Sanità / Politica

Interrogazione in Consiglio provinciale: «In reparto un assistente di Pronto soccorso»

L’ha presentata la consigliera Eleonora Angeli: “Si tratterebbe di un operatorio socio sanitario che dovrebbe avere il compito di accogliere i pazienti ed eventuale accompagnatori così come già prevista in altre realtà, ad esempio all'ospedale di Lodi”

SANTA CHIARA Arriva il pulsante anti-aggressione

TRENTO. Da una parte i professionisti che lavorano nei Pronto soccorso trentini quasi sempre molto indaffarati a rispondere in modo adeguato ai bisogni di salute più o meno urgenti dei pazienti. Dall'altro gli stessi utenti, molti dei quali quando sono nelle sale d'aspetto degli ospedali, si i trovano in situazioni di fragilità e bisogno.

Per cercare di dare risposte al benessere di entrambi la consigliera Eleonora Angeli ha presentato una interrogazione a risposta scritta nella quale propone di adottare la figura dell'Assistente di Pronto soccorso, ovvero un operatorio socio sanitario che dovrebbe avere il compito di accogliere i pazienti ed eventuale accompagnatori così come già prevista in altre realtà, ad esempio all'ospedale di Lodi.

«L'obiettivo - si legge nell'interrogazione - è quello di facilitare il passaggio di informazioni, consentire una comunicazione sempre più efficace in un ambito particolarmente delicato come quello dell'Emergenza Urgenza e garantire - anche soltanto con la presenza - una tranquillità al paziente fragile magari non accompagnato».

La consigliera Angeli fa presente che «il Pronto Soccorso, talvolta, presenta dinamiche complesse che pongono in difficoltà sia il nostro personale sanitario che gli stessi pazienti, soprattutto quelli più fragili. Per questo motivo la Mozione 51 rubricata Affollamento dei Pronto Soccorso: tuteliamo gli anziani con il "codice argento" ha trovato la mia approvazione in aula con la richiesta di istituire un tavolo tecnico provinciale per verificare la fattibilità e sostenibilità dell'implementazione all'interno dei Pronto soccorso trentini di soluzioni organizzative attente alle esigenze della fragilità di alcuni pazienti».

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