Affari e politica, revocati gli arresti per Santi, rimane l'obbligo di dimora a Riva del Garda
Il giudice delle indagini preliminari revoca la misura restrittiva, ma resta la restrizione, con il divieto di lasciare il comune di Riva: "Ha collaborato durante l'interrogatorio". L'indagata si dichiara "molto soddisfatta", ma sarà interrogata di nuovo più avanti
TRENTO. Una svolta nella vicenda dell’inchiesta: stamattina il giudice per le indagini preliminari Enrico Borrelli, al Tribunale di Trento, ha revocato la misura degli arresti domiciliari alla sindaca di Riva del Garda Cristina Santi, predisponendo invece quella meno gravosa dell’obbligo di dimora all’interno del comune di Riva del Garda.
La decisione anche per l'atteggiamento definito "collaborativo" di Santi, durante l'interrogatorio al quale hanno assistito - nell'aula 4 di Palazzo di Giustizia - anche i pm Davide Ognibeni e Alessandro Clemente.
La sindaca è arrivata in Tribunale accompagnata dai legali Nicola Zilio e Ilaria Torboli. È stata sentita dal giudice dopo l'architetto bolzanino, Fabio Rossa, che invece si è avvalso della facoltà di non rispondere, dopo aver respinto ogni addebito.
"Siamo felici, attendiamo il provvedi amento in fase di redazione e da oggi il nostro sindaco torna anche fisicamente in Comune", ha affermato Torboli all'uscita dall'aula. A quanto riferito dai legali, durante l'interrogatorio sono state fatte "alcune considerazioni" e ci sarà "un nuovo interrogatorio chiarificatore". In merito al provvedimento del gip, Santi si è detta "molto soddisfatta".
Una buona notizia per la sindaca e la sua avvocata, visto che Santi si è sempre proclamata innocente e si è presentata all’interrogatorio di garanzia disposta a testimoniare, dicendosi estranea alla vicenda e alle accuse. Resta indagata per i reati di corruzione e di associazione a delinquere in merito alla variante urbanistica dell'area ex Cattoi.
Prima di lei, primo interrogatorio di garanzia davanti al gip di Trento per l'architetto Fabio Rossa, il quale a sua volta ha negato ogni addebito, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Sono i primi atti, per due dei nove indagati - in totale sono 77 le persone coinvolte - per cui la Procura di Trento ha chiesto gli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta su una presunta organizzazione che sarebbe stata in grado di condizionare appalti in Trentino Alto Adige. Gli altri interrogatori fra domani e lunedì.