Il magnate austriaco Renè Benko ora è indagato in quattro Paesi
È nel mirino della magistratura in patria, in Germania e in Italia, unica a chiederne anche l'arresto (per ora non eseguito) nell'inchiesta della Procura di Trento. Fra i 77 indagati l'ex assessora di centrodestra a Verona, accusata di aver turbato la gara sui lavori alla stazione Porta Nuova, in accordo con Benko, l'imprenditore trentino Signoretti, il commercialista bolzanino Hager e l'ad di Fs Sistemi Urbani Lebruto
IL CASO Inchiesta su affari e politica: accuse pesanti e reazioni
TRENTO - Con la mega-inchiesta della Procura di Trento si allargano i guai giudiziari per il magnante austriaco Renè Benko, iniziati con il crac miliardario del suo gruppo Signa.
Nel Paese di origine del 47enne sono in corso diversi procedimenti con vari filoni.
L'ultimo riguarda il presunto "utilizzo a scopi personali" di oltre un milione di euro di fondi covid per il suo albergo di lusso Chalet N a Lech am Arlberg, così gli inquirenti austriaci secondo il quotidiano Der Standard. La Procura anti-corruzione di Vienna (Wksta) sta invece facendo luce sul ruolo nel mega-crac del suo impero Signa.
In Germania, invece, si sono attivate già la scorsa primavera le Procure di Berlino e Monaco, tra l'altro per l'insolvenza del famoso e storico centro commerciale KaDeWe. Gli investigatori nel Liechtenstein stanno analizzando la rete di fondazioni del gruppo del tycoon e l'eventuale riciclaggio di denaro.
L'arresto di Benko finora è stato chiesto solo dall'Italia, su iniziativa della Procura di Trento per una serie di operazioni immobiliari nel nord Italia. L'avvocato di Benko, Norbert Wess, ha ribadito in merito la massima collaborazione del suo mandante con tutte le autorità, respingendo comunque le accuse. E il magnate rimane in libertà nel proprio Paese.
Oggi si è appreso anche che tra i 77 indagati risulta anche l'ex assessora all'urbanistica del Comune di Verona, Ilaria Segala, indagata per turbativa d'asta.
Segala faceva parte della giunta di centrodestra del sindaco Federico Sboarina (dal 2021 aderente a Fratelli d'Italia), in carica dal 2017 al 2022.
Secondo l'accusa, in accordo con altri indagati - in particolare il magnate austriaco Renè Benko, l'imprenditore trentino Paolo Signoretti, il commercialista bolzanino Heinz Peter Hager e l'amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani srl Umberto Lebruto - Segala avrebbe turbato il regolare svolgimento della gara per la valorizzazione dello scalo ferroviario di Verona Porta Nuova indetto da Fs Sistemi Urbani il 22 gennaio 2021.
Secondo gli inquirenti - va precisato che si tratta di accuse da dimostrare trattandosi di indagini preliminari - Ilaria Segala, in data 29 dicembre 2020, avrebbe consegnato a Signoretti copia di alcuni documenti non ancora pubblici riferibili alla successiva procedura di gara bandita ufficialmente solo una ventina di giorni dopo.
Dopo la pubblicazione del bando, il 18 febbraio 2021, "Umberto Lebruto, si recava a Milano presso l'ufficio di Signoretti, e gli riferiva i temi chiave da trattare nella manifestazione di interesse da presentare nella prima fase della procedura. Successivamente Ilaria Segala forniva a Signoretti informazioni sull'andamento della procedura e indicazioni sulle altre società partecipanti all'appalto pubblico. Signoretti condivideva le informazioni apprese da Segala e Lebruto con Hager che a sua volta le riferiva a Benko e al gruppo Signa".
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nei mesi successivi Hager e Signoretti, sfruttando le informazioni apprese da Lebruto e Segala "predisponevano un'offerta a nome di Signa Group e Supernova Management spa che superava le varie fasi di gara e, in data 8 ottobre 2021, risultava aggiudicataria dell'opera".