Giustizia / La sentenza

Nel 2019 incendiarono un’auto, due condanne: pena di un anno al mandante

Tre le persone coinvolte nel procedimento penale, fra cui un ragazzo ancora minorenne all'epoca dei fatti. Se l'allora diciassettenne era stato giudicato dal tribunale dei minori, a distanza di più di 5 anni dall'episodio la giudice ha condannato il mandante con l'accusa di danneggiamento e l'esecutore materiale - allora ventiseienne - per incendio doloso rispettivamente a un anno di reclusione e 2 anni e a 8 mesi il secondo oltre al pagamento in solido di 8mila euro, cifra riconosciuta per risarcire i danni della macchina
 

di Francesca Cristoforetti

TRENTO. Secondo l'accusa aveva affidato a due ragazzi il "compito" di danneggiare l'auto di un vicino con cui aveva avuto degli screzi, ma i due si erano spinti oltre dando fuoco completamente al mezzo. Era il 14 gennaio 2019 quando intorno alle 23.30 in via Pascoli a Trento una Hyundai i30 è stata trovata avvolta dalle fiamme. 

Tre le persone che erano state coinvolte nel successivo procedimento penale, fra cui un ragazzo ancora minorenne all'epoca dei fatti. Se l'allora diciassettenne era stato giudicato dal tribunale dei minori, a distanza di più di 5 anni dall'episodio la giudice del tribunale di Trento Greta Mancini ha condannato il mandante con l'accusa di danneggiamento e l'esecutore materiale - allora ventiseienne - per incendio doloso rispettivamente un anno di reclusione e 2 anni e 8 mesi il secondo oltre al pagamento in solido di 8mila euro, cifra riconosciuta per risarcire i danni della macchina.

Se da una parte la procura ha accusato il mandante di aver chiesto esplicitamente il danneggiamento del veicolo, in particolare di finestrini e parabrezza, l'uomo - rappresentato dall'avvocato Andrea Stefenelli - ha sempre negato, soprattutto di aver "commissionato" l'incendio. Contro di lui ci sarebbero state però le dichiarazioni del minore, anche lui sotto processo. Entrambi gli imputati - il secondo rappresentato dall'avvocata Nadia Ianes - con ogni probabilità presenteranno appello. L'allarme era stato lanciato in tarda serata dall'allora questore Giuseppe Garramone, trovandosi nei pressi di via Travai aveva sentito un botto improvviso, probabilmente per il parabrezza andato in frantumi.

La vettura era di proprietà di un uomo, allora residente nel cosiddetto «villaggio rosa», il gruppo di case Itea situate lungo la via. Nel frattempo i residenti avevano allertato anche i vigili del fuoco giunti sul posto insieme ai poliziotti. I sospetti erano subito caduti su due giovani notati da alcuni dei residenti, i quali avevano riferito di aver visto la coppia aggirarsi attorno all'auto in sosta poco prima che scoppiasse l'incendio.

Gli stessi, verso mezzanotte e mezza, erano stati visti una seconda volta, in questa occasione però per infilarsi in uno degli ingressi dello stabile. Immediatamente erano scattate le indagini per risalire alla persona con la quale avrebbero preso contatto. Secondo le ricostruzioni i due avrebbero mandato in frantumi il finestrino della portiera anteriore, sul lato del guidatore, utilizzando una chiave inglese e gettando poi all'interno dell'abitacolo dei fogli di giornale in fiamme.

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