Aggressioni al personale sanitario dei Pronto Soccorso, Zanella: basta, non c’è più tempo da perdere
Il consigliere provinciale Paolo Zanella: “Va ovviamente garantita in primis la sicurezza di chi ci lavora. Serve però anche agire sulle cause di questa violenza, garantendo dotazioni organiche appropriate, investendo in tutela della salute mentale innanzitutto, ed educando la popolazione sull'appropriatezza delle prestazioni”
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TRENTO. “Esprimiamo solidarietà agli operatori sanitari che hanno subito l'ennesima aggressione in ospedale durante lo svolgimento del proprio lavoro. Gli episodi di violenza nei confronti di infermieri, OSS, medici e altri operatori della salute stanno aumentando anche nel nostro territorio. Oltre a condannarli con fermezza, dobbiamo fermarci a riflettere sulle cause”. A scriverlo è il consigliere provinciale del Pd Paolo Zanella.
“Al di là dell'episodio specifico i dati parlano di un disagio psicologico in forte aumento nella popolazione e una quota di aggressioni è correlabile senza dubbio a questo. In generale, però, i sanitari raccontano di come il livello di insofferenza e aggressività dell'utenza sia aumentato negli ultimi anni. Da una parte a causa delle lunghe attese e della carenza di personale che dia risposta ai bisogni di salute, dall'altra anche perché c'è chi va oltre la giusta rivendicazione del proprio diritto alla salute, pretendendo tutto e subito, spesso anche in base a quanto indicato da Dottor Google".
E aggiunge: “Serve quindi agire sulle cause, garantendo dotazioni organiche appropriate, investendo in tutela della salute mentale innanzitutto, ed educando la popolazione sull'appropriatezza delle prestazioni. Va ovviamente garantita in primis la sicurezza del personale, non solo per garantirne l'incolumità, ma anche perché lavorare in condizioni di insicurezza favorisce la fuga dai contesti percepiti come più rischiosi, cosa che con la carenza di personale che c'è nel mondo della sanità non ci si può certo permettere”.
“Si è parlato di un tavolo dedicato al tema: lo si convochi e si affronti il tema nella sua complessità, perché il fenomeno è diffuso e il solo presidio di personale di sicurezza di certo non risolverà la questione”.