Mi ha chiamato il presidente Fugatti questa mattina (ieri, ndr) e me lo ha annunciato, dicendo che capiva, se mi fossi arrabbiato».

Si è arrabbiato?

«Beh, sì. Direi che siamo arrivati al capolinea di questa teoria leghista secondo cui se sei duro con queste persone, se hai il polso di ferro, se garantisci loro zero servizi, i problemi poi si risolvono. Questi ragazzi erano a Trento, per problemi di ordine pubblico li hai mandati a Pergine, adesso il rimandi a Trento. Vedremo cosa succederà, ma non è una soluzione».

Da tempo lei contesta la gestione dei richiedenti asilo e in particolare la concentrazione di tutti loro o quasi, sulla città di Trento.

«Sbattono di fronte alla realtà. C’è Giorgia, certo, benissimo. Ma poi ci sono anche questi qui, i migranti, che sono una questione che va gestita, non è che se non li vuoi allora li fai evaporare. Io dico, cerca di offrire un maggior numero di servizi possibile, anche per evitare problemi di ordine pubblico. Non è buonismo, è anche per la sicurezza della comunità. Caspita, non è nemmeno politica, è proprio buon senso».

La mancanza di servizi genera rischi anche alla residenza Fersina? Lei ha la sensazione che là dentro sia tutto controllato e a posto?

«Io ho dovuto chiedere l’autorizzazione al ministero per entrare e ho avuto difficoltà ad ottenerla. No, non credo che sia tutto a posto. Perché per forza, fai le cose a metà, tagli i servizi, riduci i fondi e quindi per forza anche gli operatori e poi chiedi a tutti responsabilità. Non può andare bene».

Va nello stesso modo con i minori di San Vito?

«Certo, e già mi preparo, la prima volta che accadrà un problema di ordine pubblico, alle interrogazioni dei loro, di Fratelli d’Italia, a dire che è colpa del sindaco». Ha paura di disordini? «Dico che questa città non ha ancora superato la ferita del 29 dicembre. Eravamo l’ultimo posto dove portarli».

Sono a Trento per un motivo politico? In fin dei conti il bacino di voti della maggioranza è più in Valsugana che in città.

«Credo sia più sottile, li mando tutti lì, li concentro senza servizi, senza prospettive, poi se succede qualcosa dico che è colpa del sindaco. Ma questa volta se accade qualcosa dev’essere chiara la filiera delle responsabilità».

Intanto abbiamo dei minori non accompagnati in un container.

«E ancora ripeto: questo pugno duro per ideologia aiuta? È più facile integrarli se li ospiti in modo adeguato o in un container? Non so, chiedo».

Cercherete una soluzione alternativa più dignitosa?

«Abbiamo saputo stamattina. E se fai qualsiasi cosa, ti accusano di buonismo. Ma questa città, i suoi cittadini, i suoi volontari cercano sempre di fare qualcosa di più. Stiamo supplendo da tempo a quel che non fa la Provincia».

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