Trento / Il caso

Baggia: «Stadio con soli soldi pubblici? Un errore non coinvolgere anche i privati»

L’assessora comunale Monica Baggia, dopo l'annuncio di piazza Dante sui primi 45 milioni di euro per l’area San Vincenzo: «Il Prg indicava che venisse pianificata in modo unitario, un progetto che prevedesse attività sportive e dove venisse mantenuta un’area concerti. La Provincia aveva indicato poi l’intenzione anche di realizzare lì lo stadio»
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di Chiara Zomer

TRENTO. «Lo stadio con i soldi pubblici, non coinvolgendo i privati? Per noi è una novità. Ed è un gran peccato».

L’assessora all’Urbanistica del Comune di Trento Monica Baggia ieri ha letto sulla stampa della scelta della Provincia di mettere sul tavolo i primi 45 milioni di euro per infrastrutturare, con tanto di stadio, l’area San Vincenzo. E al di là della delusione, perché in Comune non erano stati avvisati - di questo a palazzo Thun hanno forse imparato a farci il callo - usa parole che hanno il sapore dell’occasione persa.

«Si stava lavorando con la Provincia ad uno schema diverso».

Con ordine. A che punto siamo sulla San Vincenzo?

«Il Prg indicava che l’area venisse pianificata in modo unitario, avevamo lavorato, assieme alla Provincia, ad un progetto che prevedesse attività sportive e dove venisse mantenuta un’area concerti. La Provincia aveva indicato poi l’intenzione anche di realizzare lì lo stadio».

Non è stata una novità questa.

«No certo. E avevamo anche detto di sì. O meglio, ad una prima ipotesi di uno stadio da 30mila persone, avevamo detto no, perché non riteniamo che sia quello di cui la città ha bisogno. Ma di uno stadio di dimensioni più ridotte, si era detto, nel dialogo con la Provincia, che andava bene. Uno stadio che consentisse comunque anche strutture leggere diverse dal calcio, con anche percorsi ciclopedonali, il mantenimento di un po’ di verde, era compatibile con l’idea che avevamo noi. Anche perché era inserita in una progettazione complessiva, con altre attività sportive. Poi era stata avanzata l’ipotesi del palazzetto in Destra Adige, anche questo era stato messo sul piatto e in quel caso si trattava di un intervento di riqualificazione che ci vedeva d’accordo».

Ieri l’annuncio: la Provincia mette i primi 45 milioni. Perché non vi piace?

«Non dico che non ci piace. Ma se lo spostamento dello stadio non è una novità, per noi, lo è il fatto che venga realizzato con soldi solo pubblici. Finora con la provincia si è sempre pensato un coinvolgimento di capitali privati, anche perché può essere una operazione appetibile. Sembrava ci fosse qualche soggetto interessato. Ora veniamo a sapere dai giornali che si procede diversamente. È un peccato».

Perché?

«Perché pur nella difficoltà, ma progetti di partenariato con i privati sugli impianti sportivi possono funzionare, perché anche per i privati possono essere più appetibili. E se l’ente pubblico ha le idee chiare, sa cosa vuole, il privato immaginando anche investimento redditizi può contribuire ad una rigenerazione, e sto pensando alla destra Adige, anche migliore. Ma soprattutto perché è sulle strutture sportive che è più facile immaginare un percorso appetibile, piuttosto che su altri tipo di opere, penso al sociale o alla sanità».

Difficile un partenariato per una Rsa o un centro anziani.

«Appunto, lì servono risorse pubbliche Ecco perché è un peccato».

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