Prestazioni sanitarie e rimborsi tagliati: rivolta contro il nuovo tariffario varato dal governo
Torna l'allarme per molte prestazioni importanti, a cominciare dalla diagnostica, erogate dal privato accreditato, che denuncia un pesante taglio dei rimborsi, lanciata una petizione: "Rischio collasso per le strutture, serve una retromarcia"
ALLARME A rischio le prestazioni del privato accreditato
CGIL "In Trentino si punta sempre più sulla sanità privata"
NUMERI Spesa sanitaria dei trentini, la più cara d’Italia
CONSULTA La sanità trentina continua ad andare verso il privato
TRENTO - È di nuovo allarme per l'annunciata revisione del tariffario nazionale col quale, denunciano varie associazioni, il governo Meloni ridurrà una serie rimborsi previsti per le strutture sanitarie accreditate che erogano servizi fondamentali, dalla diagnostica alla fisioterapia.
L’Associazione imprese sanitarie indipendenti ha diffuso una nota pesante: “La drastica riduzione delle tariffe previste dal nuovo nomenclatore tariffario per le prestazioni sanitarie rischia di mettere in ginocchio l’intero sistema della sanità privata accreditata, con conseguenze gravissime sull’accesso alle cure, sull’occupazione e sulle disparità territoriali”.
È stata ieri, 18 dicembre, la presidente del sodalizio, Karin Saccomanno, insieme al direttore generale Giovanni Onesti, a rilanciare l'allarme sottolineando che le riduzioni previste sono in media del 30% ma presentano punte addirittura dell'’80%.
Significherebbe per laboratori di analisi e altre strutture sanitarie trovarsi improvvisamente in condizioni antieconomiche: “Molte strutture accreditate si troveranno a operare in perdita, e ciò mette in pericolo non solo la loro sopravvivenza, ma anche la capacità di garantire prestazioni essenziali a milioni di cittadini.”
Presentata dal ministero della salute come una fondamentale svolta positiva, la novità, che formalmente dovrebbe essere in vigore dal 30 dicembre e avere effetti concreti nel corso del 2025, è invece contestata dagli operatori.
La protesta era partita già la scorsa primavera, poi le consultazioni e il prolungamento dei tempi aveva lasciato tutti in attesa della conclusione di una vicenda che invece sembra destinata a nuovi risvolti sul piano sociale e politico.
È stata lanciata nei giorni scorsi anche una petizione per chiedere una retromarcia dal programma di tagli.
In campo anche l'Uap, l'Unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, che a sua volta lancia l'allarme in nome delle 27 mila strutture che rappresenta.
"Il nuovo tariffario nazionale - si legge nella petizione online - che il governo italiano sta imponendo non è una scelta per migliorare il nostro sistema sanitario, ma un favore alle multinazionali, che con questa mossa si preparano a monopolizzare il settore sanitario e trasformarlo in una gigantesca macchina da soldi. Un sistema dove la tua salute sarà solo un altro dato da aggiungere ai report finanziari degli azionisti.
E tu, paziente, non sarai più una persona, ma un numero utile a incrementare il loro profitto.
Immagina di avere bisogno di cure e di essere trattato come un problema da risolvere velocemente per non rallentare la macchina economica. Immagina di essere in una lunga fila, senza una cura personalizzata, senza una storia condivisa con chi ti sta curando.
Immagina che i medici, invece di dedicarti il tempo di cui hai bisogno, siano costretti a fare i conti con bilanci e contratti, senza poter ascoltare veramente chi si trova di fronte a loro. La fidelizzazione del personale sparisce, e con essa il legame umano che è alla base di una cura sana ed efficace".
Ecco, infine, come prosegue la petizione, con l'illustrazione dello scenario e delle motivazioni alla base della richiesta al governo Meloni di fermarsi.
"La sanità pubblica italiana, basata sul diritto costituzionale alla salute, è a rischio di privatizzazione a causa dell’approvazione del nuovo tariffaIl nuovo tariffario:rio nazionale delle prestazioni incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Questo tariffario, approvato dal Ministero della Salute, presenta gravi criticità che mettono in pericolo l’accesso alle cure gratuite per tutti i cittadini.
Cosa sta accadendo?
Il nuovo tariffario:
• È stato approvato senza un’adeguata analisi dei costi e senza rispettare i criteri stabiliti dalla legge.
• Introduce tariffe peggiorative, che non tengono conto della realtà economica della maggior parte delle strutture sanitarie accreditate, favorendo solo pochi grandi gruppi privati.
• Rischia di provocare un buco di bilancio per gli ospedali pubblici e la cancellazione della specialistica accreditata esterna, costringendo i cittadini a pagare di tasca propria molte prestazioni sanitarie.
Quali saranno le conseguenze?
Se non blocchiamo questo decreto:
* La privatizzazione della sanità italiana diventerà una realtà, simile al modello americano.
• L’accesso alle cure gratuite, un diritto garantito dalla Costituzione, sarà drasticamente ridotto.
• Molti cittadini saranno costretti a rinunciare a cure essenziali a causa dei costi insostenibili.
Questo non solo porterà al fallimento di molte strutture sanitarie italiane, soprattutto nel centro-sud, ma aprirà la strada a operazioni di sciacallaggio da parte di grandi gruppi stranieri, principalmente americani, tedeschi e francesi, che acquisiranno strutture italiane a prezzi stracciati. L’indotto economico della sanità, che rappresenta un’eccellenza del nostro Paese, sarà impoverito ulteriormente, con pesanti ricadute sull’occupazione e sull’accesso alle cure.
Cosa chiediamo?
Chiediamo al Senato della Repubblica di annullare o sospendere immediatamente l’efficacia del nuovo tariffario, per consentire una revisione trasparente e condivisa con tutte le parti interessate.
Questa non è una semplice riforma: è un attacco diretto al diritto alla salute e alla sostenibilità del nostro sistema sanitario. Vi invito a firmare la petizione che trovate nel link in descrizione.
La sanità è un diritto, non un privilegio. Fermiamo insieme questa deriva privatistica e difendiamo le eccellenze italiane", conclude il testo della petizione online su Change.org.