Tempo / L’esperto

Meteo: in Trentino mai così tanta pioggia come in questi otto mesi

Il fisico Zardi (Unitn): «Precipitazioni violente e meno frequenti, segnali poco incoraggianti. Si deve pensare all'atmosfera come a un grande secchio, che più si riempie, più poi scarica a terra. E più è pieno, più scarica con violenza»§

ALLARME Agonia dei ghiacciai: in agosto a 3400 metri mai sotto zero
MARMOLADA Da oltre cinquanta giorni termometro sopra lo zero

di Leonardo Pontalti

TRENTO. Non ha mai piovuto così tanto, in Trentino. Almeno stando ai dati, che vengono raccolti ed analizzati da 103 anni a questa parte, e che parlano di una piovosità media di 954 millimetri, a fronte dei 1.034 che in questi primi otto mesi dell'anno stanno caratterizzando l'andamento delle precipitazioni.

Il precedente record, superato per ora di 0,4 millimetri, era dell'annata 1977. La media delle precipitazioni annue viene calcolata a Trento - grazie alla stazione meteo delle Laste - dal 1921, anno importante per il capoluogo anche per la fondazione del Calcio Trento, la cui storia fino al recente passato (che la stabilità attualità in C sta facendo felicemente dimenticare) è stata peraltro segnata da numerose fasi di piogge sul bagnato. Le altre annate "record", nell'ordine, sono quella del 2014 (1.031 millimetri), 1937 (901,2), 1926 (883,4), 1934 (860,2), 2008 (809,9), 1936 (798,7), 2013 (784,2) e 1986 (782).

Una eterogeneità nella distribuzione temporale lungo più di un secolo che sembrerebbe dare man forte a chi si ostina a sostenere che in fondo problemi non ce ne sono e il clima è una ruota che gira.

Ma a confermare invece la gravità della situazione è la scienza, perché - spiega il professor Dino Zardi, del Dipartimento di ingegneria civile ambientale e meccanica dell'Università di Trento, docente di Fisica dell'atmosfera - «il dato complessivo delle precipitazioni, da solo, non ci dice nulla».

Eppure, professore, c'è chi potrebbe dire che se piove e il problema della siccità (disastroso, solo negli anni scorsi, basti ricordare le pressioni sul Trentino per i rilasci dagli invasi da parte di Veneto e Lombardia) non si pone, gli allarmismi sono eccessivi.

«E fermarsi a questo approccio superficiale sarebbe sbagliato. Perché non bisogna guardare solo a quanto piove, ma anche e soprattutto a quando e come piove».

Altra freccia all'arco dei negazionisti del cambiamento climatico: tutti gridano all'emergenza afa e invece i dati dicono che piove tantissimo.

«E invece sono esattamente due segnali legati alla medesima emergenza. Il caldo anomalo e le piogge abbondanti sono correlate. L'aumento delle temperature porta a un aumento della produzione di vapore acqueo, che poi viene scaricato sotto forma di precipitazioni. Si deve pensare all'atmosfera come a un grande secchio, che più si riempie, più poi scarica a terra. E più è pieno, più scarica con violenza».

E qui arriviamo al "come" piove, di cui diceva.

«Esattamente. Come dicevamo, il dato totale dice poco. Quello che emerge in maniera pesante è la concentrazione delle precipitazioni. Ormai quasi regolarmente, in poche ore cadono a terra quantità d'acqua che in passato cadevano in giorni o addirittura settimane. Con tutte le conseguenze sul terreno e sulle opere dell'uomo che purtroppo abbiamo iniziato a conoscere bene».

Infatti, citofonare ai residenti di Mattarello o Vigolo Vattaro, solo per citare gli ultimi casi. L'estremizzazione dei fenomeni climatici sarà sempre più intensa?

«Purtroppo, per ribadire come i dati totali in sé non contino più di tanto ma altri, invece, sì, l'aumento delle temperature è da decenni costante. E ci vorranno secoli per invertire la tendenza, quando e se si comincerà a lavorare per iniziare a invertirla. Come dicono correttamente le rilevazioni sulla piovosità, c'è eterogeneità lungo l'arco temporale: ha piovuto molto quest'anno, ha piovuto molto dieci anni fa, come cinquanta o ottant'anni fa. La piovosità totale non è siginificativa. Invece l'aumento costante della temperatura è pesantemente significativo».

E arriviamo dunque al "quando" piove.

«Sì, perché piove molto, ma in periodi ristretti di tempo con precipitazioni più violente. Un cambiamento delle condizioni che si vede anche in quota, dove nevica meno e piove di più. Guardare unicamente al dato quantitativo delle precipitazioni è fuorviante, basti pensare a quanto è avvenuto in primavera, quando le precipitazioni, anche nevose, sono state abbondanti. Eppure in quota i ghiacciai stanno vivendo una delle estati più terribili di sempre».

E anche qui a parlare sono i dati: sull'anticima di Cima Libera in val Ridanna, a 3.400 metri, questo agosto è stato il primo mese senza gelate dall'inizio delle misurazione 25 anni fa. Tradotto, neanche di notte,da trenta giorni a questa parte, la temperatura è scesa sotto gli zero gradi.

Una notizia funesta che si aggiunge alle altre arrivate dalla Marmolada, dal Monte Bianco, dal Monte Rosa e da altri ghiacciai dell'arco alpino: temperature ben al di sopra dello zero.Insomma si, ha piovuto molto. Ma continua a farlo sul bagnato, con i sedimenti secolari che si sciolgono e la salute del pianeta, e dunque nostra, che non se la passa affatto bene.

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