Il cardiochirurgo Gino Gerosa: "Se la politica ascoltasse medici e infermieri, la nostra sanità sarebbe migliore"
Due settimane fa ha realizzato l'ultimo primato mondiale: il primo trapianto di cuore battente, con il paziente ormai prossimo alle dimissioni. La straordinaria carriera del luminare trentino coronata da 14 record nazionali e 6 mondiali in campo cardiochirurgico
PADOVA Primo trapianto di cuore al mondo a cuore battente
FUORICLASSE Chi è Gino Gerosa
GEROSA Trapiantato un cuore fermo da 20 minuti
PADOVA. Il professor Gino Gerosa, 67 anni, trentino e direttore del centro Gallucci dell'Azienda Ospedaliera di Padova, si racconta in un'intervista alla Stampa di Torino, ripercorrendo la sua straordinaria carriera coronata da 14 record nazionali e 6 mondiali in campo cardiochirurgico. Due settimane fa ha realizzato l'ultimo primato mondiale: il primo trapianto di cuore battente, con il paziente ormai prossimo alle dimissioni.
"Perché nessuno lo aveva fatto prima? Come diceva Goethe, niente è più difficile da vedere con i propri occhi di quello che si ha sotto il naso", spiega il chirurgo, sottolineando come per operazioni così rivoluzionarie servano esperienza, creatività e quello che lui definisce "coraggio chirurgico".
La sua storia professionale è segnata dal caso: dalla lettera persa dall'Accademia di Sanità Militare che lo ha portato a iscriversi a Medicina, fino all'aula sbagliata nell'ultimo giorno utile per la scelta della specializzazione, dove ha incontrato il professor Casarotto che parlava di cardiochirurgia. La formazione lo ha portato a Londra, dove ha lavorato con Donald Ross e incontrato Christiaan Barnard, pioniere del trapianto di cuore.
Oggi Gerosa guarda al futuro della cardiochirurgia, tra cuori artificiali e xenotrapianti, come risposta alla carenza di organi. "In Italia abbiamo 850 pazienti in lista d'attesa e riusciamo a soddisfarne meno della metà", rivela. Ma soprattutto, difende con forza il sistema sanitario nazionale: "È un patrimonio a cui non dobbiamo rinunciare. Chiunque ha accesso alle cure più sofisticate, indipendentemente dalla sua capacità economica".
E lancia un appello: "Se la politica ascoltasse medici e infermieri, la nostra sanità sarebbe migliore".