Lav: meno protezione dei lupi, una scelta ideologica e antiscientifica
L'associazione attacca la decisione della Convenzione di Berna e il governo italiano che esulta: "Ci batteremo contro la traduzione in legge di una scelta fatta solo per tornaconto elettorale. Così non si non risolve la sfide della coesistenza con i predatori ma al contrario si acuirà il contrasto sociale solo per favorire i cacciatori"
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TRENTO - La Lav reagisce duramente alla decisione europea di declassare lo status di protezione del lupo.
La decisione presa ieri da comitato permanente della Convenzione di Berna viene definita dall'associazione animalista "un pericoloso passo indietro, un clamoroso precedente contro la tutela degli animali selvatici e dell’ambiente in tutta Europa".
L'organismo del Consiglio di Europa, sollecitato dalla commissione Ue e dal governo svizzero, ha deciso di riclassificare il lupo da “strettamente protetto” a “protetto” ai sensi: "Una scelta smaccatamente politica che non ha nulla a che vedere con i principi scientifici, tanto che lo stesso Iucn (Unione internazionale per la conservazione della natura) nei giorni scorsi aveva pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui chiedeva di non adottare la proposta di declassamento, perché totalmente antiscientifica, in quanto non tiene debitamente conto dello stato della popolazione europea di lupi e non servirà a migliorare la coesistenza con le comunità rurali", scrive la Lav.
Massimo Vitturi, responsabile animali aelvatici della Lav, precisa: "Questa decisione non tiene quindi in alcun conto la posizione della scienza, a differenza di quanto afferma il ministro Lollobrigida sui suoi canali social, dando invece seguito alle interferenze di quegli stessi politici sempre pronti a incolpare le associazioni di agire per questioni ideologiche, mentre questo caso dimostra che sono gli stessi politici come lui a utilizzare il lupo come tornaconto elettorale, in spregio a ogni considerazione della scienza. E lo stesso ministro dell’Ambiente sa che può da sempre decretare l’uccisione di un lupo ma non hanno mai avuto il coraggio di proporlo, proprio perché sarebbe una scelta non fondata su basi scientifiche".
Sebbene le popolazioni di lupo si siano riprese in alcune parti d'Europa, sei delle nove popolazioni europee, scrive la Lav, "infatti rimangono in uno stato prossimo alla minaccia di estinzione o vulnerabile, nonostante sempre il ministro Lollobrigida affermi che in Italia ci sia una presenza eccessiva di grandi carnivori".
Da qui l'appello a una retromarcia sul declassamento: "È perciò essenziale mantenere elevate misure di protezione, essenziali per garantire che la specie raggiunga e rimanga in uno stato di conservazione favorevole. Se recepito nella legislazione dell'Unione europea, il declassamento dello status di protezione del lupo consentirebbe di avviare una nuova stagione di caccia al lupo, ma l'esperienza e i dati scientifici hanno dimostrato che l'uccisione non è una soluzione efficace per ridurre gli attacchi agli animali allevati, al contrario delle misure preventive implementate con successo da molti allevatori in tutta l'Unione europea.
Il declassamento della protezione non risolverà le sfide della coesistenza e acuirà il contrasto sociale, inoltre la decisione dell'Ue di ridurre le protezioni legali per i lupi costituisce un pericoloso precedente per altre specie particolarmente tutelate, come l'orso e la lince.
Come ben sa il ministro Lollobrigida che esulta per questa decisione, il cammino per un eventuale abbassamento dello stato di protezione del lupo è molto lungo, senza dimenticare che poi il governo italiano dovrà adottare la nuova direttiva europea.
Noi continueremo a batterci per fermare l’attacco alla Direttiva Habitat, prossimo passo orchestrato per poter aprire la caccia ai lupi non cederemo alle mire di politici desiderosi solo di soddisfare la passione sanguinaria di quei cacciatori che non vedono l’ora di poter spianare i loro fucili contro lupi innocenti".