Salute / Intervista

La dottoressa Levari (Azienda Sanitaria): «Sul gioco d'azzardo serve subito più prevenzione»

La direttrice del SerD di Trento: «È tutto legale, ma ciò non significa che faccia bene. Anzi». In provincia spesi oltre 400 milioni nel gioco online fra poker, bingo, scommesse sportive, lotto, superenalotto eccetera: «Dipendenza pericolosa»

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di Matteo Lunelli

TRENTO. Oltre 400 milioni di euro spesi in Trentino nel 2023 per il gioco d’azzardo on line. Migliaia e migliaia di trentini  con una spesa media pro capite dai 18 ai 74 anni di oltre mille euro si dedicano quindi a poker, bingo, scommesse di calcio e ippica, lotto, superenalotto e tanti altri ancora. E alla fine a vincere è sempre il banco, come dimostra la differenza tra milioni di euro giocati e vinti, con la perdita annuale che è stata di quasi 17 milioni di euro.

Ma se per tanti tutto questo può essere un piccolo, perfino “innocente” divertimento, per molti diventa un problema. Perché l’azzardo può trasformarsi in una vera e propria malattia, in una dipendenza dalla quale è difficile uscire.

Chi si occupa di cura e riabilitazione, senza di menticare la prevenzione, è il SerD (Servizio per le Dipendenze): l’unità operativa è guidata dalla dottoressa Ermelinda Levari, che da ormai quin dici anni lavora in Azienda sanitaria e vanta una lunga esperienza nel settore del servizio per le dipendenze, essen do stata anche dirigente per le patolo gie psichiatriche presso l’Unità opera tiva dipendenze, coordinatrice territo riale alcologia e tabagismo e responsa bile dell’Unità operativa dipendenze del dipartimento salute mentale.

Dottoressa, partiamo dall’identikit: chi sono i trentini che si rivolgono a voi per il gioco d’azzardo?

L’età media più rappresentata è nella fascia tra i 40 e i 49 anni. Generalmente per gli uomini si va dai trenta ai cin quanta, mentre le donne intorno ai ses santa, indicativamente con il pensiona mento e la cosiddetta sindrome del “ni do vuoi”: i figli vanno via da casa, si smette di lavorare e si eccede con il gioco.

Stato sociale?

Trasversale, abbiamo visto davvero di tutto. Però il reddito più comune è nel la fascia media o medio bassa. Spesso si pensa che a scommettere sia chi ha redditi maggiori, ma tendenzialmente è vero il contrario. Anche se, forse, i ricchi magari sfuggono di più ai nostri radar e si rivolgono direttamente al pri vato.

C’è qualche numero in Trentino?

Noi abbiamo iniziato a occuparti di cu ra e riabilitazione intorno al 2009, in maniera pionieristica: accanto a so stanze illegali e stupefacenti abbiamo iniziato a studiare e approfondire il fe nomeno dell’azzardo. Fino al 2013 ave vamo più di cento persone, che poi si sono ridotte mano a mano fino al 2020, quando con il Covid abbiamo toccato il minimo, intorno alle 50 persone. D’altra parte il gioco fisico era limitato e anche da noi l’accesso era limitato. Ora siamo tornati a crescere ma siamo sotto le 100.

Sono tanti o pochi?

Sono solamente la punta dell’iceberg. Questo numero, sia chiaro, non corri sponde al numero di chi gioca e di chi ha problemi con il gioco.

Quando, tra famiglia e amici, deve scattare il campanello d’allarme? Quando il gioco, i cinque euro su una partita di calcio scherzando con gli amici, diventano un problema?

Come per tutte le dipendenze il proble ma scatta quando il   comportamento compromette vari ambiti della vita. Magari si esce dal lavoro e si passa a scommettere, o si arriva in ritardo in ufficio proprio per passare un attimo nella sala giochi. Giocare diventa un pensiero ricorrente, emergono sinto mi ansiosi, si inizia a mentire in fami glia. Magari piccole bugie, sulla cifra spesa o sulla quantità di giocate in un determinato periodo, che però poi di ventano grandi e costanti.

I giochi online sono spesso promossi e pubblicizzati da personaggi famosi, ci sono gli spot durante le partite con avvenenti soubrette, ci sono i siti uffi ciali con il logo del Ministero. Insom ma, tutto bello, tutto patinato, tutto legale.

Legale, senza dubbio. Ma non per que sto significa che faccia bene. Un discor so simile può essere fatto per alcol e tabacco, che possono essere consuma ti ma non necessariamente sono salu tari. Sull’azzardo c’è una grande re sponsabilità nel veicolare i messaggi corretti. E c’è un aspetto culturale, che è legato alla prevenzione e alle scuole.

I governi, che siano nazionali o loca li, dal gioco d’azzardo ricavano un guadagno. Non è facile dire di no a decine di milioni di euro in entrata. Però non dimentichiamo le spese per la riabilitazione: il nostro servizio è gra tuito, non c’è ticket, ma viene pagato con le tasse di tutti. Il guadagno dello Stato c’è, indubbiamente, ma poi le spese per curare sono maggiori.

Dicevamo della prevenzione: un tema centrale?

Assolutamente fondamentale. Noi facciamo in Trentino 850 ore di attività nelle scuole rispetto a tutte le dipen denze. E poi ci sono i progetti rivolti a tutta la popolazione. Senza dimenticare la collaborazione con Ama e con tante associazioni.

Che progetti e novità avete in cantiere per il futuro?

Vogliamo potenziare gli interventi di prevenzione, magari riproponendo un progetto del recente passato che ave va avuto successo, ovvero il supporto e la formazione agli esercenti di bar o tabacchini che hanno gratta e vinci e slot. Ma non finisce qui.

Prego, ci dica.

La mia idea è di accogliere le persone con dipendenze dal gioco d’azzardo in un luogo differente dal Serd, che è un luogo decisamente stigmatizzante. Forse queste persone si sentirebbero più a loro agio in un ambulatorio diver so. Ci stiamo pensando e lavorando. Poi vogliamo fare interventi più focalizzati, in collaborazione ad esempio con la Casa di Giano. Per le dipendenze da sostanze ci vogliono dai sei mesi fino a un paio d’anni per gli inserimenti in comunità, invece vorremo proporre in terventi più specifici e personalizzati.

Chi vi darà una mano?

Serve confermare con forza la collabo razione col privato sociale. Penso ad Ama, ma anche a tante altre associazio ni.

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