Test di ammissione ai corsi universitari: in Trentino cresce l'allarme per il «flop» di Infermieristica
Pallanch (Cisl Fp): cancellare i test di preselezione, affrontare le distorsioni organizzative e introdurre elementi per premiare le competenze. Zanella (Pd): "La carenza di personale sanitario va affrontata in modo sistematico, investendo pensiero, programmazione e molte più risorse"
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TRENTO. Giovedì mattina alle 10.30 è arrivato uno dei momenti più attesi, il test d’ingresso per accedere ai corsi triennali delle professioni sanitarie dell'Università di Trento: i posti in totale per l’anno 2024/25 sono 360, e ieri alle selezioni si sono presentati 385 ragazzi (gli iscritti erano 433).
Ma se per alcuni corsi, per esempio Fisioterapia (25 posti) oppure Igiene dentale (20) si sono presentati in molti, per la laurea in Infermieristica (200 posti) ci sono state solamente 140 domande.
Il dato trentino, che vede solamente un 70% dei posti coperti, è sovrapponibile a quello nazionale, tanto che lo stesso Sindacato delle professioni sanitarie (Coina) ha definito il trend negativo «un chiaro segnale delle problematiche strutturali che affliggono la realtà infermieristica e che vedono condizioni di lavoro poco gratificanti».
Non si sono fatte attendere le reazioni dal mondo politico e sindacale trentino.
"No al lavoro a cottimo. Non basta uno skipass per promuovere l'attrattività di una professione", scrive Giuseppe Pallanch, segretario della Cisl Fp del Trentino, in merito al numero di persone che hanno partecipato al test di ingresso per il corso di laurea in infermieristica.
Il sindacato chiede alla Provincia di attivare un tavolo di confronto sulla questione. "C'è una variabile indipendente dall'aspetto economico che abbiamo affrontato rafforzando i salari rinnovando i contratti e dovrà necessariamente rinforzarsi nei nuovi tabellari 2025-2027 e che consideriamo un punto di partenza. Ma chiediamo ormai da anni di affrontare alcuni temi fondamentali: incertezza nell'organizzazione dei turni, un carico di responsabilità che non viene considerato e stress correlato che non viene considerato", sostiene il segretario, chiedendo di togliere i test preselettivi al corso di laurea in infermieristica e di "rafforzare i salari, valorizzare e premiare le competenze".
Reazione anche da Paolo Zanella (consigliere provinciale del Pd): "Da tempo chiediamo di affrontare la questione della carenza di personale sanitario in modo sistematico, investendo pensiero, programmazione e molte più risorse.
Senza personale la sanità diventerà un privilegio per pochi, sempre più privatizzata e meno accessibile. Non programmando si sta minando il sistema sanitario pubblico e universalistico".
Il consigliere provinciale del partito democratico, in una nota stampa prosegue: "Sulla pianificazione del fabbisogno di personale e conseguentemente della sua formazione si dovevano giocare tutte le carte possibili, in particolare sul personale infermieristico, che rappresenta l'ossatura del sistema sanitario. I dati sono noti: in Italia mancano oltre 60.000 infermieri, in Trentino circa 500 per coprire pensionamenti e aumento dei servizi, tra cui quelli domiciliari e territoriali di cui si continua a parlare, facendo purtroppo i conti senza l'oste".
Zanella chiede un aumento di attrattività, sia attraverso le retribuzioni sia con un maggiore riconoscimento sociale delle professioni sanitarie.