Economia / La lotta

La protesta degli operai ortofrutticoli: mercoledì si vota anche alla coop Sant'Orsola

Come per le Famiglie Cooperative, anche in questo caso il nodo riguarda il rinnovo del contratto integrativo. Stato di agitazione e all'orizzonte anche lo sciopero. Primo passo sindacale: i 1.800 lavoratori dei magazzini non faranno più straordinari. C'è già l'ok delle 13 assemblee dei dipendenti di Melinda, La Trentina e Sft

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TRENTO. Lavoratori ortofrutticoli sul piede di guerra e in stato di agitazione per il rinnovo del contratto integrativo.Dopo i dipendenti delle Famiglie cooperative, si apre un nuovo fronte di vertenza in seno alla cooperazione trentina.Ieri la segretaria generale di Flai Cgil Elisa Cattani assieme a Orietta Menapace e la segretaria generale di Fai Cisl Katia Negri assieme a Rosario Casillo hanno infatti annunciato che da oggi gli operai impegnati nei magazzini ortofrutticoli - si calcola circa 1.800 - non faranno più straordinari né la flessibilità.

Dalle 13 assemblee dei lavoratori di Melinda, La Trentina e Sft hanno è arrivato quasi all'unanimità (96%) l'input a dichiarare l'inizio dello stato di agitazione.

Ora si attende il quasi scontato via libera da parte degli operai della quarta grande organizzazione di produttori, ovvero Sant'Orsola, la cui assemblea è convocata per mercoledì prossimo settimana.

La proclamazione dello stato di agitazione, già trasmessa alle cooperative, prevede fin da subito il blocco del lavoro straordinario e della flessibilità, ma non è assolutamente esclusa ogni altra iniziativa sindacale, tra cui lo sciopero, le cui modalità saranno presto definite.

«Dopo tre tavoli di trattativa siamo giunti a un nulla di fatto. Lavoratrici e lavoratori hanno ritenuto insufficienti le offerte fatte dai datori di lavoro» spiegano le due segreterie. L'ultimo rinnovo contrattuale risale al periodo immediatamente successivo al Covid e coincidente con l'avvio della guerra in Ucraina.

«Fu un accordo giunto con grandissimo ritardo ed entro il quale i lavoratori mostrarono forte senso di responsabilità adattandosi a condizioni già allora non adeguate, in considerazione delle tensioni presenti e per non mettere in difficoltà l'intero comparto - spiegano i sindacati -. Oggi, a poco tempo da quei fatti, i datori di lavoro sembrano aver completamente scordato la buona volontà dimostrata dai loro dipendenti in quelle delicatissime fasi».

Per i prossimi 4 anni i sindacati per questo propongono, un aumento del 13% sui minimi tabellari: tale da assorbire l'aumento dell'Ipca (ovvero l'inflazione al netto dell'aumento dei costi energetici) e capace di supportare anche il costo della vita in Trentino, che come ben noto è più alto rispetto ad altri territori. Non solo: questa percentuale consentirebbe anche di recuperare parte di quel potere di acquisto "lasciato per strada" con l'ultimo rinnovo.

I datori di lavoro hanno risposto con un 8,9% sul quadriennio e 250 euro una tantum per il recupero del potere di acquisto.

Altro elemento è legato al "tempo tuta": trattandosi di un settore che lavora con gli alimenti, è indispensabile indossare abbigliamento idoneo e il tempo per cambiarsi va riconosciuto come tempo di lavoro: 3 minuti al giorno quelli offerti dai datori, almeno 5 quelli richiesti dai sindacati.

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