Rendita catastale della centrale elettrica: funzionari assolti dalle accuse (dopo 4 anni)
La Procura della Corte dei Conti li accusava per gli impianti di Torbole, e chiedeva un milione e mezzo di danni. Ma il loro operato era regolare
TORBOLE. Sono stati accusati di avere sottostimato la rendita catastale della centrale idroelettrica di Torbole con il fine, secondo la procura della Corte dei conti, di favorire le società concessionarie garantendo loro una minore spesa per l'Ici (e poi Imu e Imis). Un danno erariale, di cui avrebbero dovuto rispondere in solido, che sfiorava il milione e mezzo di euro. A ben quattro anni dall'avvio del procedimento, due funzionari della Provincia, all'epoca dei fatti al Servizio Catasto, sono stati assolti.
La Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, presieduta da Chiara Bersani, ha ritenuto che «non vi sia in atti alcuna prova circa l'asserita intenzionale volontà di sottostimare i beni costituenti la centrale idroelettrica di Torbole, né risulta in alcun modo dimostrato l'ipotetico intento di favorire la società concessionaria».
A carico della Provincia, come disposto nella sentenza, ci sono i 9mila euro per gli onorari ed i diritti di difesa dei due convenuti.
Né volontà, né colpa grave. Oltre a non ritenere la condotta volontaria, la Corte dei conti sostiene come «nel comportamento dei convenuti non sia ravvisabile neppure la colpa grave, intesa quale grave e macroscopica negligenza, imperizia, imprudenza».
Il calcolo delle rendite catastali delle centrali idroelettriche, come è emerso dalla documentazione esaminata, ha subìto negli anni una complessa evoluzione normativa «determinando notevoli incertezze interpretative ed ampio contenzioso», con una «rilevante complessità della specifica materia estimativa di per sé compatibile con valutazioni tecniche divergenti». Dunque «l'azione della Procura non può essere accolta per mancanza degli elementi strutturali (oggettivi e soggettivi) dell'illecito contestato».
Nelle 50 pagine della sentenza è stato anche evidenziato che non competeva ai due funzionari determinare la rendita catastale della centrale idroelettrica. Le società concessionarie. Nella corposa documentazione presentata dalle contrapposte parti erano evidenziati tutti gli importi, dalle stime agli incassi per gli enti locali, comprese le sentenze in merito della Commissione tributaria, che in primo e secondo grado aveva calcolato il danno da minore entrata contestato ai convenuti.
«Le società concessionarie hanno pagato l'imposta per il periodo 2005/2011 sulla base di proprie valutazioni, ossia considerando il valore degli immobili risultanti dal bilancio - spiega il Collegio - quindi, non hanno tenuto conto di quanto richiesto negli avvisi di accertamento emessi dai Comuni competenti, né di quanto stabilito dagli Uffici del catasto. Pertanto, perlomeno una quota dell'asserito danno non appare imputabile, anche sotto questo profilo, agli odierni convenuti».
L'indagine della procura erariale. Ai due funzionari, all'epoca dipendenti del Servizio Catasto, la procura erariale ha contestato un comportamento omissivo finalizzato a non classificare ai fini catastali (e perciò tributari) «nei tempi dovuti e nella loro interezza» la centrale idroelettrica di Nago Torbole sita nei comuni di Nago Torbole, Cavedine e Madruzzo. In particolare, secondo la procura, «alle protratte e gravemente colpevoli omissioni del (omissis) e del (omissis) si ricollega un minor introito in favore delle finanze comunali di Nago Torbole, di Cavedine e di Madruzzo, per volontaria continuata sottostima dei valori riferiti al compendio immobiliare in questione, che hanno determinato un minor incameramento di imposte locali (Ici-Imu-Imis) pari ad euro 1.434.336,60».
Per l'accusa ai fini del calcolo era stato considerato solo il valore di una parte dei fabbricati: i due funzionari sarebbero stati a conoscenza del reale valore dei fabbricati della centrale idroelettrica di Torbole, a seguito di una perizia tecnica commissionata dalla Provincia.
Con memoria depositata nel maggio 2023 il procuratore regionale ha rideterminato la pretesa risarcitoria in complessivi euro 1.287.478,02 (di cui 641.924,52 euro per il Comune di Nago Torbole; 528.309,60 euro per il Comune di Madruzzo; 117.243,90 euro per il Comune di Cavedine).
La difesa: applicate le norme. I funzionari, difesi dagli avvocati Lino Rosa e Franco Busana, hanno evidenziato che «il Servizio catasto della Provincia ha sempre applicato le norme giuridiche, le circolari ministeriali e le regole tecniche in materia». Hanno ricordato - elemento tra l'altro oggettivamente emerso nel corso degli accertamenti - che i calcoli necessari per determinare la rendita catastale sono complessi. La posizione dei due funzionari era stata archiviata anche in sede penale per l'ipotesi di reato di abuso d'ufficio. Ora anche la Corte dei conti riconosce la loro estraneità alle accuse.