Assistenza / Il nodo

In Trentino sempre meno badanti e colf: non si trovano e torna il "nero"

I dati dell’Osservatorio Inps sui lavoratori domestici mostrano un crollo dei contratti anche in Trentino, dal 2020 ad oggi: sono meno di dieci anni fa. Persi in 3 anni quasi 1.300 lavoratori. Ma il presidente Acli avverte: «Un po’ dipende dalla guerra, che ha fatto tornare a casa molte badanti. Serve un aiuto alle famiglie»

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di Chiara Zomer

TRENTO. Delle due l'una: o all'improvviso i trentini non hanno più bisogno di badanti e colf (o non le trovano) oppure è esploso il lavoro nero. Perché nel 2023 il numero di lavoratori domestici è crollato: sono 5.345 in Provincia. Significa - per dare un'ordine di grandezza - 500 contratti in meno in un solo anno, oltre 1.000 meno del 2021.

Peggio, i lavoratori domestici non sono mai stati così pochi, in Trentino, dal 2014. E anche qui, il dato dell'Osservatorio Inps confligge con l'evidenza dell'aumento dei bisogni, soprattutto rispetto all'assistenza agli anziani.

Le Acli, l'anno scorso, avevano già lanciato l'allarme. Perché i primi segnali in questo senso si erano già visti nel 2022. Ora il trend non solo è confermato, ma è amplificato. Ma cosa si intende per collaboratori domestici? Nell'elenco rientrano le e i badanti (il 49,6% dei collaboratori domestici, per lo più stranieri), che in una società con un'aspettativa di vita sempre più alta diventano parte integrante del sistema di welfare, e le o i colf (50,4%, per lo più italiani). Una delle poche categorie di lavoratori in cui le donne guadagnano più degli uomini.

A livello italiano i collaboratori domestici sono stati nel 2023 833.874, in flessione del -7,6% rispetto al 2022, in cui a sua volta si era assistito ad un calo. E sempre a livello italiano i collaboratori domestici sono per la maggior parte nel Nord ovest italiano (30,7%), a seguire il centro (27,6%), il Nord est (19,9%), il sud (12,2%) e le isole (9,6%).

Ma se questa è la fotografia a livello italiano in Trentino come va? Va che sono sempre meno, e calano con una velocità difficilmente prevedibile: dopo il boom del 2020, con 6.630 lavoratori, con un aumento spinto forse anche dalla messa in regola di più lavoratori possibile così da permettere loro in tempi di lockdown di spostarsi regolarmente, ora sono sempre meno: da allora ad oggi se ne sono persi per strada 1.285 in tre anni.

A mancare soprattutto le fasce d'età più giovani: in tre anni dimezzati i collaboratori tra 25 e 29 anni, e tra 30 e 34 anni, tra 40 e 44 anni, ridotti di un terzo quelli tra 35 e 39 anni e quella tra i 50 e i 54 anni. Ma a dare motivi di riflessione c'è anche il rapporto rispetto a 10 anni fa: nel 2014 badanti e colf in Trentino erano 6.166, ora sono 5.345. È evidente che il fabbisogno, in termini di servizi, non è che aumentato, quindi cosa è accaduto?

Qualche risposta prova a darla il presidente delle Acli Luca Oliver: «Il problema è che non stiamo dando risposte all'esigenza di presa in cura degli anziani». Intanto, osserva, sono diminuite le badanti sul territorio. «È dipeso in grande parte dalla guerra, che ha portato molte a tornare a casa. E questo è un fenomeno che si ripercuote sull'impossibilità delle famiglie di trovare collaboratrici».

Poi certo, è possibile che sia aumentato il numero di famiglie che fanno ricorso al lavoro nero, in un momento di difficoltà economica. E anche per questo le Acli invitano a pensare nuovi rapporti di lavoro, come forme di voucher e soprattutto a forme di sostegno.

Ma il punto è che le famiglie non dovrebbero essere sole a far fronte alla necessità di trovare una rete di protezione per un anziano non più del tutto autosufficiente: «C'è la necessità a priori di pensare ad un sistema che dia risposte - osserva Oliver - le famiglie hanno bisogno di assistenza, non possono essere lasciate sole. Già ora c'è una richiesta di servizi non corrisposta, in futuro potrà andare solo peggio. C'è bisogno di una rete di controllo socio sanitaria, di una progettazione dei servizi sulla persona. Perché dal mondo degli anziani c'è un bisogno di assistenza che ad oggi non è corrisposto»

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